Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
18 novembre 2020
Altro giro di vite sulla libertà di stampa in Zimbabwe. L’ultima vittima è il giornalista Hopewell Chin’ono incarcerato addirittura nella Chikurubi Prison, un carcere maschile di massima sicurezza.
Chin’ono, 49 anni, zimbabwiano, è un famoso giornalista radio-televisivo e della carta stampata. Pluripremiato, è regista autore di documentari e ha lavorato anche per il New York Times e per la BBC. La CNN lo ha eletto “Giornalista africano dell’anno”. Nel 2020, Hopewell ha attaccato il ministero della Salute su presunte frodi negli appalti di Covid-19 per 60 milioni di USD di medicinali. Il ministro della Salute, Obadiah Moyo, è stato arrestato e licenziato direttamente dal capo dello Stato, Emmerson Mnangagwa.
Neanche l’udienza del 18 novembre è servita a scarcerarlo. “Ad Harare, giornalista freelance @daddyhope rimarrà in prigione – comunica su Twitter gruppo di Avvocati dello Zimbabwe per i diritti umani (ZLHR) -. Venerdì (20 novembre, ndr) conoscerà l’esito del suo appello su cauzione. La decisione dopo che il giudice, Tawanda Chitapi, avrà ascoltato le argomentazioni dei suoi avvocati e di quelli che rappresentano lo Stato”. Il giornalista era stato arrestato anche a luglio, e poi rilasciato, per aver denunciano la corruzione dello Zimbabwe attraverso i social.
Anche Amnesty International denuncia il trattamento “speciale” riservato a Hopewell Chin’ono. Lo fa attraverso Muleya Mwananyanda, vicedirettore per l’Africa meridionale. “La sua continua detenzione preventiva è una violazione dei suoi diritti umani. Non avrebbe mai dovuto passare una sola notte nella prigione di massima sicurezza di Chikurubi, poiché è detenuto esclusivamente per il suo lavoro giornalistico”. E accusa il governo di utilizzare questa tattica fermare le voci critiche attraverso l’uso improprio del sistema di giustizia penale.
L’ong per i diritti umani accusa le autorità prendere di mira Hopewell per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. “Deve essere rilasciato immediatamente e incondizionatamente e tutte le accuse contro di lui dovrebbero essere ritirate” – afferma Mwananyanda.
Hopewell Chin’ono è stato arrestato il 3 novembre con l’accusa di aver ostacolato il corso della giustizia. Secondo le autorità, Chin’ono attraverso fonti anonime ha avuto accesso a documenti dell’Autorità Nazionale del Procuratore (NPA). Ha quindi avuto accesso a documenti riservati dei pubblici ministeri, che il 25 ottobre, avrebbe pubblicato sui social media.
Queste informazione riguardavano Henrietta Rushwaya, zimbabwiana che arrestata all’aeroporto internazionale di Harare mentre cercava di contrabbandare oro. Alla donna sarebbe stata concessa la libertà su cauzione senza alcuna opposizione da parte dei funzionari dell’NPA. Ciò che le autorità, fino ad ora, non hanno concesso a Chin’ono.
A suo favore, su Twitter, dopo la campagna #JournalismIsNotACrime (il giornalismo non è un crimine) è partita la campagna #FreeHope. Quella che, oltre a chiedere la sua liberazione ha come significato “liberare la speranza”. Eppure, una delle prime promesse fatte al popolo zimbabwiano da Emmerson Mnangagwa appena insediato alla presidenza era stata la lotta alla corruzione. E aveva iniziato bene con l’arresto di due ex ministri del presidente-dittatore Robert Mugabe.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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