Antonio Mazzeo
16 ottobre 2020
Saranno armate con cannoni made in Italy le nuove unità da guerra destinate alla Marina militare israeliana. A dicembre i cantieri navali della società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems consegneranno la prima delle quattro corvette lanciamissili della classe Sa’ar-6 “Magen” ordinate dalle autorità dello Stato ebraico nel maggio 2015. Le altre tre unità dovrebbero giungere in Israele nei prossimi due anni.
Dotate di sofisticate tecnologie stealth per non essere individuate dai sistemi radar, le imbarcazioni avranno una lunghezza di 90 metri e un dislocamento di 2.000 tonnellate. Le corvette Sa’ar-6 “Magen” potranno estendere il loro raggio operativo fino a 4.000 km. di distanza e disporranno di un potentissimo sistema d’armamento: un cannone Oto Melara da 76mm prodotto dall’omonima azienda con sede a La Spezia e interamente controllata dal gruppo Leonardo-Finmeccanica; due Typhoon Weapon Stations prodotte dalla israeliana Rafael Advanced Defense Systems; 16 lanciatori verticali per i missili superficie-aria “Barak 8” delle IAI – Israel Aerospace Industries; 40 celle per il sistema missilistico “C-Iron Dome”; 16 missili superficie-superficie; due lanciatori di siluri da 324mm. Le unità potranno imbarcare anche gli elicotteri multi-missione Sikorsky SH-60.
Gli Oto Melara da 76 mm hanno un’altissima capacità di fuoco grazie alle differenti tipologie di munizioni utilizzate (perforanti, incendiarie, a frammentazione, ecc.), contro sistemi missilistici a corto raggio, aerei, navi ed obiettivi terrestri. Gli stessi cannoni di produzione italiana sono stati forniti ad Israele per armare altre unità navali missilistiche, come le Sa’ar 3 class boat da 220 tonnellate e 45 metri di lunghezza, acquistate in Francia a fine anni ’60; le Sa’ar 4 class boat da 415 tonnellate e 58 metri, prodotte a partire del 1973 nei cantieri navali israeliani e vendute anche al Sud Africa; le Sa’ar 4.5 class boat da 498 tonnellate e 62 metri, anch’esse varate dal gruppo Israel Shipyards Ltd. e utilizzate per bombardare il sud del Libano nel biennio 1984-85. Queste unità, oltre ai cannoni di Oto Melara, imbarcavano pure il sistema radar per il fire-control “Orion” RTN-10X prodotto da Selenia Industrie Elettroniche Associate S.p.A., incorporata nel 1990 da Alenia e successivamente confluita in Selex ES del gruppo Finmeccanica (oggi Leonardo).
Il 25 dicembre 2014 era stato il primo ministro Benjamin Netanyahu ad annunciare l’accordo con il governo tedesco per la costruzione delle quattro corvette lancia-missili nei cantieri della società ThyssenKrupp Marine Systems. Cinque mesi più tardi il contratto d’acquisto veniva formalizzato nel corso di un meeting bilaterale nello Stato ebraico tra il ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon e l’omologa tedesca Ursula von der Leyen. “L’accordo ha un valore di 480 milioni di dollari e rafforzerà enormemente la capacità della Marina militare di proteggere i nostri giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo”, aveva dichiarato Yaalon. Il governo di Berlino ha contribuito finanziariamente all’acquisto delle unità da guerra con 115 milioni di euro.
La Germania ha regalato ad Israele nel 1999 pure due sottomarini della classe “Dolphin 1”, anch’essi prodotti da ThyssenKrupp Marine Systems, mentre una terza unità è entrata in servizio con la Marina militare israeliana l’anno successivo (è stata pagata metà da Israele e metà dal governo tedesco). Tra il 2014 e il 2016 sono state consegnate ad Israele due sommergibili della nuova classe “Dolphin 2”, mentre una terza unità della stessa tipologia sta per entrare in servizio in queste settimane. Complessivamente la commessa con Israele per i “Dolphin 2” ha fruttato ai cantieri tedeschi un miliardo e mezzo di euro circa. Secondo numerosi esperti militari, ognuno di questi sommergibili può essere equipaggiato con quattro/sei missili da crociera a capacità nucleare: si tratterebbe nello specifico di una versione modificata dei missili convenzionali aria-superficie “Popeye Turbo” di produzione statunitense e in dotazione all’Aeronautica israeliana, con una gittata stimata di circa 1.500 chilometri.
A maggio 2020 l’agenzia di stampa Reuters ha diffuso una nota secondo cui il gruppo ThyssenKrupp avrebbe avviato contatti con l’holding italiana Fincantieri S.p.A. in vista di un rafforzamento della propria produzione militare. L’ipotesi è quella d’integrare le attività produttive in collaborazione con Fincantieri e finanche di creare una mega joint venture italo-tedesca con un fatturato annuo di 3,4 miliardi di euro. Il general manager del gruppo cantieristico, Alberto Maestrini, ha confermato l’esistenza di una trattativa per la realizzazione di nuovi sommergibili. “Una cooperazione tra Fincantieri e ThyssenKrupp nella costruzione di sottomarini sarebbe una buona opportunità in vista di un futuro consolidamento nel settore europeo della difesa”, ha spiegato Maestrini.
Nel campo dei sottomarini militari Fincantieri e ThyssenKrupp collaborano sin dalla fine degli anni novanta con il programma “Type 212A” conclusosi con la consegna di quattro esemplari alla Marina militare italiana e di sei a quella tedesca. Recentemente il ministero della Difesa italiano ha annunciato l’acquisto di quattro sottomarini “Type 212NG (Nuova Generazione) che andranno a sostituire gli SSK “Sauro 3a e 4a”.
Antonio Mazzeo
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