AFRICA

Malawi: topi al posto della carne per contrastare povertà e fame

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
5 settembre 2020

Topo arrosto, fritto, in tutto le salse, o come semplice spuntino tra un pasto e l’altro, una prelibatezza molto apprezzata nel passato dai malawiani delle zone rurali. Oggi la tradizione è ritornata alla ribalta, non come moda nutrizionale del momento, bensì per necessità.

Spiedini di topo per contrastare la fame

Il piccolo roditore è diventata anche fonte di guadagno per molti; sulla strada, lunga 320 chilometri, che collega Blantyre – situata nel sud, sulle sponde del fiume Shire – con la capitale Lilongwe, una decina di venditori ambulanti offrono spiedini di carne di topo ai viaggiatori.

RISTORANTE INFORMALE

E a metà del percorso tra le due città è stato costruito in quattro e quattr’otto un piccolo ristorante informale. Il proprietario ha spiegato che attualmente si cacciano i topi per necessità, per sopravvivere, come complemento alla dieta quotidiana e inoltre si cerca anche di guadagnare qualcosa. “Già prima della pandemia era difficile tirare avanti, ora è diventato ancora più complicato”, ha aggiunto.

Il Malawi è uno tra i Paesi più poveri del mondo: ha una popolazione di quasi dodici milioni di abitanti e oltre la metà vive sotto la soglia di povertà. L’economia è basata sostanzialmente sull’agricoltura. Non avendo sbocchi sul mare né infrastrutture adeguate, l’esportazione dei prodotti agricoli ha un costo piuttosto elevato.

CORRUZIONE PROVERBIALE

Le ricchezze del Paese sono in mano a un’élite ristretta e la corruzione della classe politica è proverbiale.
Come quasi in tutto il continente, le misure adottate dal governo di Lilongwe per contrastare Covid-19, hanno influito negativamente sulla già povera economia, per lo più informale e/o basata sull’agricoltura.

Finora il Malawi ha registrato 5.610 casi di coronavirus con 175 decessi. E, secondo un sondaggio effettuato da un sindacato locale, ora la disoccupazione è galoppante: 1.500 posti di lavoro in meno al giorno dall’inizio della pandemia e si stima che entro la fine dell’anno saranno non meno di 680.000. Previsioni a dir poco catastrofiche.

Il governo di Peter Mutharika, sconfitto alle ultime elezioni di maggio, aveva preparato un piano di finanziamento per la fetta della popolazione più disagiata. Il nuovo capo di Stato, Lazarus Chakwera, vincitore della seconda tornata elettorale che si è svolta nel giro di meno di un anno, in quanto la prima è stata annullata dalla Corte costituzionale per brogli, sta ancora elaborando il proprio progetto finanziario.

ANCHE IL DIVO MANGIA I SORCI

Anche Lucius Banda, un cantautore di successo in tutto il Malawi, ricorda che anche lui acchiappava i topi nel suo villaggio d’origine quando era piccolo. “Sin dall’età di tre anni, ci divertivamo andare a caccia dei piccoli roditori. I più pregiati sono ancora oggi quelli grigi, a coda corta, conosciuti dai buongustai con il nome di ‘kapuku’. Continuo a mangiarli, più che altro perché mi ricordano la mia infanzia”, ha raccontato Banda.

La consumazione di sorci come alternativa alla carne, inaccessibile per gran parte della popolazione a causa dell’elevato costo, è persino raccomandata dalle autorità sanitarie. “Sono una preziosa fonte di proteine”, ha fatto sapere Sylvester Kathumba, direttore nutrizionista del ministero della Sanità.

Mentre Duncan Maphwesesa, direttore di una ONG per la protezione ambientale, lamenta che la caccia ai piccoli roditori distrugge l’equilibrio dell’ecosistema. “Per individuare le tane e poter acchiappare un gran numero di topi, i residenti incendiano cespugli e le campagne, contribuendo così al riscaldamento climatico. Capiamo che anche i poveri devono mangiare, ma bisogna trovare metodi diversi per stanare i roditori”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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