15 novembre 2020
Il conflitto interno etiopico si inasprisce di ora in ora e rischia davvero di destabilizzare il Corno d’Africa.
Pochi giorni fa, il presidente del Tigray, Debretsion Gebremichael, aveva accusato l’Eritrea di aver inviato militari oltre confine, di aver attaccato con armi pesanti Humera, in prossimità della frontiera. La risposta del Tigray People’s Liberation Front (TPLF) è arrivata ieri, i loro missili hanno raggiunto Asmara, la capitale del Paese rivierasco. La presenza eritrea è stata negata dal regime, ma confermata da diverse fonti attendibili.
I missili del TPLF non hanno raggiunto l’aeroporto, come è stato annunciato in un primo momento. Le esplosioni sentite in tutta la capitale sono state ben tre. Un missile ha quasi colpito il ministero dell’Informazione. Tutta l’area davanti l’edificio è stata transennata e manca ancora la corrente elettrica nell’area. Alcune fonti hanno rivelato che ora ci sarebbe un movimento di truppe del regime di Asmara verso il sud, al confine con il Tigray e ufficiali in congedo sarebbero stati richiamati.
La notizia dell’aggressione in Eritrea è stata confermata da Agence France Presse (AFP) e da fonti diplomatiche con base a Addis Ababa, la capitale dell’Etiopia. Il presidente del Tigray ha ammesso l’azione questa mattina: “Le forze etiopiche utilizzano anche l’aeroporto di Asmara”. Evidentemente è certo che gli aerei di Aby Ahmed, primo ministro etiopico, partono anche da lì per bombardare obiettivi del Tigray.
L’attacco di TPLF in Eritrea è stato condannato dagli Stati Uniti. In un suo tweet, Tibor Nagy, responsabile per l’Africa del Dipartimento di Stato USA, ritiene l’aggressione ingiustificabile e chiede protezione per i civili, distensione delle tensioni e ripristino della pace.
Già all’inizio del conflitto, la Somalia aveva dichiarato la sua solidarietà al primo ministro etiope. Oggi sono stati arrestati oltre 200 militari tigrini che prestavano servizio con missione dell’Unione Africana in Somalia AMISOM.
La notte scorsa sono morte almeno 34 civili che viaggiavano su un bus nella regione di Benishangul-Gumuz. Il pullman è stato attaccato durante la notte da un gruppo di uomini armati. Ethiopian Human Rights Commission (EHRC) ha fatto sapere che il numero dei morti potrebbe crescere. Ma non è certo che l’attacco sia da mettere in relazione con l’escalation militare nel nord.
Intanto la gente continua a fuggire e cercare protezione nel vicino Sudan. Si stima che oltre 25mila persone abbiano già attraversato la frontiera. Jan Hansmann, vice direttore di UNHCR nell’ex protettorato anglo-egiziano ha specificato: “Innanzi tutto dobbiamo portarli in un luogo sicuro, lontano dal confine, assicurare loro un riparo, cibo, acqua potabile”. Ha anche garantito che l’organizzazione si sta mobilitando per aprire un nuovo campo in grado di accogliere tutti i profughi, il cui numero è in continuo aumento. E Abdallah Souleiman, commissario sudanese per i rifugiati, ha chiesto immediati aiuti alla comunità internazionale: con l’intensificarsi del conflitto potrebbero arrivare oltre 200.000 persone.
I racconti della gente in fuga sono agghiaccianti. Hanno detto di aver visto decine e decine di corpi senza vita nelle strade, mentre cercavano di fuggire notte tempo, dopo essere stati attaccati nel Tigray da truppe del vicino Amhara State, leali al primo ministro etiope. Secondo i testimoni, avrebbero ammazzato chiunque fosse tigrino. “Hanno rubato dalle nostre case i nostri soldi, il nostro bestiame, il raccolto. “Siamo fuggiti con i soli vestiti che avevamo addosso” , ha confermato la 52enne Barhat, fuggita da Moya Khadra. E anche oggi, in un filmato dell’emittente al Jazeera, i fuggitivi hanno descritto i massacri che si stanno verificando nel Tigray. “Abbiamo visto persone ammazzate con coltelli, machete, asce e fucili”.
In Etiopia i tigrini hanno dominato la scena politica e militare per quasi trent’anni in Etiopia, ma con l’arrivo di Abiy e con il nuovo esecutivo tale collaborazione si è praticamente interrotta. Si sono sentiti offesi, perchè presi di mira e accusati di corruzione e sostengono che il primo ministro occupi la poltrona illegalmente, in quanto il suo mandato è scaduto e le elezioni sono state rinviate a causa della pandemia.
I dissensi tra Addis Ababa e Makallé si sono intensificati a settembre, quando il Tigray ha indetto elezioni regionali contro il parere del governo centrale.
Addis Ababa ha lanciato un’offensiva nella regione ribelle il 4 novembre scorso in seguito a un attacco effettuato da TPLF a una base di Makallé. Aggressione negata dai tigrini. Dall’ inizio del conflitto sarebbero già morte centinaia di persone da entrambe le parti. Impossibile verificare o confermare, visto che le comunicazioni sono ancora poste sotto sigillo.
Africa ExPress
@africexp
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