Cornelia I. Toelgyes
27 ottobre 2020
Una nuova raccolta di fondi in Olanda mette nei guai il regime di Asmara. Da mesi l’ambasciata della ex colonia italiana accreditata all’Aja, bussa alle porte dei residenti eritrei nei Paesi Bassi, costringendoli a donazioni “volontarie” di almeno cento euro per la lotta contro il coronavirus.
Ora Stef Blok, ministro degli esteri olandese, ha chiesto spiegazioni alla dittatura. Il ministro ha sottolineato che è davvero preoccupante che i diplomatici eritrei chiedano nuovamente denaro ai loro concittadini residenti in Olanda. E infine ha aggiunto: “Non escludo eventuali provvedimenti contro queste azioni.
Già nel 2018, Halbe Zijlstra, l’allora ministro degli Esteri, aveva dichiarato il rappresentante diplomatico all’Aja, il chargé d’affaire di Asmara, Tekeste Ghebremedhin Zemuy, come persona non grata, in quanto il regime insisteva a pretendere denaro dai membri della diaspora eritrea nei Paesi Bassi. Blok ha invitato i destinatari delle incresciose richieste di inviare una segnalazione al Pubblico ministero, affinchè questi possa aprire un fascicolo.
Secondo una lista che è stata inviata a ARGOS, emittente radio olandese, il regime avrebbe già raccolto più o meno 155mila euro, provenienti in parte da supporter e organizzazioni simpatizzanti della dittatura eritrea, ma ci sono anche i nomi di persone fuggite dall’oppressione del governo di Isaias Afeworki. Infatti tra i destinatari ci sono molti profughi già in possesso di regolari documenti e altri ancora in attesa nei centri per rifugiati. Alcuni hanno confermato di aver ricevuto addirittura minacce: nel caso non avessero pagato, le famiglie rimaste in Eritrea non avrebbero più potuto godere dei buoni alimentari.
I guai di Isaias non finiscono in Olanda. L’Organizzazione Reporter sans Frontières (RSF) ha depositato una denuncia per crimini contro l’umanità presso la Procura svedese per crimini internazionali contro il presidente dell’Eritrea e altre 7 persone, per l’arresto extra-giudiziale del giornalista svedese-eritreo Dawit Isaak.
Dawit, imprigionato e in isolamento totale dal 2001 in una delle centinaia di galere sparse in tutto il Paese, è il giornalista detenuto più a lungo in tutto il mondo.
RSF ha denunciato non solo Isaias, presidente dell’Eritrea dal 1993, ma anche tre ministri – il capo del dicastero della Giustizia, dell’Informazione e degli Esteri, nonché altre quattro persone (funzionari amministrativi e ufficiali della Sicurezza).
Giornalista e poeta di origini eritree, con passaporto svedese in tasca, Dawitt era tornato in Asmara per fondare un giornale volto a lanciare nuove riforme, fortemente appoggiato dall’allora ministro della Pesca, Petros Solomon (già ministro dell’Interno, poi degli Esteri) e dagli altri 14 “dissidenti” sprofondati anche loro nelle carceri del regime nel settembre 2001. L’arresto del giornalista coincide infatti con la richiesta dei “quindici” di pubblicare sui media locali l’applicazione della Costituzione, già pronta, ma chiusa in un cassetto dal 1996.
In questi 19 anni Dawit non ha mai avuto il permesso di incontrare i suoi avvocati, tanto meno i suoi familiari, rappresentanti dell’ONU o del governo svedese. Le ultime prove di esistenza in vita risalgono al 2005. Probabilmente è tenuto prigioniero nel centro di detenzione Eiraeiro, in mezzo al deserto della regione del Mar Rosso settentrionale, dove container surriscaldati dal sole vengono utilizzati come celle.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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