Antonio Mazzeo
Giugno 2020
In Qatar un centinaio di pazienti convalescenti da Covid-19 “donano” il loro plasma che viene poi infuso in altrettanti malati gravi offertisi “volontariamente” per i test di laboratorio. Successivamente il plasma viene imbarcato in un aereo dell’Aeronautica militare italiana e trasportato sino ad un grande presidio ospedaliero privato in Sardegna dove verranno quantificati gli anticorpi neutralizzanti il coronavirus.
Passa tra Doha e Olbia la nuova frontiera della ricerca scientifica per contrastare l’epidemia che ha messo in ginocchio il mondo intero. Sperimentazioni che pongono profondi dubbi etici ma che legano insieme transnazionali, holding farmaceutiche, uffici diplomatici, le forze armate e le segrete finanze della Santa Sede in quella che è ormai la gara multimiliardaria per il nuovo vaccino anti-influenzale planetario.
Con un comunicato ufficiale del Mater Olbia Hospital è stato reso noto un accordo con le autorità governative del Qatar e l’Università Cattolica del Sacro Cuore per sviluppare congiuntamente una ricerca sul plasma iperimmune. “Il progetto si propone di valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia con plasma in una coorte di pazienti Covid-19”, spiega il centro sardo. “Lo scopo è quello di dimostrare la caratterizzazione del ruolo degli anticorpi nello sviluppo dell’immunità post-Covid-19, mediante un’analisi dettagliata della risposta anticorpale specifica per Sars-CoV-2. I risultati della ricerca, che prevede l’arruolamento di 100 donatori e 100 pazienti riceventi, contribuiranno in modo significativo a standardizzare e migliorare la terapia con plasma”.
Più specificatamente, il plasma dei pazienti in via di guarigione verrà raccolto e infuso su malati con quadri severi da Covid-19 presso l’Hamad Medical Corporation di Doha. I campioni di plasma verranno successivamente inviati al Mater Olbia Hospital dove, mediante saggi Elisa, saranno determinati i titoli anticorpali e la caratterizzazione qualitativa immunitaria. I campioni di plasma selezionati saranno infine “infettati” da cellule con virus Sars-CoV-2 nel laboratorio di Microbiologia dell’Università Cattolica di Roma che misurerà le capacità di risposta inibitoria.
“Alcuni lavori condotti in Cina hanno messo in evidenza le potenzialità di questo trattamento, in analogia a quanto dimostrato in precedenza per altre infezioni virali gravi tra cui Sars e Mers, causate da virus molto simili a Sars-CoV-2”, aggiunge il Mater Olbia. “Si ritiene che gli anticorpi presenti nel plasma di pazienti convalescenti possano esercitare un’azione neutralizzante sul virus nei pazienti Covid-19 gravi, contribuendo in modo decisivo a un rapido miglioramento delle condizioni cliniche e alla guarigione”.
La ricerca è finanziata dalla Qatar Foundation Endowment (organizzazione “no-profit” che opera nel campo della ricerca scientifica e dell’istruzione accademica, finanziata e controllata dal governo dell’emirato), dall’Hamad Medical Corporation (il principale gruppo fornitore di servizi sanitari e ospedalieri del Qatar) e dal Mater Hospital di Olbia e ha un valore stimato di 500.000 euro. Collaborano al progetto l’Ambasciata della Repubblica italiana a Doha e l’Aeronautica militare che ha fornito l’aereo cargo che sabato 13 giugno – secondo l’Ansa – ha trasportato il plasma dei pazienti qatarini in Italia, insieme ad un gruppo di militari impegnati con la coalizione anti-ISIS nella grande base aerea di Al-Udeid, a 50 km circa da Doha.
Gli studi saranno coordinati da Hussam Al Soub e da Ali S. Omrani dell’Hamad Medical Corporation e dal prof. Stefano Vella del Mater Olbia Hospital, già direttore del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità ed ex Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, dal gennaio di quest’anno “rappresentante italiano” al Programma Quadro di Ricerca Europeo Horizon 2021-2027, su nomina del MIUR e del ministero della Salute.
