Africa ExPress
12 dicembre 2020
Finalmente, dopo settimane di attesa, oggi è arrivato il primo convoglio carico di aiuti umanitari nel Tigray, dove dal 4 novembre si consuma un sanguinoso conflitto. Da settimane la comunità internazionale sta chiedendo corridoi umanitari per la popolazione duramente provata dalla guerra e dalla fame.
Il convoglio, ha precisato il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), è stato organizzato dal governo di Addis Ababa e dalla Croce Rossa etiopica. Sette camion hanno trasportato soprattutto medicinali e materiale sanitario per poter curare gli oltre 400 feriti e gli altri pazienti ricoverati all’Ayder, il principale ospedale di Makallé, capoluogo del Tigray. Il nosocomio aveva dovuto chiudere diversi reparti, tra questi le sale operatorie e le cure intensive, proprio per la mancanza di materiale sanitario, medicamenti e carburante per i generatori.
Già all’inizio del mese le Nazioni Unite avevano ottenuto dalle autorità federali le autorizzazioni per accessi senza restrizioni, ma a causa dei continui scontri in atto, non era stato possibile portare aiuti alla popolazione e nei campi profughi, che ospitano anche un gran numero di rifugiati eritrei.
E l’Alto Commissario per i rifugiati (UNHCR), Filippo Grandi, è molto preoccupato per i profughi eritrei nel Tigray. In un comunicato ha confermato che per oltre un mese la sua Organizzazione che fa capo all’ONU non ha avuto accesso ai campi nella regione del nord dell’Etiopia. Grandi ha spiegato che le notizie giunte nell’ultimo mese, se confermate, sarebbero a dir poco terrificanti. A quanto pare diversi eritrei sarebbero sati ammazzati, altri feriti e qualcuno addirittura costretto a far ritorno in Patria, da cui erano fuggiti: “Rappresenterebbero una gravissima violazione delle leggi internazionali se dovessimo accertare che queste notizie corrispondano al vero”, ha commentato il capo dell’UNHCR. Grandi ha chiesto all’Etiopia di mantenere i propri impegni nei confronti dei rifugiati.
Molti eritrei sono fuggiti dai campi per poter sopravvivere. E il governo di Addis Ababa ha ammesso di averli riportati indietro. Nel Tigray, da anni, vivono oltre 90mila rifugiati, scappati dal regime di Asmara. Le autorità etiopiche hanno affermato che si sarebbero allontanati senza regolare autorizzazione e che ora avrebbero provveduto a inviare cibo nei campi. Ieri una colonna di pullman con a bordo oltre 400 eritrei si è mossa da Addis Ababa verso il Tigray, precisando che i campi sarebbero sotto controllo delle truppe etiopiche. Affermazioni difficilmente verificabili, in quanto tutte le comunicazioni – telefoniche e internet – non sono ancora state ristabilite. Nessun giornalista indipendente ha accesso alla regione dall’inizio del conflitto.
D’altro canto due ONG hanno raccontato che quattro loro collaboratori sono stati brutalmente ammazzati dai militari delle forze armate etiopiche: tre, uccisi in novembre, erano addetti alla sicurezza della Danish Refugee Council, mentre il quarto era un funzionario di International Rescue Committee.
Le autorità hanno ammesso il fatto e il portavoce delle forze armate del governo etiopico in Tigray, Redwan Hussein, ha raccontato ai reporter che il team non si sarebbe fermato a due posti di blocco. Secondo Redwan guidavano molto velocemente in una zona dove l’accesso era vietato; “Quando non hanno rispettato l’alt nemmeno al terzo check-point, i nostri soldati hanno sparato e li hanno arrestati”, ha precisato il portavoce.
E in mezzo al caos, alla guerra, durante la quale si teme siano morte migliaia di persone e si calcola che 950mila residenti abbiano abbandonato le proprie case, 47mila tra queste persone hanno cercato protezione nel vicino Sudan, si sono persi anche i contatti con Letesenbet Gidey.
La giovane, originaria del Tigray, primatista mondiale dei 5.000 metri avrebbe dovuto partecipare alla mezza maratona che si è disputata a Valencia, Spagna, domenica scorsa, ma impossibile entrare in contatto con lei. La Gidey non è mai arrivata a destinazione, si spera che si sia rifugiata in Sudan. La giovane ha portato solo onore alla sua terra natia, all’Etiopia tutta. A quanto pare questa orribile guerra ha inghiottito persino una stella che fino a poche settimane fa non solo ha illuminato il cielo di tutto il Paese, ma ha portato la propria luce insieme a quella dell’Etiopia nel mondo intero.
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