9 giugno 2020
Il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, al potere dal 2005, è deceduto ieri pomeriggio nell’ospedale Cinquantenaire de Karuzi, città al centro del Burundi.
Le autorità governative hanno precisato che il capo dello Stato sarebbe morto in seguito a un infarto; aveva accusato un malore mentre assisteva a una partita di volley-ball a Karuzi. Ne è seguito l’immediato ricovero.
Da fonti mediche è però trapelato che Nkurunziza è risultato positivo al test Covid-19.
La moglie Denise è stata ricoverata il 31 maggio nella clinica privata dell’Aga Khan a Nairobi, dove è giunta in piena notte in aereo, sistemata su una barella di biocontenimento, accompagata da guardie del corpo e uno stuolo di medici.
Secondo le norme vigenti per contrastare l’espandersi della pandemia, il Kenya vieta l’entrata nel Paese a persone positive al coronavirus. Ma si sà, per gli amici le eccezioni confermano la regola. Infatti solo pochi giorni prima anche il ministro della Sanità di Gitega (la capitale politica), Thaddée Ndikumana, è stato ospedalizzato nella capitale keniota per la stessa patologia. Eppure pochi giorni prima della tornata elettorale aveva defenestrato gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per interferenze inaccettabili nella gestione di COVID-19.
Subito dopo la partenza della moglie, il presidente, il cui mandato scade il 20 agosto, ha esclamato: “Possiamo nuovamente riunirci senza le mascherine, Dio purifica l’aria del nostro Paese”.
Il Burundi che conta poco più di 11 milioni di abitanti, ha preso poche misure volte a contrastare l’espandersi del virus, tant’è vero che nemmeno la Primus Ligue (che corrisponde alla nostra Serie A) non si è mai fermata. Assembramenti, matrimoni, funerali e altre cerimonie non sono vietate. Nessun distanziamento sociale, chiusi solamente aeroporti e le frontiere, rimangono aperte quelle con la Tanzania per il trasporto di merci.
Si fa finta che il virus non esista. A tutt’oggi sono stati confermati ufficilamente 83 casi con una sola vittima. Certo, la seconda non si conta. Il presidente non è morto a causa di Covid-19.
L’ex leader del Paese, al potere dal 2005, a sorpresa non si è ricandidato per un nuovo mandato. Eppure, grazie al referendum del 2018, il presidente, un mistico pastore protestante, crede di essere unto dal Signore e predestinato a guidare il suo Paese, avrebbe potuto presentarsi per altre due legislature. Nel 2015 aveva vinto per la terza volta le presidenziali. Il periodo pre- e post-elettorale era stato segnato da un clima di forte tensione sociale, durante il quale sono morte oltre 1.200 persone. Altre 400.000 sono fuggite dal Burundi in seguito alle violenze.
Con la dipartita imprevista dell’attuale capo dello Stato, ora si presenta pure un problema istituzionale. Anche se il mandato di Nkurunziza stava per concludersi, il 20 agosto appunto, secondo l’articolo 81 della Costituzione dell’ex protettorato belga, dovrebbe assumere l’incarico ad interim il primo vice-presidente Gaston Sindimwo fino all’investitura del neo-eletto presidente Évariste Ndayishimiye.
Africa ExPress
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