Cornelia I. Toelgyes
23 agosto 2020
Venerdì la folla ha invaso la Place de l’Indépendance a Bamako per festeggiare la fine dell’ “ancien régime“. Membri e simpatizzanti del Movimento 5 Giugno (raggruppa membri della società civile e partiti dell’opposizione e religiosi, in particolare il Coordinamento CMAS, guidato dall’imam Mahmoud Dicko n.d.r.), che da diversi mesi avevano chiesto con insistenza le dimissioni di Ibrahim Boubacar Keïta, hanno inneggiato canti come “Vive l’armée malienne” e ovunque cartelloni e striscioni per sostenere i soldati.
Presenti tra i dimostranti anche chi protesta per l’ingerenza francese negli affari interni dei Paese
Anche diversi membri del CNSP hanno raggiunto la piazza tra gli applausi della gente. Assente, il trentasettenne Assimi Goïta, il capo dei golpisti, per impegni dell’ultimo minuto. Mentre il numero due, Ismael Wagué, ha preso la parola sul podio installato nella piazza, cuore delle manifestazioni dei mesi scorsi: “Siamo venuti per ringraziare il popolo maliano, per il sostegno che ci ha dimostrato. Abbiamo semplicemente terminato il lavoro che voi avete iniziato”.
Una delegazione della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO) è giunta a ieri a Bamako, la capitale del Mali, dove ha avuto un breve incontro al ministero della Difesa con esponenti del putsch, Comité national pour le salut du peuple (Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo).
Il gruppo della CEDEAO, capeggiato dall ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan, si è intrattenuto solo una trentina di minuti con il CNSP e il loro capo, Assimi Goïta. Nessuno dei partecipanti ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa dopo questo primo incontro, una semplice presa di contatto.
In seguito la delegazione ha potuto incontrare l’ex presidente maliano Keita, che per l’occasione è stato trasferito dalla caserma di Kati a Bamako, mentre domani mattina è previsto un meeting con gli ambasciatori accreditati in Mali dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Francia, Cina, Russia, USA e Gran Bretagna).
Al suo arrivo a Bamako, Jonathan si è dimostrato comunque fiducioso, certo che gli scambi d’opinione e le discussioni possano andare a buon fine. “Qualcosa di buono per il Paese, la CEDEAO e per la comunità internazionale”, ha aggiunto infine.
E mentre il popolo e i militari festeggiavano il putsch, membri della Missione dell’ONU, MINUSMA, hanno fatto sapere di aver incontrato Keita giovedì scorso e altre personalità del suo entourage ancora detenuti dalla giunta militare. Solamente due, l’ex ministro dell’Economia, Abdoulaye Daffé e il segretario particolare dell’ex presidente, Sabane Mahalmoudou, sono stati rilasciati, mentre altri 17 personaggi di spicco – tra militari e politici – sono ancora nelle mani dei golpisti, detenuti nella caserma di Kati, che dista una quindicina di chilometri da Bamako.
Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver interrotto qualsiasi collaborazione con l’esercito maliano. Ora i partner internazionali del Mali temono che la caduta dell’ex presidente possa avere influenze negative sulla già precaria stabilità del Paese e estendersi in tutto il Sahel.
Dopo mesi di assoluto silenzio, la famiglia del leader del maggiore partito all’opposizione, Soumaïla Cissé, rapito nel mese di marzo durante un comizio elettorale a Niafunké, la sua roccaforte vicino a Timbuktu, ha ricevuto alcune lettere dal loro congiunto. Le missive sono state consegnate a familiari venerdì scorso da rappresentanti del Comitato della Croce Rossa Internazionale in Mali.
Mentre a Bamako si preparava il colpo di Stato, numerose fonti hanno riferito dell’uccisione di Abdel Hakim al-Sahrawi e di alcuni suoi luogotenenti. Secondo quanto viene riferito, il terrorista più ricercato di tutto il Sahel, leader del gruppo Etat islamique dans le Grand Sahara (Stato Islamico nel Grande Sahara) sarebbe stato neutralizzato dalle truppe speciali francesi di Barkhane, a Tamalat (a est di Menaka, Mali), vicino al confine con il Niger. Mancano comunque conferme ufficiali, che forse tarderanno af arrivare, vista la delicata attuale situazione nel Paese. Non sarebbe la prima volta che un capo terrorista dato per morto, “risorge”.
Finora solo il giornale online spagnolo “Periodista digital” ha confermato l’uccisione del terrorista.
Le truppe francesi dell’Operazione Barkhane sono presenti nei Paesi del G5 Sahel (Mali, Niger, Mauritania, Ciad e Burkina Faso) con un contingente di 5.100 uomini. All’inizio di giugno i francesi hanno inflitto un duro colpo a un altro raggruppamento terrorista. Con un blitz hanno ucciso il leader di AQMI, cioè al-Qaida au Maghreb Islamique, Abdelmalek Droukdal e alcuni suoi stretti collaboratori.
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