Sandro Pintus
Firenze, 26 agosto 2020
“Un duro colpo alla libertà di stampa e dannoso per il processo di costruzione e consolidamento dello Stato di diritto democratico in Mozambico”. Così, il Comitato di emergenza per la protezione delle libertà (CEPL) definisce l’attentato incendiario al settimanale indipendente Canal de Moçambique.
Domenica 23 agosto, alle 20.00, sconosciuti entrati nella redazione del giornale mozambicano, hanno versato benzina sulle scrivanie e i computer, e hanno dato fuoco. Nonostante gli uffici e l’archivio siano stati completamente distrutti, i giornalisti hanno creato la redazione provvisoria nella terrazza, sotto un gazebo.
Canal de Moçambique e la testata web CanalMoz, sono note per le inchieste contro la corruzione. Tra queste, le indagini sull’ex presidente della Repubblica , Armando Guebuza, e il figlio dell’attuale presidente, Filipe Nyusi
Il 31 dicembre 2019, Matias Guente, direttore di Canale del Mozambico, è sfuggito a un tentativo di rapimento sulla strada pubblica e il caso non è mai stato chiarito dalle autorità. Nel giugno scorso, Guente e il collega Fernando Veloso sono stati accusati dal procuratore di Maputo di violazione del segreto di Stato. Insomma, pare che Canal de Moçambique non piaccia ai potenti.
C’è stata ampia solidarietà nazionale e internazionale contro l’attentato. Mediacoop, che pubblica il settimanale Savana ha messo uffici e attrezzature a disposizione dei colleghi “affinché le prossime edizioni possano andare nelle mani dei lettori”. La delegazione dell’Unione Europea in Mozambico ha espresso “estrema preoccupazione per l’accaduto. La libertà di stampa e di espressione sono pilastri essenziali di una società”.
Dura presa di posizione, da New York, del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ ). “L’attacco all’ufficio di Canal de Moçambique è solo l’ultimo capitolo di un ambiente in continuo peggioramento per la stampa indipendente in Mozambico. È un palese assalto alla democrazia e al diritto pubblico di sapere. Esortiamo le autorità del Mozambico a indagare rapidamente e in modo credibile. Speriamo che non sia l’ennesimo esempio di impunità che sta diventando la norma con gli attacchi alla stampa”.
Sandro Pintus
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