Sandro Pintus
Firenze, 26 giugno 2020
L’indagine “Dall’eldorado del gas al caos”, dell’ong Amici della Terra Mozambico accusa il governo mozambicano di aver militarizzato l’area attorno ai giacimenti di gas. Punta l’indice contro i militari mozambicani che davanti alla violenza jihadista di Cabo Delgado abusano del loro potere contro la gente. “In realtà” – dice il report – “la loro funzione è la protezione dell’industria del gas che ha già richiesto più militari a difesa degli impianti”.
Oltre 150 mila persone sono scappate dai loro villaggi distrutti dalla violenza dei jihadisti di Ahlu Sunna Wa-Jama, chiamati dalla popolazione al Shebab. L’indagine riporta che, secondo Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) questa situazione ha fatto almeno 1.100 morti.
“L’industria del gas ha spinto le persone nella povertà. Per costruire i cantieri di Afungi ha costretto 556 famiglie di pescatori e agricoltori a lasciare le proprie case” – spiega il report. “Non hanno più i loro terreni agricoli e distano una ventina di chilometri dal mare, troppo lontano per andare a pescare senza mezzi di trasporto”.
Intanto, mentre la statunitense ExxonMobil taglia gli investimenti del 2020 del 30 per cento, la Francia protegge i suoi interessi e appoggia la sua Total. Anche militarmente. Non solo contro il terrorismo jihadista utilizzando armamenti francesi ma anche attraverso la sua marina militare che pattuglia il Canale del Mozambico.
AdT accusa la Francia anche dello scandalo che ha portato all’arresto a Johannesburg dell’ex ministro mozambicano delle Finanze, Manuel Chang, per frode. La sua detenzione ha determinato il braccio di ferro tra Mozambico e Stati Uniti che lo vogliono processare in USA per truffa a cittadini americani. Frode da €1,9mld di euro per l’acquisto di 39 barche dall’azienda francese Constructions Mécaniques de Normandie per la Ematum, società pubblica mozambicana oggi Tunamar.
La Constructions Mécaniques era in gravi difficoltà finanziarie e la vendita delle imbarcazioni è stata una grossa boccata d’ossigeno. Ventiquattro di queste barche dovevano essere destinate alla pesca del tonno ma non sono mai state usate mentre 15 sono imbarcazioni militari. Secondo l’ong, il contratto era in realtà direttamente collegato ai piani dei governi francese e mozambicano di sfruttare gli idrocarburi.
Non solo le multinazionali e banche francesi, secondo AdT, sono responsabili della situazione di sfruttamento del Bacino del Rovuma. L’ong ha scritto una lettera aperta indirizzata a ENI, Total, Exxon Mobil, Shell, Galp, HSBC, Standard Bank, US Exim e al Governo del Mozambico. Per conoscenza l’ha inviata anche alla Commissione africana per i diritti umani e dei popoli e all’Ufficio ONU per i Diritti umani (OHCHR).
“A Cabo Delgado l’industria del gas sta causando devastazioni in queste comunità affamate e senza terra. Tutti sono complici: società transnazionali di combustibili fossili, appaltatori, finanziatori privati, società di consulenza sui rischi e il Governo del Mozambico” – scrive.
Elicottero francese Gazelle ZU-ROJ in volo a Cabo Delgado, nord del Mozambico
“Gli appaltatori hanno raso al suolo interi villaggi, lasciando le comunità senza mezzi di sussistenza e creando una crisi alimentare”. C’e poi il problema degli sfollati che rischiano di essere scambiati per estremisti dai militari mozambicani o attaccati dai terroristi.
“Il comportamento francese obbliga il Paese africano alla dipendenza dalle energie fossili” – dichiara AdT. Ma il Mozambico ha un immenso giacimento di gas naturale (LNG-GNL) che gli porterebbe grandi quantità di valuta e non intende perdere l’opportunità. ENI ha programmato la produzione di gas per il 2022. Il 90 per cento sarà per l’esportazione.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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