Africa ExPress
2 novembre 2020
Tundu Lissu, candidato di Chadema, il maggiore partito all’opposizione, alle presidenziali che si sono svolte pochi giorni fa in Tanzania, è stato fermato dalla polizia a Dar es Salaam mentre usciva dagli uffici dell’Unione Europea. Interrogato in caserma è stato rilasciato dopo un paio d’ore.
Stessa sorte è toccata ore prima a Freeman Mbowe, presidente di Chadema, insieme all’ex deputato Godbless Lema, a Boniface Jacob, ex sindaco di Ubungo, a Isaya Mwita, ex sindaco di Dar es Salaam, e un loro supporter. Lazaro Mambosasa, capo della polizia della capitale economica ha precisato che nella mattina sono state arrestate altre tre persone.
“Li abbiamo arrestati mentre erano in riunione per organizzare una protesta per la quale avevamo già negato l’autorizzazione e siamo alla ricerca di altre persone coinvolte”, ha detto il capo della polizia.
Gli arresti e l’imponente presenza delle forze dell’ordine nel centro commerciale di Dar es Salaam, hanno scoraggiato i cittadini di partecipare a una marcia di protesta verso gli uffici delle Commissione elettorale.
Partiti dell’opposizione (Chadema e ACT-Wazalendo ) avevano chiesto le autorizzazioni per poter dimostrare pacificamente e democraticamente contro la rielezione di Magufuli, ma ovviamente i permessi non sono mai arrivati, anzi, le marce di protesta sono state vietate categoricamente.
Lissu e il suo partito avevano fortemente contestato il risultato elettorale di “Bulldozer”, come è stato soprannominato John Magufuli, il presidente uscente che ha vinto con l’84 per cento delle preferenze, contro il 58 delle elezioni nel 2015. Ora – secondo i risultati contestati – 12,9 milioni di cittadini hanno dato il loro voto al presidente uscente.
Mbowe, appena pubblicati i risultati, aveva chiesto nuove elezioni per gravi irregolarità elettorali. E Lissu aveva sottolineato: ” E’ una frode elettorale di una portata senza precedenti, il cambiamento democratico in Tanzania è impossibile”.
La Costituzione non prevede la possibilità di appellarsi contro l’esito elettorale: non è possibile quindi rivolgersi alla Corte suprema per impugnare il risultato.
Lissu era tornato nel Paese pochi mesi fa. Nel 2017 era fuggito dopo un tentato assassinio che l’aveva ridotto in fin di vita con una decina di pallottole nel corpo. I diritti umani e lo sviluppo della popolazione sono stati alla base della sua campagna elettorale.
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