Antonio Mazzeo
26 novembre 2020
Saranno i grandi gruppi industriali-militari israeliani a fornire i sistemi di sicurezza e d’intelligence per la “difesa” delle installazioni militari della missione delle Nazioni Unite di stabilizzazione politica del Mali.
Secondo un rapporto pubblicato dal sito specializzato Africa Intelligence, IAI – Israel Aerospace Industries, attraverso la controllata Advanced Technology Systems con sede in Belgio, ha firmato un contratto con l’ONU per assicurare la protezione esterna delle numerose basi utilizzate dalle forze di polizia e dai reparti militari assegnati alla missione internazionale MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali). La durata prevista del contratto è di cinque anni.
IAI è il principale gruppo industriale aerospaziale e missilistico israeliano. Con più di 15.000 dipendenti e un fatturato annuo superiore ai 3.300 milioni di dollari, IAI ha il suo quartier generale nella città di Lod, a una quindicina di km. a sud-est di Tel Aviv. Specie nell’ultima decade le Israel Aerospace Industries hanno consolidato partnership strategiche con il colosso aerospaziale europeo Airbus e con le statunitensi Boeing, Lockheed Martin, General Dynamics e Raytheon.
Tra le componenti belliche prodotte compaiono soprattutto i recentissimi sistemi di difesa aerea “Iron Dome” e i sistemi anti-missile a corto e medio raggio “David’s Sling”, “Arrow-2” e “Arrow-3”, ma soprattutto i velivoli aerei a pilotaggio remoto “Heron”, in grado di sorvolare i teatri operativi per lunghi periodi di tempo ad altitudini medie.
Con funzioni di sorveglianza, monitoraggio, rilevamento e assistenza alle operazioni di combattimento, gli “Heron” sono stati utilizzati dalle forze armate israeliane nelle operazioni d’attacco a Gaza, Libiano e Siria. Alcuni velivoli sono stati acquistati anche dalle forze aeree di Australia, Canada, Francia, India, Germania e Turchia; le agenzie europee Frontex ed EMSA cui è affidato il controllo e la “sicurezza” della frontiere esterne UE, si sono affidate ai droni di IAI per le operazioni di “contenimento” dei flussi migratori nel Mediterraneo.
Gli “Heron” israeliani sono pure ben conosciuti in Mali: dall’1 novembre 2016 sono utilizzati infatti dall’esercito tedesco per il supporto aereo alla missione MINUSMA. Sino ad oggi questi droni hanno svolto nel martoriato paese africano più di 1.200 interventi con oltre 11.500 ore di volo. Qualche mese fa le forze armate della Germania hanno rinnovato sino al giugno 2021 (con un’opzione per un altro anno ancora) il contratto di servizio per i sistemi a pilotaggio remoto; il contractor è Airbus Defence and Space, rappresentante in Europa del gruppo IAI.
Sempre secondo Africa Intelligence, il contratto per la protezione delle installazioni militari in Mali è stato preceduto nel mese di giugno da un accordo delle Nazioni Unite con altre due importanti aziende militari israeliane, Elbit Systems e MER Group, per la fornitura di sofisticati sistemi di individuazione ed identificazione delle “minacce”, video-camere, apparecchiature di telerilevamento e droni, più relativi servizi di manutenzione e formazione del personale MINUSMA.
Elbit Systems, interamente in mano alla finanza privata, è una delle maggiori aziende internazionali produttrici di centri di telecomunicazione, sistemi di comando e controllo, tecnologie di sorveglianza e per le guerre elettroniche e cyber. Uno dei “gioielli” di morte più noto è il drone-spia e killer “Hermes”, utilizzato dall’esercito israeliano durante il conflitto in Libano nel 2006 e contro obiettivi civili palestinesi a Gaza e Cisgiordania tra il 2008 e il 2014. MER Group è invece un’affermata azienda produttrice di sistemi d’intelligence con sede a Holon e filiali e uffici di rappresentanza in mezzo mondo (ben quindici nel continente africano).
La missione MINUSMA ha preso il via a seguito della Risoluzione n. 2100 del 25 aprile 2013 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per sostenere il processo politico di transizione e aiutare la stabilizzazione del Mali. Con la successiva Risoluzione n. 2164 del 25 giugno 2014, le Nazioni Unite hanno ampliato i compiti della missione internazionale alla ricostruzione e stabilizzazione della sicurezza e alla protezione dei civili; al sostegno del dialogo politico e della riconciliazione nazionale; all’assistenza al ristabilimento dell’autorità statale e alla “promozione e protezione dei diritti umani nel paese”.
Alla forza MINUSMA contribuiscono con proprie unità militari e di polizia 57 Paesi, schierati nelle principali città del Mali tra cui Kidal, Gao, Timbuctu, Mopti e la capitale Bamako. Alla data del 20 ottobre 2020 erano schierati nel paese africano 1.421 civili, 25 “esperti”, 1.695 poliziotti, 443 ufficiali, 12.956 membri di forze armate e 176 “volontari UN”, più 7 velivoli aerei (con e sena pilota) e 24 elicotteri. I paesi che più stanno contribuendo a MINUSMA in termini di personale sono il Bangladesh 1.601; la Guinea (1.512); il Ciad (1.456); il Burkina Faso: (1.255); l’ Egitto (1.208); il Togo (1.206); il Senegal (999); il Niger (867); la Costa d’Avorio (816); la Germania (429). L’Italia, invece, assegna annualmente alla missione internazionale sette ufficiali dell’Esercito, impiegati quale personale di staff nel Quartier Generale militare a Bamako.
Antonio Mazzeo
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