Cornelia I. Toelgyes
12 agosto 2020
Akua Denteh aveva 90 anni. Sperava di vivere in tranquillità i suoi ultimi anni a Kafana, Savannah, la più grande delle 9 regioni del Ghana, dopo una vita di fatica nei campi e a crescere i numerosi figli.
Ma non è andata così, dopo essere stata accusata di stregoneria da un prete feticista è stata bastonata, picchiata a morte da due donne della sua comunità.
Il santone ha ammesso senza alcuna vergogna che, secondo lui, la donna era la fonte di tutti guai della cittadina, costringendo la fragile vecchietta a sfilare nelle strade del centro, per poi essere torturata a morte di fronte a tutti.
Le violenze subite da Akua hanno suscitato indignazione in tutto il Ghana, il governo, la società civile, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, ma anche semplici cittadini hanno condannato a gran voce questo atto barbarico. La morte in diretta della vittima è stata ripresa in un video e postato su diversi social network.
Ma non è un fatto isolato. In passato altre ghanesi hanno subito la stessa sorte di Akua. Solo sei anni fa una mamma di tre bambini, accusata di diavoleria, ritenuta colpevole della malattia di un bimbo, è stata dapprima picchiata, poi bruciata viva. E nel 2010 una 72enne è morta nelle stesse circostanze.
Nel nord del Ghana centinaia di donne vengono regolarmente accusate da parenti o vicini di stregoneria e sono costrette a fuggire dalle loro comunità e rifugiarsi nei cosiddetti “campi delle streghe“. Si stima che 800 donne, forse più, vivano attualmente in questi accampamenti in condizioni di estrema povertà, senza speranza di poter ritornare a una vita normale.
Ora la famiglia di Akua ha chiesto giustizia per la loro congiunta. I familiari hanno sporto denuncia anche contro il capo-villaggio, perchè lo ritengono co-responsabile della morte della donna. La polizia finora non ha effettuato alcun arresto; un portavoce ha fatto sapere che bisogna attendere la fine delle indagini per capire chi è direttamente o indirettamente coinvolto nel pubblico assassinio della vecchietta, la cui salma attende ancora la sepoltura in una cella frigorifero dell’ospedale di Salaga.
Nel nord del Ghana esistono ancora almeno 6 “campi delle streghe”, alcuni di questi sono sorti oltre un secolo fa. Nel 2014 le autorità di Accra avevano prospettato la distruzione di questi luoghi, porre fine a credenze popolari e ai maltrattamenti nei confronti delle vittime. Il programma del governo prevedeva anche la reintegrazione nelle comunità.
Finora uno solo di questi campi è stato raso al suolo, poi le autorità hanno dovuto sospendere il piano, in quanto le “streghe” si sono rifiutate di tornare a casa, nei loro villaggi, per paura di dover subire nuove violenze da parte dei concittadini.
Nelle riserve per “streghe” non sono confinate solo donne anziane, spesso anche giovani vedove, ma ragazze madri, a volte in compagnia dei loro figli piccoli, tutti costretti a vivere in condizioni più che precarie. E come spesso accade, sono i bambini le vere vittime di questa assurda situazione: denutriti, senza accesso all’istruzione e alle cure mediche. Solo alcune associazioni e ONG portano un po’ di sollievo a queste comunità escluse dal resto del mondo.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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