AFRICA

Detenzioni disumane e sovraffollamento: Coronavirus attacca carcere a Kinshasa

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
6 maggio 2020

Il coronavirus ha fatto il suo prepotente ingresso nella terribile galera militare di Ndolo a Kinshasa. Si parla di oltre 40 infetti, tra questi anche un soldato addetto alla sorveglianza. Si teme che man mano che saranno disponibili i risultati dei test, ai quali sono sottoposti i quasi 2000 detenuti del carcere, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente.

Detenzione in condizioni disumane e sovraffollamento sono un denominatore comune delle prigioni africane. Se in tempi “normali” la sopravvivenza quotidiana in questi luoghi è difficile, ora che Covid-19 è riuscito a penetrare anche nelle anguste carceri del continente nero, si teme il peggio.

Prigione militare Ndolo, Kinshasa, Congo-K

Anche Makala, la più grande prigione della Repubblica Democratica del Congo si trova nella capitale. All’epoca era stata concepita per ospitare 1.000 detenuti. Lo stringer di Africa ExPress ha rivelato che quest’ “albergo a cinque stelle” ne custodisce quasi 9.000. Spazi ristretti inimmaginabili per ognuno.

Prigionieri stipati a Makala

In un suo recente rapporto Human Rights Watch precisa che proprio a Makala in uno dei padiglione un’area prevista per un massimo 100 prigionieri, ne sono stipati 850, meno di un metro quadrato per ciascuno durante la notte.  Il ministero della Giustizia ha voluto precisare che finora nessuno è affetto da coronavirus.

Se dovesse essere contagiato anche uno solo dei prigionieri, le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Un ex professore universitario, un detenuto politico sbattuto in galera dall’ex presidente Jospeh Kabila una decina di anni fa ha raccontato al nostro stringer: “Siamo tutti calmi, cerchiamo di leggere, guardare un pochino di TV quando è possibile, altri trovano svago negli spazi esterni e i più sembra che non sappiano nemmeno che una terribile pandemia ha colpito il mondo intero, che potrebbe passare da un momento all’altro attraverso le porte impenetrabili e blindate di Makala”.

Ridurre la popolazione carceraria

Ieri il Consiglio dei ministri ha incaricato i capi dei dicasteri della Giustizia e dei Diritti Umani di procedere immediatamente alla riduzione della popolazione carceraria, in particolare quella civile di Makala, ma anche quelle militari sono menzionate nel decreto. Dal punto di vista giudiziario si prevede di applicare diverse soluzioni: per alcuni la libertà vigilata, per altri quella provvisoria. Tra gli scarcerati ci sarà certamente anche Vital Kemerhe ex capo di gabinetto del presidente Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi. Kemerhe è finito in galera il mese scorso perché accusato di corruzione, di sottrazione di fondi pubblici, destinati al finanziamento di grandi opere.

Detenuti nella prigione di Makala, Kinshasa, Congo-K

Già nel mese di aprile a Makala dovevano essere rilasciati 1.200 reclusi. Il nostro stringer ci aveva fatto sapere che ne sono stati rilasciati non più di 200. E negli ultimi mesi ne erano deceduti parecchi per la mancanza di cibo, letteralmente morti di fame, perché lo Stato non ha saldato i debiti con fornitori. La nostra fonte ha spiegato che a tutt’oggi la situazione è sempre grave, il cibo è poco perché i carcerati nel frattempo sono aumentati, ma la quantità di rancio destinata a Makala è sempre la stessa. Ora la situazione è particolarmente grave nel padiglione 9, ala riservata alle donne, che avvertono una severa carenza  di vitto.

Il Congo-K registra a tutt’oggi 705 casi positivi a Covid-19, tra questi anche 32 vittime, mentre altri 90 sono guariti.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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