Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
18 settembre 2020
Un ragazzino è stato condannato a dieci anni di galera e allo svolgimento di lavori umili. Omar Farouk, residente nello stato di Kano, situato nel centro-nord della Nigeria è stato ritenuto colpevole di blasfemia il 10 agosto scorso.
L’agghiacciante sentenza è stata emessa da un Tribunale della Sharia, adottata in 12 stati della federazione nigeriana, tra questi anche Kano. E, secondo quanto è emerso, il ragazzo è stato condannato perchè chiacchierando con alcuni amici, avrebbe usato un “linguaggio scurrile” riferendosi a Allah.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per i Diritti dei bambini (UNICEF), si è opposta alla pena inflitta al giovanissimo di soli 13 anni, in quanto in netto contrasto con i diritti fondamentali e della protezione dell’infanzia sancite dalla leggi nigeriane e ha inoltrato un ricorso alle autorità di Abuja. Dal canto suo il governo dello Stato di Kano ha già fatto sapere a Peter Hawkins, rappresentante di UNICEF nell’ex colonia britannica, che non intende interferire in nessun modo nella sentenza emessa dal Tribunale della Sharia.
Il dramma del ragazzo è stato scoperto per caso da Kola Alapinni, avvocato di Yahaya Sharif-Aminu, un cantante di 22 anni, anche lui ritenuto blasfemo contro il profeta dell’Islam e sul quale pende ora una condanna a morte per impiccagione. Il processo del piccolo Farouk è stato celebrato lo stesso giorno di quello di Aminu e la pena è stata emessa per entrambi dallo stesso giudice della Corte suprema della Sharia di Kano. Contro la sentenza dell’artista è intervenuta Amnesty international già il 13 agosto, sollecitando il rilascio immediato di Aminu e definendo la vicenda come “una parodia della giustizia”.
Ora Kola Alapinni ha depositato un ricorso il 7 settembre scorso a nome del ragazzino. La blasfemia non è riconosciuta come reato dalla legge nigeriana e dunque una condanna in tal senso è incompatibile con la Costituzione. La mamma del ragazzo è disperata, è dovuta persino scappare da casa sua e cercare rifugio in un’altra città, perchè subito dopo l’arresto di Omar la folla ha preso d’assalto la loro abitazione. “Qui tutti sono terrorizzati, nessuna osa parlare, hanno paura di ripercussioni”, ha aggiunto l’avvocato.
Nello stato di Kaduna, anch’esso situato nel centro-nord, invece, è stata appena approvata una nuova legge volta a proteggere i minori dalle violenze sessuali. Il governatore, Nasir El Rufai, tramite il suo portavoce ha fatto sapere che i condannati per tali abusi saranno castrati e sentenziati alla pena capitale. Le nuove norme sono state approvate dal parlamento di Kaduna dopo settimane di proteste da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne. Solo da gennaio a maggio sono stati denunciati oltre 800 casi di violenze sessuali su minori e donne.
Secondo l’UNICEF una donna su 4 subisce abusi prima del compimento dei 18 anni, malgrado le leggi già esistenti a livello nazionale contro tali crimini. Il numero delle giovani che hanno subito violenze è sicuramente molto più elevato, spesso evitano di denunciare i criminali sia per paura di ripercussioni, sia per la scarsa fiducia nel sistema giudiziario nigeriano. Nel 2019 sono state presentate 409 denunce, ma solamente 34 presunti violentatori sono stati arrestati.
Il caso della ventiduenne studentessa Uwaila Omozuwa, bastonata a morte dopo essere stata stuprata in una chiesa locale, ha scosso la nazione intera. L’ondata di tali crimini è in continuo aumento in tutta la nazione e per arginare il fenomeno, 11mila persone hanno già firmato una petizione affinchè il governo dichiari lo stato di emergenza per violenza sessuale su tutto il territorio nazionale.
Finora solamente Kaduna ha reagito all’escalation di tali brutalità. Il nuovo codice penale verrà applicato a coloro ritenuti colpevoli di abusi sessuali su minori sotto i 14 anni e prevede la castrazione e la condanna a morte per gli uomini, mentre le donne saranno sottoposte a salpingectomia – intervento chirurgico per la rimozione delle tube di Falloppio – prima dell’esecuzione della pena capitale. La condanna a morte non sarà applicata per i criminali condannati per stupro su maggiori di 14 anni, resta invece in vigore la castrazione e la rimozione delle tube.
Anche i minori condannati per tali crimini dovranno scontare pene non meglio specificate e anche loro saranno inseriti nel pubblico registro degli stupratori, istituito nel 2019.
Cornelia I. Toelgyes
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