Costantino Muscau
27 luglio 2020
E’ diventato celebre per una celeberrima NON vittoria. Anzi per aver fatto trionfare un suo connazionale. Eppure la sua vita è stata ricca di successi al punto che viene considerato uno dei pionieri e uno dei padri dell’atletica africana. Grazie al suo valore e alla sua generosità – è il riconoscimento unanime – i podisti keniani sono entrati prepotentemente, oltre mezzo secolo fa, nel palcoscenico mondiale.
Oggi il Kenya sportivo, e non solo, piange la scomparsa di Benjamin Wabura Jipcho, “Ben” per tutti, deceduto a 77 anni il 24 luglio al Fountain Hospital di Eldoret.
La carriera di Ben è costellata di medaglie: argento nel 1970 sui 1500 siepi ai Commonwealth Games, argento sui 3 mila siepi alle Olimpiadi di Monaco del 1972, oro sui 5 mila metri piani nel 1973 agli All African Games a Lagos (Nigeria), oro sui 5 e 3 mila e bronzo nei 1500 siepi nel 1974 ai Commonwealth Games in Christchurch (New Zealand), due volte recordman mondiale sui 3 mila siepi.
Eppure Ben Jipcho fece irruzione nella storia dell’atletica leggera non per aver vinto, ma per aver sacrificato la sua possibile vittoria a favore di un connazionale. Correva l’anno 1968 – è proprio il caso di dirlo – e la finale dei 1500 metri ai giochi olimpici di Città del Messico. Rinunciò a competere per il successo, accettò di fare la lepre, come si dice in gergo: partire a tutta velocità per sfiancare il più temibile e terribile avversario, l’americano James Ronald Ryun “Jim”, oggi 73 anni, a favore di Kipchoge Keino, 80 anni.
Jipcho coprì il primo giro di pista in 56 secondi – ha ricordato l’altro giorno il sito dell’Atletica Mondiale – trascinandosi Keino sugli 800 metri in 1:55.3 e consentendogli di vincere in 3:34.91. Un tempo strabiliante, se si considera che si correva in altura (oltre i 2 mila metri). Un record olimpico che resisterà per 16 anni. Ben, un vero signore, tempo dopo quasi si scusò con Jim Ryun che, ovviamente, aveva tagliato il traguardo sconfitto e disfatto a 20 metri di distanza! (Ben si era classifico decimo).
Toccante il ricordo di Kipchoge Kenio affidato al giornale Standard Sports: “Ben è parte di me. Il mio successo è dovuto alla sua capacità agonistica; ci completavamo l’un l’altro. Le olimpiadi messicane restano incise per sempre nella mia mente. Ha imposto il ritmo e abbiamo demolito Ryun. E’ stato un grandissimo momento di patriottismo. Avrebbe potuto trionfare anche lui, ma si rese conto che forse io avrei avuto maggiori possibilità di dare l’oro al Kenya. Avevamo stretto un legame indissolubile fin da quando io lo portai via da Maseno (il terzo distretto più importante del Paese) per venire ad allenarsi a Kiganio. Insieme abbiamo posto le basi del nostro successi ma abbiamo assicurato al Kenya un posto nella mappa sportiva mondiale. Sì, il suo posto nella storia dell’atletica mondiale è assicurato”
Ben ha svolto anche un’intensa attività politica: è stato presidente del National Development Party e del Liberal Democratic Party a Mt Elgon (nella Provincia Occidentale). Anche in questa veste lo ha commemorato Raila Amolo Odinga, il seguitissimo leader politico protagonista delle ultime contrastate votazioni presidenziali. “Tutti conoscevano Ben come il pioniere che ha portato il Kenya sul sentiero della grandezza – ha dichiarato Raila Odinga – Per me era molto di più. E’ stato parte del mio viaggio in politica. Ho perso un eroe e un compagno”.
Per questo tutto il Kenya si china davanti a questa icona. E i suoi funerali previsti nel villaggio natale Kisawai, nella contea Trans Nzoia, ( a circa 400 km da Nairobi) sono diventati un “affare di Stato”, concordati tra le autorità governative, quelle sportive e il figlio David Kwenden (seppure rispettando le linee guida imposte dalla pandemia del Covid19).
Purtroppo, però, in questo periodo lo sport di Nairobi sta vivendo un altro lutto morale causato dalla piaga del doping. Proprio alla vigilia della scomparsa di Ben Jipcho, sono stati sospesi il campione mondiale dei 1500 metri, Elijah Motonei Manangoi, 27 anni e tre maratoneti: Patrick Siele, Kennet Kiprop, e Mercy Jerotich Kibaru
Tutti accusati di aver violato, a vario titolo, le regole antidoping.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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