Sandro Pintus
Firenze, 1 luglio 2020
Sabato scorso, nel nord del Mozambico, è stato l’inizio di un orrendo fine settimana di guerra. Secondo fonti di sicurezza mozambicane, all’alba, gruppi jihadisti hanno invaso, sparando all’impazzata, la città portuale di Mocimboa da Praia. Centinaia di persone terrorizzate hanno abbandonato la città a piedi e in barca.
Testimoni locali, prima che cadessero le comunicazioni, hanno confermato che i ribelli sono entrati da diversi punti della città. Hanno anche raccontato che ci sono morti e feriti. Una fonte della polizia ha sostenuto all’agenzia Reuters che l’attacco è stato “molto violento”.
La risposta mozambicana è arrivata dal cielo con tre elicotteri della Dyck Advisory Group (DAG), in ritardo, per scarsa visibilità per le nuvole sulla città. Secondo il giornale sudafricano Daily Maverick due elicotteri Gazelle e un Bell 407 arrivati su Mocimboa hanno sparato su 12 ribelli. Ci sarebbero anche 13 feriti e un militare mozambicano morto.
Il gruppo sudafricano di contractor DAG, dall’inizio dell’anno ha sostituito i mercenari russi del Wagner Group nella lotta al terrorismo a Cabo Delgado. Molto più esperti dei russi, soprattutto perché conoscono il territorio, finora hanno perso due velivoli. All’inizio di aprile un elicottero Gazelle è stato abbattuto dai jihadisti e il 15 giugno un aereo leggero Bat Hawk è precipitato durante una ricognizione.
L’attacco jihadista di sabato scorso è attribuito ad Al Sunnah Wa-Jama (ASWJ) chiamati dalla popolazione al Shebab, recentemente affiliati all’ISIS. Negli ultimi tempi il terrorismo islamico pare più organizzato e più pericoloso. E anche meglio armato. Dai machete degli attacchi del 2017, sono passati ai kalashnikov (AK47), lanciagranate e, nell’assalto di sabato scorso, anche ai bazooka.
L’attacco del 27 giugno è il quarto a Mocimboa da Praia dall’inizio della sovversione nell’ottobre 2017. Il 28 maggio i jihadisti hanno invaso la cittadina di Mocomia e ne hanno tenuto il controllo per tre giorni mentre il 23 marzo, a Quissanga, hanno issato la bandiera nera nella stazione di polizia distrutta.
La violenza jihadista in Mozambico preoccupa anche i Paesi confinanti. Su richiesta del presidente mozambicano, Filipe Nyusi, la Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC- Southern African Development Community) si è riunita il 19 maggio. Ma ha espresso solo solidarietà visto che le risorse sono utilizzate contro il Covid-19.
L’area dei giacimenti di gas di Palma, al confine con la Tanzania, diventa sempre meno sicura. Non a caso le multinazionali petrolifere hanno chiesto più militari a protezione dell’area. Si tratta di un progetto messo in discussione da Amici della Terra Mozambico e Justiça Ambiental, ong che accusano governo e aziende di distruzione ambientale, e di impoverire e militarizzare Cabo Delgado. Finora per il gas sono stati investiti oltre 53 miliardi di euro e sono presenti ENI, ExxonMobil e Total. ENI ed ExxonMobil inizieranno la produzione nel 2022. A seguire, Total nel 2024.
Un business miliardario che il governo del presidente Nyusi, deve difendere ad ogni costo per salvare la fragile economia dell’ex colonia portoghese.
Sandro Pintus
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