Etiopia: manifestazioni, morti e feriti dopo l’uccisione di un popolare cantante oromo

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Il cantante oromo, Hachalu Hundessa

Speciale per Africa-exPress
Cornelia I. Toelgyes
1° luglio 2020

Il cantante oromo Hachalu Hundessa è stato ucciso e i suoi fans sono scesi in piazza per protestare. La folla ha persino cercato di impedire che la salma lasciasse l’ospedale alla volta di Ambo, una cittadina a ovest della capitale, e ha chiesto funerali di Stato. L’artista è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre era a bordo della sua auto lunedì notte in un quartiere periferico di Addis Ababa, la capitale dell’Etiopia.

Hachalu aveva 34 anni, ed era un cantante assai famoso. Era di etnia Oromo, il maggiore gruppo etnico dell’Etiopia che rappresenta il 32 per cento della popolazione. Non si conoscono ancora i dettagli del suo assassinio, le indagini della polizia sono ancora in corso; un portavoce ha fatto sapere che diversi sospettati sono stati già fermati dagli agenti. Per i giovani e meno giovani era un idolo, con le sue canzoni aveva denunciato tutte le ingiustizie che il suo popolo è stato costretto a subire. Alle 21.30 di lunedì scorso la sua voce è stata messa a tacere. Per sempre.

Il primo ministro Abiy Ahmed, oromo pure lui, ma fortemente contestato dal suo stesso gruppo etnico, ha espresso pubblicamente il suo dolore per la perdita di una vita tanto preziosa. A nulla sono valse le sue parole. I seguaci di Hachalu sono scesi nelle strade e nelle piazze, alcuni hanno persino cercato di impedire che la salma lasciasse l’ospedale alla volta di Ambo, a ovest della capitale, hanno chiesto funerali di Stato per l’idolo del popolo oromo.

Il cantante oromo, Hachalu Hundessa

Da quel momento in poi la situazione è precipitata nella capitale. Durante tutta la mattinata di martedì si sono sentiti spari ovunque. La polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. L’accesso a internet è stato bloccato in gran parte del Paese e risulta persino difficile effettuare telefonate. La polizia federale ha fatto sapere che nella tarda serata di ieri è stato arrestato Jawar Mohammed, un leader dell’opposizione molto popolare e il più critico nei confronti del governo. Jawar è anche uno dei fondatore della piattaforma Oromia Media Network (OMN), con base negli USA, e che diffonde principalmente via Facebook. Oltre a lui, sono state fermate un’altra trentina di persone. Nella macchina di Jawar sono state trovate armi e munizioni, nonché 9 trasmettitori radio. Il materiale è stato ovviamente sequestrato.

La situazione è tesa in tutto il Paese, le proteste si sono estese quasi ovunque: a Adama, una novantina di chilometri a sud-est di Addis Ababa, 5 persone sono morte, mentre altre 75 sono state ferite durante le manifestazioni, ma il numero delle vittime, compresi alcuni poliziotti, continua a salire. Martedì anche nella capitale è stato ucciso un agente e un numero imprecisato di persone ha riportato lesioni causate da tre esplosioni.

Abiy Ahmed, primo ministro etiopico

A Harar Jugol, città che si trova nella parte orientale dell’Etiopia, nell’odierna regione dell’Harari, i manifestanti hanno persino abbattuto la statua di Ras Makonnen Wolde Mikael, il padre di Haile Selassie, l’ultimo imperatore dell’Etiopia. La statua rappresenta il Ras su un cavallo: era un importante militare e governatore della provincia di Harar nel 19esimo secolo, durante il regno dell’imperatore Menelik II.

Statua di Ras Makonnen Wolde Mikael

Perchè proprio questa statua? In una recente intervista concessa a una TV locale, Oromia Media Network, il cantante aveva detto che la gente dovrebbe ricordare che tutti i cavalli montati da vecchi leader appartengono al popolo.

La situazione attuale in Etiopia è molto tesa e non solamente per la morte del cantante e le proteste. I fatti coincidono con il rinvio delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere a agosto, ma posticipate a causa della pandemia. Sarebbe stato il primo test elettorale per Abiy, premio Nobel per la Pace 2019, salito al potere nel 2018, dopo le dimissioni di Hailé Mariàm Desalegn.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

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