AFRICA

Covid-19: niente salario per i lavoratori di DENEL, industria bellica del Sudafrica

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
26 maggio 2020

La pandemia ha messo in ginocchio anche l’industria della difesa sudafricana. Danie du Toit, amministratore delegato di Denel SOC Ltd., società interamente controllata dallo Stato, in un memorandum interno indirizzato al personale, ha ammesso le gravi difficoltà dell’azienda. Senza mezze parole du Toit ha fatto sapere ai 5.000 dipendenti che la liquidità di Denel non è sufficiente per pagare gli stipendi di maggio e anche quelli di giugno e luglio sono in forse.

Dopo l’allentamento del lockdown, solamente il 30 per cento del personale ha potuto riprendere il lavoro. A causa del contenimento dell’emergenza coronavirus, il 19 per cento svolge lo smart working, mentre il restante 51 per cento non può esercitare ancora nessuna attività. E ovviamente la mano d’opera attualmente a disposizione non basta per consegnare le commesse. Il management ha spiegato a Now Solidarity, il sindacato che rappresenta gran parte dei lavoratori del gruppo, che di conseguenza non ha potuto fatturare oltre 5 milioni di euro, perchè le ordinazioni non sono state portate a termine.

E non solo, mancano pure le autorizzazioni necessarie per l’export di armamenti, permessi che vengono approvati da National Conventional Arms Control Committee (NCACC) e poi rilasciati dalla direzione Conventional Arms Control (DCAC). Proprio a causa della pandemia il comitato e la direzione hanno interrotto le loro attività fino al 20 maggio scorso. Difficilmente riusciranno a sbloccare tutto il lavoro pendente in pochi giorni.

Non è la prima volta che l’azienda ha problemi di cashflow e versa gli stipendi dei dipendenti con forti ritardi.  L’anno scorso la situazione si era sbloccata grazie a robuste iniezioni di liquidità da parte del Tesoro sudafricano.

Eppure Denel ha diversificato i suoi investimenti, è tra l’altro partner della Rheinmetall Denel Munition (RDM). Quest’ultima, che ha sede in Sudafrica, è controllata dalla Rheinmetall AG di Dusseldorf, la maggiore industria per armamenti tedesca, con filiali un po’ ovunque nel mondo. In Sudafrica la Rheinmetall AG è associata con la Denel South Africa, società anch’essa controllata dallo Stato, che possiede il 49 per cento delle quote azionarie della RDM, mentre la Rheinmetall AG il 51 per cento.

Nella primavera del 2016 è nata una fabbrica nella capitale saudita, realizzata grazie alla collaborazione tra la Saudi Military Industries Corp. (SAMI) e la società Rheinmetall Denel Munition (RDM).

La Rheinmetall Waffe Munition Italia S.p.A., ha anche uno stabilimento a Ghedi, Brescia, e un secondo in Sardegna, a Domusnovas. Ed è proprio da lì che partivano i carichi di bombe alla volta di Riad, per essere utilizzati nella guerra in Yemen. L’export di armamenti come bombe d’aereo e missili alla volta del regno wahabita e degli Emirati Arabi Uniti sono stati bloccati poco meno di un anno fa dal nostro governo .

Bombe-MK841 prodotte a Domusnovas, Sardegna, dalla RWM

Il Sudafrica è la nazione del continente africano maggiormente colpita dalla pandemia: i casi confermati sono ben 23.615, mentre le vittime 615. Alla fine di marzo il presidente Cyril Ramaphosa aveva imposto un severissimo lockdown per arginare l’espandersi di Covid-19.

Con il 1° giugno quasi 8 milioni di sudafricani potranno riprendere l’attività lavorativa. Alcuni esperti stimano che da fine marzo a oggi il Paese abbia perso 285 miliardi di rand (poco meno di 15 miliardi di euro). Già prima della pandemia il Sudafrica aveva evidenziato dati allarmanti sull’economia nazionale, il tasso di disoccupazione aveva raggiunto il 29,1 per cento.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
@africexp

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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