8 novembre 2020
Ultimi aggiornamenti: Il presidente del Tigray, Debretsion Gebremichael, ha detto poche ore fa che sarebbe meglio deporre le armi e iniziare a dialogare con Addis Ababa. Nel frattempo continueremo a difendere la nostra regione.
Intanto Aby ha annunciato nella giornata odierna che tutti leader del settore sicurezza saranno sostituiti: il capo della polizia federale, dell’intelligence e delle forze armate nazionali.
L’esercito etiopico afferma di aver preso il controllo delle aree di Dansha, Medali, Bakr e Logoudi, l’aeroporto di Humara, la strada di Metema che porta verso il Sudan.
Durante una sessione straordinaria che si è tenuta sabato, la Camera alta della Federazione (una delle due Camere del Parlamento) ha approvato il dissolvimento del governo regionale del Tigray e ha dichiarato illegale l’attuale amministrazione. Sarà istituita un’amministrazione ad interim per far rispettare lo Stato di diritto, che approvi il budget della regione e che faciliti il processo elettorale.
Abiy Ahmed, primo ministro etiope, al potere dall’aprile 2018 e insignito del Premio Nobel per la Pace l’anno seguente, ha ammesso che venerdì sono state sganciate delle bombe sopra Makallé, capoluogo del Tigray, e ha annunciato che i jet da combattimento interverranno nuovamente.
Tigray People’s Liberation Front (TPLF) ha detto di essere pronto a abbattere qualsiasi aereo o elicottero e ha precisato che i bombardamenti non avrebbero fatto vittime, contraddicendo così la versione data da alcune fonti diplomatiche.
Addis Ababa ha lanciato un’offensiva nella regione ribelle in seguito a un attacco effettuato da TPLF a una base di Makallé, sede delle truppe fedeli al partito al potere nell’area. Abiy ha precisato che l’aggressione condotta dalla regione ribelle avrebbe causato morti e danni alle strutture. Inoltre gli assalitori avrebbero tentato di rubare mezzi e altri beni militari delle forze federali.
Abiy ha giustificato l’ intervento nel Tigray su Twitter: ” E’ necessario salvaguardare la Costituzione, tutelare le riforme e a democratizzazione dell’Etiopia e mettere un punto finale all’impunità della quale godono i dirigenti di TPLF”.
Intanto si continua a combattere. Secondo un rapporto di International Crisis Group, il TPLF disporrebbe di più o meno 250 mila uomini tra forze paramilitari e milizie locali. E il governo tigrino in una nota sulla sua pagina facebook ha sottolineato: “Ora i nostri uomini dispongono di armi moderne e ci permettono di raggiungere il luogo degli infedeli”.
Un operatore umanitario ha riferito a Reuters questa mattina che almeno 6 combattenti sono morti e una sessantina sono stati feriti durante alcuni scontri in nell’area di confine tra il Tigray e l’Amhara.
Secondo quanto riportato dal TPLF, parecchi tigrini – agenti di polizia a militari – che lavoravano per il governo federale nella regione, sono stati licenziati, altri anche messi agli arresti domiciliari.
In Etiopia i tigrini hanno dominato la scena politica e militare per quasi trent’anni in Etiopia, ma con l’arrivo di Abiy e con il nuovo esecutivo tale collaborazione si è praticamente interrotta. Si sono sentiti offesi, perchè presi di mira e accusati di corruzione e sostengono che il primo ministro occupi la poltrona illegalmente, in quanto il suo mandato è scaduto e le elezioni sono state rinviate a causa della pandemia.
I dissensi tra Addis Ababa e Makallé si sono intensificati a settembre, quando il Tigray ha indetto elezioni regionali contro il parere del governo centrale. Debrestion Gebremichael, presidente della regione, è convinto che l’offensica lanciata da Abiy non è altro che una spedizione punitiva contro la tornata elettorale.
Intanto cresce la preoccupazione dell’ONU, che in una nota ha fatto sapere che con l’intensificarsi del conflitto 9 milioni di persone rischiano di essere costrette a sfollare, giacché con la dichiarazione dello stato di emergenza proclamato da Addis Ababa, è stato bloccato l’arrivo di generi alimentari e di altri aiuti di prima necessità.
In base al rapporto di OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari), nel Tigray 600 mila persone dipendono esclusivamente dagli aiuti alimentari per poter sopravvivere e un milione riceve altre forme di supporto. E non dimentichiamo che la situazione umanitaria è già molto grave in gran parte della regione, fortemente colpita dall’invasione di sciami di locuste, che hanno danneggiato gran parte dei raccolti.
Poco più di un’ora fa il quotidiano Addis Standard ha scritto che il presidente di Amhara, Temesgen Tiruneh, ha rassegnato le sue dimissioni. L’assemblea regionale ha accettato il suo licenziamento volontario e ha subito nominato il suo successore, Agegnehu Teshager, che ha già prestato giuramento.
La stabilità dell’Etiopia è importante per tutto il Corno d’Africa e il Sudan ha già chiuso le suo frontiere con il Paese e anche IGAD (The Intergovernmental Authority on Development) , ha espresso grande preoccupazione per l’attuale situazione, lanciando un appello alla mediazione e chiedendo alle due parti coinvolte nel conflitto di risolvere le loro divergenze con il dialogo e la riconciliazione.
Africa ExPress
@africexp
Africa ExPress continua a monitorare attentamente le situazione in Etiopia. Aggiorneremo in continuazione.
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