Cornelia I. Toelgyes
4 ottobre 2020
Incatenati due a due, botte a pranzo e a cena, la toilette è il pavimento della cella, ecco la condizione dei migranti, per lo più etiopi, nelle putride galere in Arabia Saudita.
Nel rapporto di Amnesty international, pubblicato venerdì scorso, emergono dettagli sconvolgenti sulle condizioni carcerarie di migliaia di persone – uomini, donne e bambini – provenienti dall’Etiopia, il secondo Paese più popoloso dell’Africa, che detiene il triste primato mondiale per numero di sfollati.
Molti migranti che si trovavano nello Yemen sono stati cacciati con la forza dalle autorità verso l’Arabia Saudita, perchè considerati untori del coronavirus. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Internazionale per i Migranti (OIM), attualmente almeno duemila etiopi sono ancora bloccati nel Paese in guerra senza cibo, acqua e assistenza sanitaria.
I poveri disgraziati avevano lasciato il loro Paese in cerca di lavoro, per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle dei loro familiari, perchè stanchi di aspettare le promesse del governo di Addis Ababa.
Eppure un anno fa, il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, aveva annunciato di aver trovato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti che sarebbero pronti ad accogliere 50.000 lavoratori etiopi già a breve, mentre sarebbero in atto trattative per il trasferimento di altre 200.000 persone nei prossimi anni. Il governo di Addis Ababa aveva aggiunto che dialoghi in tal senso erano in atto anche con il Giappone e alcuni Paesi dell’UE.
Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty ha detto che le condizioni di vita delle persone sono davvero scioccanti. “Molti sono a rischio suicidio, non ce la fanno a sopportare tale situazione”.
In base alle testimonianze raccolte, l’Organizzazione per i diritti umani ha documentato la morte di almeno tre detenuti, ma probabilmente sono molti di più. Fame, sete e mancanza di assistenza sanitaria sono le cause principali dei decessi.
Donne incinte, neonati e bambini vivono nelle stesse condizioni e alcuni incarcerati hanno detto di essere stati informati anche della morte di alcuni piccoli.
Alcuni diplomatici del governo di Addis Ababa, in occasione di una recente visita nei centri di detenzione saudite, hanno vietato ai migranti di diffondere notizie e foto delle loro condizioni di vita nelle galere saudite.
Amnesty ha chiesto al governo etiopico di procedere con la massima urgenza ai rimpatri volontari e a quello saudita di migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Tsion Teklu, sottosegretario del ministero degli Esteri etiopico ha detto a Agence France Presse (AFP) che quattromila migranti sono già stati evacuati a aprile e entro metà ottobre si prevede di riportare a casa altri duemila. “Il problema maggiore è il Covid-19. Mancano gli spazi per la quarantena una volta arrivati in patria”, ha aggiunto Teklu.
Cornelia Isabel Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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