17 giugno 2020
Provengono dall’Africa, dall’Asia e sgobbano da mattina a sera in uno dei cantieri più prestigiosi del Qatar, alla realizzazione dello stadio Al-Bayt, uno degli 8 impianti per i mondiali di calcio che si svolgeranno nell’Emirato nel 2022.
Da mesi un centinaio di operai non ricevono lo stipendio. Sono tutti dipendenti della Qatar Meta Coats (QMC), una delle tante ditte impegnate nella costruzione del Al-Bayt, che prende il nome dalla tradizionale tenda beduina qatarina, Bayt Al Sha’ar, situato nella cittadina di Al Khor, che dista una quarantina di chilometri dalla capitale Doha.
Secondo un rapporto di Amnesty international di pochi giorni fa, la maggior parte di questi operai non ha più ricevuto alcun compenso da oltre 7 mesi dalla QMC, società di progettazione e costruzione, subappaltatrice per i lavori di facciata dello stadio.
Solo dopo le proteste della ONG con sede a Londra, presso il ministero del Lavoro di Doha, gli organizzatori dell’evento (Supreme Committee for Delivery & Legacy) e altri organi, compresa la FIFA, alcuni lavoratori hanno ricevuto parte dei salari non corrisposti regolarmente dalla QMC. Gli organi interpellati hanno promesso di cercare di risolvere la vertenza in atto.
Nel suo rapporto Amnesty ha specificato che la società non avrebbe nemmeno rinnovato i permessi di soggiorno dei dipendenti, esponendoli a rischio arresto o espulsione immediata. La Kafala, una norma secondo cui un migrante non può cambiare impiego senza l’autorizzazione di chi lo ha assunto, resta ancora in vigore, malgrado le promesse fatte dalle autorità di volerla abolire.
Alcuni migranti hanno confidato ai rappresentanti di Amnesty che a fine febbraio la società li ha spostati dal cantiere alle proprie officine, dove vengono prodotti e rifiniti materiali come alluminio e acciaio, probabilmente destinati allo stadio. A fine marzo la fabbrica è stata costretta a interrompere la produzione a causa del lockdown.
Pare che la QMC abbia serie difficoltà finanziarie e gli organizzatori dei mondiali qatarini avrebbero vietato alla ditta di proseguire i lavori allo stadio. Si vocifera poi che la società, che aveva anche stretti rapporti di collaborazione con l’italiana Alu-K Engineering S.p.a. di Verona, sia stata venduta.
La popolazione dell’Emirato conta 2,6 milioni di abitanti. Solo 300 mila tra questi sono qatarini. Infatti la forza lavoro della nazione è costituita per il 90 per cento da stranieri.
Molti operai provengono dal Ghana, Kenya, Bangladesh e altri Paesi dove le possibilità di trovare un impiego sono scarse. E, in base a quanto hanno riferito i migranti ai ricercatori di Amnesty, la maggior parte ha pagato somme da 900 a 2.000 dollari agli intermediari dei propri Paesi di origine per ottenere un contratto di lavoro in Qatar. Spesso hanno dovuto contrarre un debito per affrontare tale spesa. Ora senza stipendio si trovano in grave difficoltà e sono nell’impossibilità di sostenere le famiglie rimaste a casa.
Africa ExPress
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