Con delibera della Giunta della Regione Sardegna del 26 marzo 2020, il Mater Olbia Hospital è stato individuato quale struttura emergenziale anti-Covid per l’area settentrionale dell’Isola. Ciò comporta il trasferimento di ingenti risorse pubbliche a favore dell’ospedale per approntare nuove strutture di terapia intensiva e un reparto di malattie infettive con 15 posti letto. Per ovviare alla carenza di personale medico e paramedico specializzato, il ministero della Difesa ha anche trasferito nel centro di Olbia 3 medici e 8 infermieri militari.
Grandi interessi privati in mano straniera con l’immancabile aiuto del sistema pubblico quelli del Mater Olbia Hospital. La grande struttura è di proprietà della Qatar Foundation Endowment e della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, nella titolarità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il controllo societario è esercitato in verità da un’oscura società registrata il 13 dicembre 2013 nel paradiso fiscale del Granducato del Lussemburgo, la Innovation Arch. Questa secondo Mauro Pili, politico e giornalista, in un articolo pubblicato dall’Unione Sarda, detiene il 75 per cento del capitale sociale (10 milioni di euro) della Mater Olbia S.p.A. di Cagliari; il restante 25 per cento è in mano alla Fondazione del Policlinico “Gemelli”. Al centro ospedaliero di Olbia, la regione Sardegna ha destinato finanziamenti per 86 milioni di euro nel biennio 2019-2020, cui vanno poi aggiunti quelli “straordinari” per contrastare la pandemia da Covid-19.
Presidente del consiglio d’amministrazione del Mater Olbia è il manager Rashid Al-Naimi, vicepresidente della Qatar Foundation Endowment, presidente del Qatar MICE Development Institute (società di consulting e promozione industriale) e di Gulf Bridge International (holding privata che controlla la rete di cavi sottomarini che collegano i paesi del Golfo all’Europa, all’Africa e all’Asia). Rashid Al-Naimi è pure membro del CdA di Vodafone Qatar ed ha operato come direttore generale per conto della RasGas Ltd di Doha, una delle maggiori società internazionali produttrice ed esportatrice di gas naturale liquefatto (GNL).
Vice presidente e amministratore delegato di Mater Olbia Hospital è Giovanni Raimondi, pure presidente dell’IRCCS – Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, istituzione intrinsecamente legata all’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo” di Milano e fedelissimo di Comunione e Liberazione. Del Cda del “Gemelli”, fanno pure parte – tra gli altri – il rettore e presidente del consiglio d’amministrazione della Cattolica, Franco Anelli (CL); il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi; il presidente (dimissionario) del Banco Popolare di Milano, Carlo Fratta Pasini (CL); il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli e il giornalista ed ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, fedelissimo berlusconiano e Premio America della Fondazione Italia-Usa. Tutti esponenti del mondo cattolico.
Per comprendere l’identità e il peso dei proprietari dell’impero Gemelli-Cattolica basta rilevare composizione e nomina dei membri del consiglio d’amministrazione dell’Università Cattolica, la struttura-madre: 11 su 17 sono nominati dall’Istituto “Giuseppe Toniolo” creato nel 1920 da padre Agostino Gemelli, francescano e fondatore dell’Ordine dei Missionari della regalità di Cristo. Altri tre rappresentanti sono invece nominati, rispettivamente dalla Santa Sede, dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall’Azione Cattolica. Dulcis in fundo il rappresentante del governo italiano, il dottor Guido Carpani, già Capo gabinetto della Presidenza del Consiglio e dei ministeri della Salute e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma anche ex consigliere d’amministrazione de Mater Olbia nonché vicepresidente dell’Istituto Toniolo e consigliere di amministrazione dell’Università Cattolica.
Antonio Mazzeo
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