Speciale per Africa ExPress
Antonio Mazzeo
19 giugno 2020
Una filiera, quella del gas naturale liquefatto (GNL), di rilevanza strategica per il sistema economico italiano, attentamente monitorata in ogni sua tappa dai servizi segreti e dall’apparato militare.
Il sistema d’approvvigionamento chiave prende origine dal giacimento di North Field, nel Golfo, nelle acque nazionali del Qatar. Dopo l’estrazione, il gas viene raffreddato fino a raggiungere lo stato liquido in un mega-impianto nella città industriale di Ras Laffan, nel nord est dell’emirato. Poi il GNL viene caricato sulle navi metaniere e trasportato in Italia: un tragitto lungo 7.139 km attraverso le acque “calde” del Mar Arabico, del Mar Rosso, dello stretto di Suez e del Mediterraneo orientale.
Punto d’approdo è il terminale Adriatic LNG di Porto Viro, Rovigo, nell’alto Mar Adriatico, dove il gas liquefatto viene rigassificato per essere poi inviato alla rete di distribuzione nazionale. Con una capacità di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi l’anno (pari alla metà della capacità di importazione nazionale di GNL), il terminale-rigassificatore veneto assicura oltre il 10% dei consumi nazionali.
La mappa con la rotta del gas liquefatto Qatar-Italia, fa bella mostra di sé a pag. 69 dell’ultima relazione annuale sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza presentata dalla Presidenza del Consiglio nel febbraio 2020. Il capitolo è quello riservato alle molteplici “minacce all’economia nazionale e al sistema Paese” ed è proprio il tema della “difesa” del GNL a catturare l’attenzione dei servizi segreti italiani.
“La prospettiva di lungo periodo cui rimanda la decarbonizzazione dei sistemi energetici europei determina la necessità di disporre, per alcuni decenni, di una fonte fossile – quale il gas naturale – affidabile e a (relativamente) basse emissioni, in grado di accompagnare la transizione e, al contempo, garantire sicurezza e competitività alle economie europee”, spiegano gli uomini dell’AISE, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna.
“Già oggi primo elemento del mix energetico italiano, il gas, a causa della riduzione progressiva della produzione interna, è importato per oltre il 95% del fabbisogno (…) L’Italia dispone attualmente di tre terminali (Livorno, Panigaglia e Rovigo) – per una capacità complessiva di 16 miliardi di metri cubi (Gmc) all’anno (su circa 100 totali) – che nel 2019 hanno permesso di importare 14 Gmc, pari a poco meno di un quinto del consumo interno lordo e sta sviluppando nuove progettualità relative al cd. small scale LNG. In un contesto globale caratterizzato da un’ampia e crescente disponibilità di GNL – grazie anche agli ingenti investimenti effettuati negli ultimi anni in Australia, Qatar, Russia e Stati Uniti – i Paesi importatori come l’Italia possono contare su un’offerta sempre più ampia…”.
Un chiaro invito a continuare a diversificare la domanda, privilegiando anche Mosca ma soprattutto Doha, a cui i servizi segreti perdonano la sempre maggiore ingerenza nel conflitto libico (“uno dei più classici esempi di guerra per procura dei nostri giorni”) nel quadro dello “scontro intra-sunnita” (a fianco della Turchia contro Egitto ed Emirati Arabi) e le strette relazioni con alcune milizie islamico-radicali. Comportamenti, quelli del Qatar, stigmatizzati da altri paesi arabi partner dell’Italia come Arabia Saudita e Bahrein, al punto che nel 2017 gli stessi hanno decretato l’embargo commerciale e politico-militare contro l’emirato. Da lì la decisione delle autorità qatarine di abbandonare l’Opec e concentrare buona parte degli investimenti sulla produzione di gas naturale.
I risultati non si sono fatti attendere: con 77,8 milioni di tonnellate di GNL esportate nel 2019, il Qatar ha conquistato la leadership tra i produttori mondiali ed è oggi considerato come il nuovo Eldorado del gas liquefatto, o forse meglio, una seconda Mecca. L’emirato punta ad accrescere la capacità produttiva a 126 milioni di tonnellate entro il 2027 sfruttando in particolare il giacimento di North Field, il maggiore al mondo, con riserve stimate nell’ordine di 25.000 miliardi di metri cubi. In quest’ottica la grande compagnia energetica nazionale Qatar Petroleum ha siglato un accordo di 19,2 miliardi di dollari con tre cantieri sud-coreani per la costruzione di oltre 100 navi trasportatrici di gas naturale liquefatto.
Solo nell’ultimo quadrimestre le consegne di GNL del Qatar ad alcuni paesi europei (Italia, Belgio, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Paesi Bassi) sono aumentate del 150%. Lavora così a pieno ritmo il rigassificatore Adriatic LNG di Rovigo, di proprietà della Terminale GNL Adriatico S.r.l. di Milano, capitale sociale di 200 milioni di euro.
In verità di Sistema Italia in questa società non è che ce ne sia poi tanto: essa è partecipata infatti da ExxonMobil Italiana Gas (70.7%), società del colosso energetico statunitense ExxonMobil; dalla Qatar Terminal Company Limited (22%), affiliata di Qatar Petroleum; e da Snam S.p.A. di San Donato Milanese (7.3%), quest’ultima controllata per il 30% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti.
La longa manus dell’emirato e dei petrolieri texani sul rigassificatore veneto è evidenziata dalla governance aziendale. Presidente del Consiglio di amministrazione della Terminale GNL Adriatico S.r.l. è infatti Homoud Fahad Homoud Sultan Al-Qahtani, mentre amministratore delegato è il manager di origini britanniche, Timothy J. Kelly. Tra i consiglieri, il Qatar ha anche un suo secondo rappresentante, Ali Khalaf Al-Kaabi, pure direttore della società South Kook Gas Ltf, la principale importatrice di GNL in Gran Bretagna, anch’essa di proprietà di Qatar Petroleum International (70%) e ExxonMobil (30%).
Nel settembre 2019 Adriatic LNG ha celebrato a Venezia il 10° anniversario di attività; ospite d’onore Saad Sherida Al-Kaabi, ministro per gli Affari energetici del Qatar e presidente di Qatar Petroleum. A rendergli omaggio l’ambasciatore plenipotenziario del Qatar in Italia, Abdulaziz Ahmed Almalki Aljehni e il Console generale degli Stati Uniti a Milano, Elizabeth Lee Martinez. Potevano gli 007 nostrani non attenzionare con dovizia l’affaire del GNL qatarino?
Antonio Mazzeo
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