AFRICA

Thomas Sankara, il rivoluzionario che tentò di riscattare il Burkina Faso

Corrispondenza
Mauro Armanino
Niamey, 18 ottobre 2020

Sankara non è morto” Questo il titolo del film-documentario/fiction, realizzato da Lucie Vivier e presentato in modo molto virtuale e clandestino durante il confinamento che ha colpito anche il Burkina Faso.

Il passato giovedì 15 ottobre, in un centro culturale informale costruito sulla strada e dedicato a Thomas Sankara, l’ingresso era libero. Qualche bambino addormentato prima della fine, giovani e pochi adulti, hanno celebrato così l’anniversario numero 33 dell’assassinio del capitano Sankara.

Il suo volto stampato sulla locandina, un paio di magliette con le citazioni più note dei suoi discorsi e soprattutto la follia della memoria, cancellata e riscritta ogni giorno, del suo tragico transito nel Paese degli Uomini Integri. Questo è il senso, infatti, del Paese che i coloni avevano, per convenienza geografica, chiamato Alto Volta. Il fiume Volta, probabilmente battezzato così da commercianti d’oro portoghesi che significa “svoltare, girare”, costituito da numerosi meandri, nasce nel Burkina.

Thomas Sankara, ex presidente del Burkina Faso

Il fiume è formato dal Volta Bianco e dal Volta Nero che si congiungono nel vicino Ghana. La vera svolta è venuta però da Sankara che ha trasformato la geografia in politica: il Burkina Faso ha sostituito l’Alto Volta. Il Paese degli uomini integri è un’affermazione politica più che etica e che, con Sankara, sarebbe da subito diventata rivoluzionaria, insurrezionale.

…”Lo schiavo che non è capace di assumere la sua rivolta non merita che si abbia pietà della sua sorte. Questo schiavo è il solo responsabile del suo destino se si fa delle illusioni sulla condiscendenza sospetta di un padrone che vorrebbe affrancarlo. Solo la lotta libera”

Lo diceva Sankara in un memorabile discorso all’assemblea delle Nazioni Unite il 4 ottobre del 1984. Tre anni dopo, lo stesso mese, sarebbe stato assassinato, con la probabile complicità di un amico intimo (Blaise Campaoré che prese il. suo posto, ndr) , come sempre accade nella storia umana.

I tradimenti di qualcuno sono possibili solo perché a tradire sono i più vicini, persino un popolo intero,  quando dimentica ciò che lo ha generato. Sankara sapeva che non sarebbe vissuto a lungo e, come i profeti autentici, aveva dichiarato che i suoi giorni erano contati e che si sentiva come un ciclista, sulla montagna, con un precipizio dai due lati, costretto ad andare avanti per per non sfracellarsi. Muoiono le persone ma non le idee, diceva, e non muoiono coloro che, nell’ambiguità della storia umana, mettono la vita in gioco per qualcosa più grande della loro vita. Le ragioni per vivere valgono di più della vita stessa, quando quest’ultima è obbligata a “strisciare” per esistere, a rinnegarsi per sopravvivere e a tradire per perpetuarsi. Solo la lotta libera, a condizione di mettere il proprio popolo, i poveri, come propri capi.

“Ex Africa semper aliquid novi”, sosteneva Plinio il Vecchio. Dall’Africa arriva sempre qualcosa di nuovo. Plinio riconosce che l’Africa, continente allora quasi del tutto inesplorato, a parte le sue coste mediterranee, riservava allo studioso sempre nuove scoperte e sorprese. La stessa frase, oggi, è usata a volte anche un po’ ironicamente, per significare che da qualcuno non si sa mai bene che cosa aspettarsi, ovvero ci si può aspettare di tutto. C’è del nuovo che ci arriva dal Continente africano, dal Sahel con la sua sabbia, gli ostaggi liberati e quelli ancora in cattività. L’Africa del tutto minoritaria ma significativa dei naufragi del Mediterraneo.

L’Africa, col parziale declino dell’America Latina e il crepuscolo dell’Europa, è attualmente il continente più rivoluzionario di tutti, a condizioni di assumerne il grido e il cammino. Senza peraltro sottacere che non sono gli altri, i coloni e i neo-coloni, gli imperialisti o i mercanti che fanno problema. Loro fanno il loro mestiere, si capisce bene. Esattamente come i gruppi armati terroristi o insorti o banditi comuni o tutto quanto insieme con minime differenze qui nel Sahel. Non sono loro il problema. Il principale nemico dell’Africa, può sorprendere… ma sono gli africani stessi. Assurdamente sono i loro primi nemici. Lo sanno bene e per questo non si fidano di nessuno e si tradiscono, con le interessate complicità esteriori. Fanno di tutto per vanificare o soffocare ogni tentativo di trasformazione rivoluzionaria.

Altri l’hanno detto prima di me fino a che punto si è scavato il fossato tra i popoli benestanti e quelli che non aspirano che a mangiare, bere e difendere la propria dignità. Nessuno immagina fino a che punto sia il grano del povero a nutrire la vacca del ricco… (Thomas Sankara)

Mauro Armanino

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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