Cornelia I. Toelgyes
2 agosto 2020
Era finita in manette anche Tsitsi Dangarembga, scrittrice zimbabwese, con in tasca una nomination per il prestigioso premio letterario Booker Prize edizione 2020, uno dei più ambiti riconoscimenti letterari internazionali. E’ stata rilasciata ieri sera insieme a altri 11 dimostranti, ma dovranno presentarsi davanti al giudice il 18 settembre, perchè accusata di istigazione alla violenza e violazione delle norme sanitarie volte a arginare Covid-19.
La sessantunenne scrittrice era stata caricata su un camioncino delle forze dell’ordine insieme a altri manifestanti e portata in un commissariato di polizia di Harare, la capitale dello Zimbabwe. Il governo aveva annunciato giorni prima: “La marcia di protesta annunciata per venerdì è un grave atto di insurrezione”.
Partiti dell’opposizione e organizzazioni della società civile avevano chiesto alla popolazione di scendere nelle piazze e nelle strade per protestare contro la galoppante corruzione e l’inflazione che ha raggiunto il 700 per cento.
Ma il centro di Harare era praticamente deserto, altrettanto quello di Bulawayo, la seconda città dello Zimbabwe. Poliziotti e militari ovunque, impossibile sfilare in massa. Gli organizzatori non si sono arresi e hanno portato avanti la loro protesta pacifica nelle periferie. I più indossavano magliette o portavano cartelloni con la scritta: #ZanuPFMustGo (il partito al potere, Zanu PF se ne deve andare n.d.r.).
Già nei giorni precedenti alla manifestazione alcuni sindacalisti e giornalisti sono stati arrestati. Altri oppositori sono fuggiti, perchè ricercati dalla polizia. Insomma il presidente Emmerson Mnangagwa, al potere dal 24 novembre 2017, dopo la caduta del suo storico predecessore ormai deceduto, Robert Mugabe, non tollera obiezioni. Chi lo contesta finisce in galera.
Tra gli arresti eccellenti c’era anche Fadzayi Mahere, avvocato e portavoce del maggiore partito all’opposizione, Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC). Le forze dell’ordine l’avevano fermata perchè manifestava con un cartellone chiedendo giustizia per i giornalisti sbattuti in galera e l’apertura immediata di un’inchiesta per mettere fine agli scandali di corruzione. E la scrittrice conosciuta a livello internazionale, Tsitsi Dangarembga, aveva fatto la stessa fine di Mahere e altri.
Venerdì sera molti organizzatori hanno chiesto di continuare le proteste durante tutto il fine settimana.
Entro la fine dell’anno, il 60 per cento della popolazione avrà bisogno di assistenza alimentare. 8,6 milioni di persone si troveranno in stato di necessità a causa dei cambiamenti climatici – siccità e invasione di cavallette – recessione e pandemia.
Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha lanciato un appello il 30 luglio scorso e ha chiesto aiuti per 213 milioni di euro per poter far fronte a questa crisi senza precedenti.
Il lockdown per arginare la propagazione del temibile virus ha messo in ginocchio innumerevoli famiglie nelle città, dove sono rimaste senza lavoro e quindi senza entrate. Mentre nelle zone rurali la situazione è ancora peggio. Gran parte delle persone che si erano trasferite nei centri urbani sono tornate a casa e ora, non solo i residenti sono aumentati, ma manca anche l’apporto finanziario di chi era partito in cerca di fortuna nelle grandi città del Paese.
Inoltre, a causa della siccità, anche il raccolto di quest’anno è stato infruttuoso e questo per la terza volta di seguito. La produzione di mais è diminuita del 50 per cento rispetto allo scorso anno e a causa dell’inflazione galoppante i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati in modo spropositato, inaccessibili per la maggior parte dei zimbabwesi.
Ad Harare il prezzo del mais è più che raddoppiato in poco più di un mese e molte madri di famiglia non riescono a mettere in tavola un cibo decente nemmeno una volta al giorno. Le famiglie sono disperate e iniziano a vendere beni preziosi pur di mangiare. Inoltre, il sistema sanitario già fragile, è allo stremo e Covid-19 continua la sua folle corsa. Ufficialmente sono stati registrati 3.169 casi e 67 decessi.
Lunedì, nell’ospedale centrale di Harare sono venuti al mondo 7 neonati morti in una sola notte. Le emergenze non riescono a essere seguite nei tempi previsti per la mancanza cronica di personale. Gran parte delle infermiere e dei paramedici sono in sciopero in tutto il Paese, in quanto mancano le protezioni contro la pandemia.
Un medico ha detto che la morte dei piccoli non è che “la parte che emerge dall’iceberg”. E recentemente proprio il settore sanitario è stato al centro di uno scandalo legato al coronavirus: è stato scoperto che contratti di svariati milioni di dollari sono stati gonfiati per l’acquisto di equipaggiamento di protezione. Il ministro della Sanità, Obadiah Moyo, è stato silurato e arrestato a fine giugno per corruzione. Ora è libero su cauzione in attesa del processo.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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