Petroliera si incaglia alle Mauritius: disastro ambientale nel paradiso terrestre

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La petroliera giapponese Wakashio

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
13 agosto 2020

“Che disastro, ho il cuore spezzato”, sono le parole di migliaia e migliaia di mauriziani che, in tanti, si sono precipitati sul luogo del disastro per aiutare a contenere la marea nera che si stava riversando in mare dalla Wakashio.

La petroliera giapponese Wakashio

La lotta contro la fuoriuscita dell’olio combustibile dalla petroliera giapponese Wakashio, battente bandiera panamense, che si è arenata a Point d’Esny, nel sud dell’Isola di Mauritius, conosce un attimo di tregua. Le squadre di soccorso ambientali giunte da Francia – quelle dal Giappone sono in arrivo – sono riuscite a bloccare il riversamento in mare del combustibile. Ora bisogna ripulire le spiagge e il mare. Ma la preoccupazione degli esperti non è finita; rimane il rischio che la nave, lunga 300 metri potrebbe spaccarsi in due e provocare una seconda catastrofe. Ecco perchè si cerca di svuotare quanto prima i serbatoi del natante.

La cisterna più grande è stata svuotata delle ultime 2.500 tonnellate di idrocarburi; ora bisogna concentrarsi sugli altri serbatoi contenenti ancora 200 tonnellate di gasolio, per evitare che fuoriescano. Le immagini satellitari mostrano la terribile entità del disastro: almeno mille tonnellate di greggio si sono già riversate in mare, una volta cristallino e ritenuto un paradiso terrestre, visitato da migliaia di turisti ogni anno.

Ora si teme un ulteriore blackout dell’industria turistica, già gravemente in crisi a causa della pandemia. Lo scorso anno il business dei visitatori ha prodotto oltre 1,6 miliardi di dollari e rappresentano una delle maggiori entrate dell’arcipelago.

“Pesci morti in ogni dove, granchi, uccelli marini sono già ricoperti di olio e non siamo in grado di recuperarli tutti per poterli ripulire”, ha detto Vikash Tatayah, direttore di Mauritian Wildlife Foundation, un’organizzazione non governativa.

Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza. Durante una conferenza stampa il ministro della Sanità, Kailesh Jugatpal, ha rassicurato la popolazione: “Non ci sono sostanze tossiche nell’aria” e ha aggiunto che il servizio sanitario nazionale è comunque preparato e pronto ad accogliere i pazienti che hanno subito una sovraesposizione al carburante.

Un portavoce della Mitsui OSK Lines, società operativa della MV Wakashio, ma il cui armatore è un’altra compagnia giapponese, la Nagashiki Shipping, ha presentato le sue scuse a tutta la popolazione delle Mauritius e ha promesso l’invio di squadre di soccorso, non appena il team avrà effettuate i test contro il coronavirus. “Faremo tutto ciò che è nelle nostro possibilità per proteggere l’ambiente e mitigare gli effetti dell’inquinamento”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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