Cornelia I. Toelgyes
24 luglio 2020
L’Islamic State West Africa Province (l’acronimo ISWAP), una fazione di Boko Haram, capeggiata da Abu Abdullah Ibn Umar Al Barnawi, ha rilasciato mercoledì sera un nuovo video. Nel filmato si vedono 5 operatori umanitari inginocchiati uno vicino all’altro con gli occhi bendati, dietro di loro cinque boia con fucili automatici in mano e poi boom. Una esecuzione in piena regola.
Un déjà vu. A fine dicembre la stessa sorte è toccata a 11 persone – 10 sono state decapitate, solo uno è stato freddato con pallottole. E solo pochi giorni prima, il 14 dicembre, sono stati uccisi 4 impiegati di una ONG francese, Action contre la faim (ACF), fondata a Parigi nel 1979 e attiva in 47 Paesi.
Anche ora, uno degli uomini brutalmente ammazzati mercoledì, lavorava per ACF, mentre un altro per International Rescue Committee (IRC), i restanti tre per State Emergency Management Agency (SEMA). Uno dei giovani deceduti così tragicamente, avrebbe dovuto sposarsi tre giorni dopo essere stato rapito.
I cinque sono stati portati via l’8 giugno scorso mentre viaggiavano sulla strada che collega la città di Monguno con Maiduguri, capoluogo del Borno State, nel nord-est della ex colonia britannica. “Su parecchie arterie della regione vengono piazzati falsi check-point, dove, se va bene i vicoli di passaggio vengono rapinati. Ma ben spesso gli operatori umanitari, incaricati della distribuzione dei viveri, vengono feriti, se non uccisi”, ha specificato Edward Kallon, coordinatore per gli Affari Umanitari dell’ONU in Nigeria.
Il 30 giugno il quotidiano Daily Trust con sede a Abuja, la capitale della Nigeria, aveva fatto sapere che ISWAP aveva chiesto un riscatto di mezzo milione di dollari per la liberazione dei sequestrati. Ovviamente la richiesta è stata negata e nessuna trattativa è stata aperta con i terroristi.
Alcuni esperti ritengono che ISWAP sia a corto di viveri e soldi, in quanto il governo di Abuja vieta qualsiasi transazione per la liberazione di ostaggi in mano ai miliziani. Nel 2019 ben 12 operatori umanitari sono stati uccisi, mentre cinque, sequestrati a dicembre, sono stati liberati in gennaio.
Dal 2009, inizio dell’insurrezione dei Boko Haram, a oggi nel nord-est della Nigeria, sono morte oltre 35.000 persone e 2 milioni hanno dovuto lasciare i propri villaggi per cercare rifugio nei campi per sfollati o per profughi nei Paesi confinanti. Sono 10,6 milioni i nigeriani in grave stato di necessità. Il loro numero, anche a causa della pandemia, è in continuo aumento.
Muhammadu Buhari, presidente della ex colonia britannica, ha condannato le terribili esecuzioni e ha promesso di mettere in campo tutte le forze possibili per sconfiggere i terroristi. Parole sentite, ripetute in mille occasioni dal presidente. Appena salito al potere nel marzo 2015, Buhari, ex golpista del 1983, aveva solennemente dichiarato che avrebbe annientato Boko Haram entro il 31 dicembre dello stesso anno.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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