Costantino Muscau
2 settembre 2020
Partiamo da venerdì 10 giugno 2016. La Croce Rossa Italiana comunica: “E’ in corso all’ormai consueto Molo Marconi di Messina uno sbarco di 536 Persone Migranti dalla nave Frankfurt; sul molo ad accoglierli i volontari e le Infermiere Volontarie del Comitato di Messina e del Comitato di Roccalumera-Taormina. La Croce Rossa Italiana sempre in prima linea per Soccorrere chi ne ha bisogno: ricongiungere le famiglie, alleviare ogni tipo di sofferenza. Ovunque serva. Senza distinzioni di razza, sesso e religione”.
Lunedì 8 luglio 2019. “Il Bologna FC 1909 rende noto di avere acquisito dall’A.C. ChievoVerona il diritto alle prestazioni sportive del centrocampista Musa Juwaraa titolo definitivo.
Giovedì 5 dicembre 2019. Il Bologna FC 1909 informa: “In occasione di Udinese BFC di ieri ha esordito con la maglia rossoblù Musa Juwara, il 908° giocatore della storia del nostro club”.
Venerdì 6 marzo 2020, alle 10,25 Il Bologna FC annuncia: “Doppia chiamata dalla Nazionale del Gambia per i nostri attaccanti, Musa Barrow e Musa Juwara, per il doppio incontro di qualificazione alla Coppa d’Africa contro il Gabon”.
Lunedì 6 luglio 2020 alle 8,57 il Bologna FC fa sapere: “Con il goal del pareggio di ieri all’Inter, il suo primo con la maglia del Bologna, Musa Juwaraè diventato il nostro 476° marcatore di tutti i tempi. Complimenti Musa”. E arriviamo a sabato 29 agosto 2020, ore 11,04. “Il Bologna Football Club 1909 comunica di aver raggiunto l’accordo con l’attaccante Musa Juwara per il prolungamento del contratto fino al 30 giugno 2024”.
Sono passati 1541 giorni, poco più di 4 anni. Non sappiamo che cosa sia successo a tutte quelle 536 “persone migranti” sbarcate a Messina e soccorse dalla CRI. Ignoriamo che cosa la vita in Italia abbia loro riservato. Non possiamo dire se siano sommersi o salvati. Fuorché una: Musa Juwara. Allora era un ragazzino di poco più di 14 anni. Era nato il 26 dicembre 2001 a Tujereng, villaggio sull’Atlantico del Gambia, uno dei Paesi più piccoli dell’Africa e più poveri del mondo. E fino al 2017 oppresso dal regime dittatoriale di Yahya Jammeh.
Era uno dei 25 mila minori non accompagnati accolti quell’anno nel nostro Paese.
Dopo 1541 giorni, Musa Juwara non solo non è andato a fondo, come disgraziatamente sta capitando in questi anni e in questo periodo a tanti migranti. Anzi, ha raggiunto l’inimmaginabile: diventare calciatore di Serie A e a soli 18 anni avere un contratto assicurato fino al giugno 2024. Questo, dopo essere diventato celebre in Italia in seguito al goal segnato il 5 luglio scorso contro l’Inter a San Siro e che ha dato la vittoria al Bologna (2-1). La sua vita romanzesca ha colpito tutti e a tratti è stata anche romanzata senza che ce ne fosse motivo. Bastava la realtà. E basta vedere il suo account instagram @musajuwara, dove è possibile ripercorrere la sua giovane carriera con innumerevoli foto e video e oltre 26 mila followers.
La vita di Musa, ovvero Mosè, in effetti è breve ma segnata da una lunga traversata alla ricerca di una terra promessa: trasferimento in Senegal, superamento del deserto, attraversamento del Mediterraneo in barcone, o gommone (ma non cambia molto). “Volevo aiutare la mia famiglia – ha raccontato a Sky – Uno dei miei fratelli mi aveva detto che poteva portarmi in Europa. Così siamo andati fino in Libia e sono saliti su una barca per raggiungere l’Italia. Una volta in Basilicata, ho iniziato a giocare a calcio: è una lingua universale. Lì ho fatto bene, ho segnato tanti goal e sono andato al Chievo”.
Sbarcato a Messina, infatti, Musa, è stato trasferito al C.A.S. – Centro di Accoglienza Straordinario di Ruoti (Potenza) e poi adottato da Loredana Bruno, avvocato, e Vitantonio “Tonino” Summa, maestro di calcio giovanile. Ha iniziato a giocare nella Virtus Avigliano, squadra di un paese vicino (allenata proprio da Summa), grazie al supporto della famiglia e al suo carattere umile e socievole si è integrato presto e ha imparato l’italiano. Le sue capacità tecniche, le difficoltà burocratiche per il tesseramento di minori stranieri non accompagnati, l’interesse manifestato dai club di serie A, il passaggio al Chievo di Verona (che gli consentiva anche un percorso scolastico), il prestito al Torino, l’arrivo a Bologna per 500 mila euro: sono tutti dettagli raccontati a iosa dopo il suo primo goal italiano in Serie A che ha piegato l’Inter ai primi di luglio (l’altra rete è stata messa a segno dal connazionale, compagno e amico, Musa Barrow).
A un certo punto l’esposizione mediatica di Juwara è stata tale che l’allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic, ha minacciato: non lo faccio più giocare se non smettete di parlare di Musa. I più entusiasti, naturalmente, sono stati i genitori rimasti in Gambia: avevano venduto tutto per pagare a lui e a un fratello il cammino della speranza. Il padre, Lamin Juwara, educatore, e la madre, Jarra Bittaye, direttrice della scuola elementare di Batokunku, intervistati dai quotidiani della capitale Banjul, The Point e The Standard, hanno detto: “Siamo grati a nostro figlio che ha reso felice il nostro Paese. Continueremo a incoraggiarlo a impegnarsi duramente come facciamo noi. Siamo emozionati nel vedere come l’intero Paese si inorgoglisca di lui e lo inciti”.
Ora il grande salto è stato fatto. Il giovanissimo attaccante gambiano, salvatosi dalle acque e dal deserto, è pronto a scrivere un altro capitolo della sua intensissima esistenza. L’ufficializzazione da parte del Bologna del rinnovo fino al 2024 è una possibilità da non sprecare. Ha, però, un esempio da non imitare: Mario Balotelli. Il futuro di Musa sta nelle sue mani, o se si vuole, nei suoi piedi. Meglio ancora, nella sua testa. Come scrive su Instagram “Believe in yourself”, credi in te stesso. E non fare autogol.
Costantino Muscau
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