Sandro Pintus
26 settembre 2020
Il soldato che ha girato il video agghiacciante dove si vede l’assassinio di una donna indifesa e che con le dita fa la “V” di “vittoria” è morto. Si chiamava Ramiro Moises Machatine. Era l’unico del gruppo di assassini che aveva mostrato il suo viso con quel gesto vile e inopportuno.
La vittima ammazzata barbaramente a Cabo Delgado dai militari delle Forze armate mozambicane (FADM) ha un nome: si chiamava Paulina Chitai. Aveva 48 anni e anche suo figlio, Moises Mtupa di 12, è stato ucciso il 15 settembre scorso. Era stata insultata, bastonata , stuprata e poi assassinata con 36 pallottole di Kalashnikov lungo la strada R368 a Cabo Delgado provincia al confine con la Tanzania.
Le informazioni sono state divulgate da Fernando Gil nel suo blog “Moçambique para todos ”, datato nella grafica ma con informazioni da non sottovalutare. Materiale ripreso anche dai media mozambicani. Nel post ha scritto dei dettagli agghiaccianti sull’assassinio della donna e del bambino.
“Queste sono le mie indagini preliminari che le Forze di sicurezza (FDS) cercano di nascondere – scrive Gil -. Sostengono che tutto ciò che accade sul campo di battaglia è un segreto di Stato”. Racconta che Paulina, accompagnata dal figlio Moises stava raccogliendo legna da ardere quando ha incrociato i suoi aguzzini. Dopo aver massacrato di botte il ragazzino l’hanno gettato in un cespuglio dove è morto poco dopo. Hanno preso la donna e dopo vari interrogatori, in sette, l’hanno stuprata. Mentre scriviamo immaginiamo che la povera vittima fosse distrutta dal dolore per la morte del figlio e per gli abusi subiti ma è stata trascinata sulla strada R368 dai suoi torturatori. E lì brutalmente assassinata accusata di essere una jihadista di al-Shebab. È successo a 30 chilometri dalla postazione militare GOIA, base delle FDS mozambicane.
Società civile mozambicana, Amnesty International e Human Right Watch chiedono un’inchiesta internazionale indipendente sull’orribile omicidio e sulla violazione dei diritti umani a Cabo Delgado. Sulla vicenda si muove anche l’Unione Europea. Jutta Urpilainen, commissaria per le Relazioni internazionali, ha chiesto al Mozambico un’indagine “trasparente ed efficace”. Invece il ministero della Difesa di Maputo afferma che il video è un montaggio “ad hoc” per portare discredito alle FADM.
Ma Machatine è morto davvero? Era un terrorista o un militare delle FADM?
Il profilo Facebook di Ramiro Moises Machatine, ancora attivo mentre scriviamo, contiene ancora le sue foto. In una di queste imbraccia una mitragliatrice Kalashnikov MPK e una cartucciera di proiettili a tracolla. La conferma che il giovane era nelle Forze armate mozambicane (FADM) anche nei post su Facebook. Tra questi quello della zia.
Delfina Silva, sorella della madre di Machatine conferma il suo decesso. “…Dopo molto tempo in prima linea contro gli ‘insorti’, oggi 15 settembre, lui e altri colleghi sono stati colpiti mortalmente…”. E continua: “Mia sorella diceva: ho dato mio figlio per servire la patria e oggi ho ricevuto questa notizia. Non sono riuscita a proteggerlo”. “…Quante madri dovranno piangere ancora per i loro figli assassinati in questa maledetta guerra a Cabo Delgado. Riposa in pace Ramiro Moises Machatine”
Senza dubbio il video girato dal giovane militare, oltre che atroce nella sua reale bestialità e violenza inutile e gratuita, è troppo imbarazzante per le FADM. Secondo Fernando Gil, lo Stato maggiore mozambicano avrebbe ordinato di far sparire il militare che ha girato il video. Questo quanto si legge nel suo blog: “…per cancellare le tracce che dimostrano che si tratta di forze governative, ha inviato i luogotenenti Mário Viramão ed Estevão Sixpenze sul luogo. Unica missione: eliminare il giovane Ramiro. È stato preso da una squadra delle Forze speciali e poche ore dopo è stato dichiarato morto”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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