Filippo Senatore
dicembre 2020
La questione del Nord Africa dovrebbe esser affrontata dall’Europa con una visione di politica estera lungimirante.
Ma sono i limiti di una unità che manca nonostante l’euro e la Banca Centrale Europea. Occorrerebbe istituire un “ministero degli Esteri europeo” permanente che intavoli politiche dirette alla pacificazione del Nord Africa e del Medio Oriente.
Invece le cancellerie dei singoli Paesi procedono come gli pare. Anche perché il sistema della Difesa è affidato ai singoli Paesi dell’Unione europea senza un disegno strategico comune. In Francia invece si fanno le cose in grande con il dittatore egiziano. Lunga e cordiale visita ufficiale a Parigi. Un cerimoniale che ricorda quello di Giscard e Bokassa con bandiere dei rispettivi Paesi e visita al sindaco della città, Anne Hidalgo. Infine ieri il conferimento all’Eliseo della Gran Croce della Legion d’Onore .
Insomma un Emmanuel Macron che chiude gli occhi sui diritti civili calpestati in Egitto nel nome degli affari e del commercio delle armi. Noi conosciamo il caso di Patrick Zaki lo studente egiziano detenuto illegalmente nelle carceri egiziane dal 7 febbraio scorso, ma quanti altri detenuti vengono privati della libertà, torturati e uccisi?
I dati provvisori e non ufficiali parlano di 60 mila prigionieri politici su una popolazione carceraria di 140 mila unità con carceri sovraffollati, tra il 160% e il 300% in più della loro capacità (13 i detenuti morti a giugno per mancanza di cure mediche.
A sette anni dal colpo di Stato militare del Generale Al Sisi che ha deposto il presidente democraticamente eletto Mohammed Morsi il regime celebra il 30 giugno come una “rivoluzione” che precipita nella repressione feroce. Il presidente Macron ha reso omaggio al dittatore egiziano abbassando quasi a zero le luci della ribalta. La cerimonia della vergognosa premiazione all’Eliseo viene immortalata solo dalle telecamere egiziane. Quelle francesi sono spente ma l’etere ha il vantaggio della ritrasmissione rilanciate da una tv francese e la foglia di fico cade clamorosamente.
Il conduttore Yann Barthes de Il Quotidien (in onda su Tmc) ha ironizzato: «Oggi, per la prima volta, siamo dovuti andare sul sito di un regime autoritario per sapere che cosa succedeva all’Eliseo». Macron ha fatto una figuraccia e ne dovrà rendere conto ai francesi, all’Europa e al nostro Paese ferito dal delitto Regeni.
Al Sisi sta portando avanti la più grande repressione contro il dissenso nel Paese, incarcerando migliaia di islamisti insieme ad attivisti pro-democrazia, cancellando le libertà conquistate nella rivolta della Primavera araba del 2011, mettendo a tacere le voci critiche e imponendo regole severe sui gruppi per i diritti umani”, scrive l’Afp.
Il governo Conte non può ignorarlo, né pensare di civettare come Macron in nome del realismo politico. Non dimentichiamo la storia della prima metà del secolo scorso. I Paesi democratici Stati Uniti, Inghilterra e Francia non risparmiarono corteggiamenti all’Italia fascista e alla Germania nazista.
La conferenza di Monaco del 1938 riassunse una diplomazia cinica e fallimentare che portò alla Guerra Mondiale. La stessa di Macron che non brilla più del suo predecessore Nicolas Sarkozy che con i bombardamenti “umanitari” ha destabilizzato la Libia cosa dirà ai partner europei? Che la democrazia va bene solo in Occidente e che i dittatori compiacenti nel Nord Africa possono essere una “risorsa” per il sistema finanziario francese e degli altri Paesi della Unione Europea?
I militari egiziani si sono impadroniti del sistema economico del Paese. La povertà ha colpito la classe lavoratrice che è stata privata delle elementari tutele sindacali. Il riarmo dell’Egitto in funzione antagonista nei confronti della Turchia che rincorre il sogno del ritorno all’Impero Ottomano non può essere un alibi della Francia.
Questo Paese deve decidersi. Non può continuare il suo neocolonialismo a discapito di una Europa che vorrebbe guardare ad altre prospettive di affievolimento di sovranità a vantaggio di un federalismo comunitario che tarda ad arrivare. La telefonata recente del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al presidente egiziano al Sisi ha riaperto le relazioni bilaterali tra i due Paesi, in particolare in ambito militare, economico, energetico e di sicurezza. Al Sisi e Conte “hanno condiviso, inoltre, le loro opinioni in merito a una serie di temi regionali di interesse strategico, tra cui gli sviluppi nel Mediterraneo orientale e la crisi in Libia”.
L’assassinio di Giulio Regeni nel 2015 è rimasto sullo sfondo a causa dell’impunità degli assassini appartenenti ai servizi segreti egiziani autori delle torture al giovane studioso italiano. Il portavoce egiziano afferma che “le parti hanno discusso degli sviluppi della cooperazione congiunta inerente alle indagini sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, scomparso e rinvenuto barbaramente ucciso nel febbraio del 2016 al Cairo”. Di fronte al lassismo italiano Emmanuel Macron si è allargato.
Se l’Italia fosse stata più ferma e decisa in politica estera forse l’Eliseo avrebbe eliminato il vecchio cerimoniale del Secondo impero.
Filippo Senatore
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