Cornelia I. Toelgyes
6 luglio 2020
Dal mese di maggio stanno morendo in modo misterioso centinaia di elefanti in un parco nazionale del Botswana. Secondo un rapporto della ONG Elephants Without Borders sono state ritrovare 356 carcasse nel Delta dell’Okavankgo, mentre Cyril Taolo, direttore dei parchi nazionali del Paese afferma che finora sono stati recuperati “solamente” 275 pachidermi morti.
“Stiamo cercando di determinare la causa di questa moria. Abbiamo inviato campioni in Sudafrica, Zimbabwe e Canada per farli analizzare anche nei loro laboratori. Abbiamo già escluso il batterio dell’antrace, malattia detta anche “carbonchio” (dal greco άνθραξ, che significa “carbone”, dal colore nero delle lesioni cutanee che si sviluppano nelle vittime di questa infezione). La strage non può nemmeno essere opera dei bracconieri, in quanto tutte le carcasse sono state ritrovate con le zanne”, ha specificato il direttore e ha aggiunto: “Abbiamo inviato uomini e mezzi nel delta per monitorare da vicino la situazione e tutta la zona viene sorvolata regolarmente anche da piccoli aerei”. Ma i risultati tardano a arrivare. Il Sudafrica ha fatto sapere che il ritardo è dovuto alla pandemia di coronavirus.
Michael Chase, autore del rapporto pubblicato il 19 giugno e direttore della ONG, ha spiegato che la morte del 70 per cento degli elefanti risale a più di un mese fa, solo il 30 per cento dei decessi sembrano essere recenti (da un giorno a due settimane). Destano preoccupazione anche i pachidermi ancora in vita: sono deboli, letargici, alcuni sono anche disorientati e fanno fatica a spostarsi. La misteriosa malattia colpisce tutti: maschi, femmine, esemplari vecchi e di pochi mesi. “Abbiamo osservato un esemplare che girava in tondo, assolutamente incapace di cambiare direzione, malgrado gli incoraggiamenti ricevuti dal resto del branco”, ha aggiunto Chase.
Dal canto suo il ministero del turismo di Gaborone (la capitale del Botswana), già a maggio aveva detto di aver aperto un’inchiesta sulla strana morte di una decina di elefanti e di aver diramato un avviso alle popolazioni residenti di non consumare la carne dei pachidermi morti; gli addetti ai lavori stanno cercando di bruciare tutte le carcasse.
La ONG EWB e il governo botswano sono spesso in contrasto tra loro. Nel 2018 Chase aveva denunciato l’uccisione di 90 elefanti e aveva descritto il fatto come il più grave episodio di bracconaggio in Africa. Il governo aveva smentito le cifre della ONG, affermando di aver identificato 53 carcasse e specificando che la maggior parte dei pachidermi era morta per cause naturali o per conflitti tra l’uomo. Il Botswana ospita un terzo degli elefanti in Africa, si stima che attualmente ci siano 130.000 esemplari, 15.000 tra questi vivono nel Delta dell’Okavango, uno degli ecosistemi più insoliti del pianeta.
Nel 1990 la presenza dei pachidermi nel Paese era nettamente inferiore. Allora si contavano solamente poco più di 90.000. Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, in carica dal 1° aprile 2018, ha riaperto la caccia agli elefanti che 5 anni prima era stata vietata dal suo predecessore Ian Khama. Masisi è convinto che la proliferazione incontrollata dei giganti dell’Africa minacci i mezzi di sostentamento, cioè i raccolti agricoli, della popolazione in alcune zone rurali.
Nel 1965 una parte del territorio del delta è stato dichiarato riserva naturale, col nome di Riserva faunistica Moremi (circa 3.000 chilometri quadrati), gestita dalla Fauna Conservation Society di Ngamiland.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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