Cornelia I. Toelgyes
27 agosto 2020
Nonostante le parti in conflitto nella Repubblica Centrafricana nel febbraio del 2019 abbiano sottoscritto un trattato di pace, la guerra nell’ex colonia francese imperversa ancora cruenta. Nella confusione generale che regna laggiù spunta fuori un italiano: Elio Ciolini.
Il suo nome compare nella relazione del Panel of Experts on the Central African Republic delle Nazioni Unite sulla situazione nel Paese africano. Elio Ciolini, viene presentato anche come Bruno Lugon, da sempre molto vicino all’estrema destra e con precedenti penali in giro per il mondo. Gli uomini dell’ONU sono stati incaricati dal Consiglio di Sicurezza di raccogliere informazioni dettagliate sul suo conto, una persona ben conosciuta in Italia e in mezzo mondo. Basta digitare il suo nome su Google e si trova di tutto: viene indicato come faccendiere, al centro di depistaggi e altri fatti oscuri.
Ciolini, nato a Firenze nel 1942, ha frequentemente utilizzato false identità nel suo girovagare per mettere a segno le sue frodi e quant’altro.
Il nostro “illustre” concittadino è entrato nella Repubblica Centrafricana nel gennaio 2020 con un lasciapassare rilasciato dal consolato di Douala (Camerun) con il nome di Bruno Raul Rivera Sanchez, cittadino peruviano; avrebbe utilizzato tale identità già in passato per le sue frequentazioni con i narcotrafficanti sudamericani e altro.
Nel documento viene indicato come causale: “consulente speciale del presidente”. Copia del lasciapassare e la sua revoca, emanata dalla presidenza di Bangui il 3 giugno scorso, sono inseriti anche nel rapporto degli esperti dell’ONU.
Una volta arrivato nel Paese africano, è entrato in contatto con personaggi politici dell’opposizione, nonchè leader di raggruppamenti armati, spiegando di “rappresentare persone importanti negli USA”, oppure un “gruppo incaricato di cambiamenti sociali nel mondo”, favorevoli a sostenere un cambio di regime, volto a spodestare l’attuale presidente Faustin-Archange Touadéra e pronto a organizzare un meeting in Marocco.
Diverse fonti, tra questi anche membri di gruppi armati e attori politici, hanno fatto sapere al gruppo di esperti del Palazzo di Vetro che Ciolini, alias Lugon, alias Rivera Sanchez, avrebbe dichiarato di aver accesso a armamenti e di godere di supporto politico internazionale, secondo Jeune Afrique (giornale online di attualità politica africana edito a Parigi) e CNC (emittente di proprietà cinese per il 51 per cento), nonchè giornali locali. Secondo le inchieste dei reporter, il faccendiere italiano avrebbe avuto anche contatti con il russo Dimitri Alexandrov, addetto stampa di Valery Zakharov, consigliere per la sicurezza del presidente Touadéra.
Sta di fatto che dopo la revoca del mandato a Ciolini, emanata il 3 giugno 2020 dalla presidenza centrafricana, secondo alcune fonti, il nostro connazionale sarebbe sparito un’altra volta nel nulla. Ora resta da capire quali siano stati i reali mandanti del fiorentino: russi, francesi o altri?
In Italia il personaggio ha guadagnato le prime pagine dei maggiori quotidiani quando ha cercato di depistare le indagini sulla strage di Bologna. Nel 1982, mentre era detenuto in un carcere svizzero per truffa, ha raccontato a uno dei giudici inquirenti italiani che la strage sarebbe stata compiuta dalla fantomatica loggia massonica “Montecarlo”. La giornalista Antonella Beccaria ha esposto in modo magistrale i fatti dell’epoca in un libro, Il faccendiere: storia di Elio Ciolini, l’uomo che sapeva tutto.
Come detto qui sopra la situazione in Centrafrica è sempre tesa e precaria; da mesi MINUSCA (Missione Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica centrafricana) e l’esercito stanno dando la caccia al gruppo armato 3R (Retour, Réclamation et Réhabilitation), capeggiato da Bi Sidi Souleymane, alias Sidiki Abbas, sanzionato anche dagli USA e dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Mentre il leader e i suoi fidatissimi si sono nascosti nella fitta boscaglia, le autorità di Bangui, la capitale del Paese, hanno annunciato il 17 agosto di aver ripreso il controllo della città di Koui, nel nord-ovest del Paese, roccaforte del gruppo 3R. L’azione è stata possibile anche grazie all’intervento dell’aeronautica francese, che, il 14 agosto, con i suoi aerei di combattimento ha supportato l’azione dei caschi blu di MINUSCA, alleati dei governativi.
Il capo di 3R, composto per lo più da fulani, è tra i firmatari del trattato di pace siglato a Karthoum, la capitale del Sudan, nel febbraio 2019. Un altro leader del gruppo, denominato generale Bobo, incaricato della difesa dei 3R, ha detto di essere sorpreso di questo attacco massiccio, visto che il suo capo avrebbe chiesto a più riprese un incontro con il governo. Purtroppo Bangui – secondo il capo ribelle – non avrebbe mai dato risposte a tale richiesta.
Intanto la ex colonia francese si prepara alle elezioni, previste per la fine di quest’anno. Una tornata elettorale ad alto rischio, visto che la pace, malgrado il trattato del 2019, è ancora lontana. L’attività dei gruppi armati ex-Séléka (vi aderiscono per lo più musulmani) e anti-balaka (composti da cristiani e animisti) è ancora vivace e anche la presenza di mercenari stranieri, menzionati nel rapporto di esperti dell’ONU, incaricati di sorvegliare l’embargo sulle armi, sarebbero co-responsabili di diversi attacchi armati.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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