Africa ExPress
29 novembre 2020
E’ stata una mattanza oltre ogni previsione. L’attacco perpetrato da uomini armati in sella alle loro motociclette ieri non ha lasciato sul terreno non 43 contadini, bensì 110. Altre settanta persone sono state ritrovate qualche ora dopo, ora tutti allineati nelle bare, uno accanto all’altro, per la sepoltura.
Uomini e donne, intenti nel raccolto del riso, sono stati brutalmente sgozzati, presumibilmente da miliziani appartenenti al gruppo terrorista Boko Haram. Molti altri sono stati feriti e diverse donne mancano all’appello, sequestrate dai sanguinari assassini.
Edward Kallon, coordinatore per gli Affari umanitari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella ex colonia britannica, ha confermato la macabra esecuzione: “Si tratta del peggiore attacco perpetrato nei confronti di innocenti civili quest’anno”, ha aggiunto Kallon.
Finora nessun gruppo ha rivendicato il massacro. Ma la matrice parla da sé, tutti puntano il dito su Boko Haram o ISWAP (acronomio per Islamic State West Africa Province), una fazione di militanti fanatici nigeriani fedeli allo Stato islamico, che specie negli ultimi mesi hanno iniziato a colpire agricoltori, pescatori e allevatori/pastori, perché accusati di passare informazioni sul loro conto alle autorità militari, polizia locale e gruppi di vigilantes.
Durante la campagna elettorale per il suo primo mandato Muhammadu Buhari, presidente del colosso dell’Africa dal 2015, aveva promesso che avrebbe fatto piazza pulita dei sanguinari terroristi e appena insediato aveva promesso: “Saranno annientati entro il 31 dicembre 2020”.
Nel frattempo il presidente ed ex golpista del 1983 è stato rieletto per un secondo mandato nel 2019, eppure i miliziani di Boko Haram continuano imperterriti a terrorizzare la popolazione.
Dal 2009 a oggi a causa dei continui attacchi dei jihadisti sono morte decine di migliaia di persone, poco meno di 3 milioni sono fuggite dalle proprie case, tra questi anche camerunensi, nigerini e ciadiani, Paesi dove i famigerati assassini sono attivi, oltre che in Nigeria.
Dopo l’uccisione di 90 soldati ciadiani, durante un’offensiva dei terroristi nigeriani, N’Djamena ha lanciato un’operazione senza pari contro Boko Haram.
In tale occasione, secondo il portavoce militare, Azem Bermendoa Agouna sarebbero stati uccisi un migliaio di miliziani, oltre che 52 soldati ciadiani. Gli scontri sono avvenuti soprattutto nella zona del Lago Ciad, il cui bacino è situato nella parte centro-settentrionale dell’Africa, ai confini di Nigeria, Niger, Ciad e Camerun.
Allora il presidente del Ciad, Idriss Déby, si era lamentato della poca collaborazione degli altri governi degli Stati confinanti. Eppure i 4 Paesi (Nigeria, Niger, Ciad e Camerun) maggiormente attaccati dal gruppo armato, nel 2015 avevano formato una task force congiunta (la Forza Multinazionale Mista FMM).
Dopo la mattanza di sabato, la popolazione nigeriana è terrorizzata: vuole maggiore tutele compresa una presenza più incisiva delle forze di sicurezza e dell’ordine. Ma in un Paese dove la corruzione è diffusissima tutto risulta molto complicato. Molte delle risorse destinate a combattere l’insurrezione degli assassini sono sparite nelle tasche di qualche potente e così polizia ed esercito restano impoveriti. Ieri il governatore del Borno State ha sottolineato: “Se la gente resta a casa, rischia di morire di fame e se va a lavorare nei campi, mette ugualmente in pericolo la propria vita, rischia di essere ammazzata dai jihadisti”. Parole giuste e vere ma è difficile che con tutta probabilità si dissolveranno nel vento. I terroristi sono un cancro, ma anche la corruzione lo è.
Bulama Bukarti, analista del Tony Blair Institute for Global Change, sostiene che il fatto di non essere stato in grado di bloccare il terrorismo, non solo è costato la vita a decine di migliaia di cittadini, ma ha anche contribuito a devastare l’economia del Paese. E ha sottolineato che il 2020 è stato il peggiore anno per l’esercito nigeriano dal 2009, inizio dell’insurrezione dei Boko Haram: da gennaio a oggi hanno perso la vita 800 soldati.
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