Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
30 aprile 2020
Anche il Sudan ha dovuto registrare nuovi casi di Covid-19, per lo più nella capitale Khartoum. In tutto il Paese si registrano 375 casi, tra questi anche 28 vittime. Il ministero della Salute ha fatto sapere che pure nel Kordofan è stato individuato il primo paziente affetto da coronavirus.
Già a metà marzo il governo di Khartum aveva chiuso il traffico marittimo e aereo per contrastare l’espandersi della pandemia e dichiarato l’emergenza sanitaria su tutto il territorio nazionale. Trasporti umanitari, commerciali e tecnici sono esclusi dalle restrizioni.
Secondo quanto riporta il network qatariota al Jazeera nella sua versione internazionale in inglese, malgrado queste restrizioni, martedì sarebbe arrivata nella capitale sudanese una delegazione degli Emirati Araba Uniti, capeggiata da Tahnoon bin Zayed, consigliere per la sicurezza nazionale. I rappresentanti dell’UAE sarebbero arrivati in gran segreto con due aerei, uno dei quali, con il logo della squadra calcistica Manchester City, della quale gli Emirati sono il maggiore sponsor, con passeggeri a bordo. L’altro avrebbe trasportato materiale sanitario. Entrambi gli aeroplani avrebbero parcheggiato nella zona dell’aeroporto internazionale, riservata ai voli militari. Dopo cinque ore di intensi dialoghi a Khartum, la delegazione sarebbe ripartita alla volta di Dubai.
L’emittente ha inoltre precisato che domenica scorsa una delegazione di alti funzionari degli Emirati sarebbe arrivata nella capitale sudanese per un breve incontro con loro omologhi locali, per poi dirigersi in Ciad.
Incontri segreti o quasi per chiedere a Khartum di sostenere con mercenari Khalifa Haftar, il leader della Cirenaica capo del Libyan National Army. Haftar combatte contro l’esercito di Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj, presidente del Consiglio Presidenziale e Primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia, riconosciuto dall’ONU e puntellato dalla Turchia con forniture d’ami e droni.
Il portavoce del governo di transizione sudanese, Faisal Mohamed Saleh, ha riferito ai giornalisti di Sudan Tribune, un quotidiano online con base a Parigi: “Perche sarebbero dovuti arrivare in gran segreto? Malgrado la pandemia, le visite ufficiali non sono vietate. Recentemente abbiamo anche ricevuto una delegazione egiziana, tra questi il direttore dell’intelligence e e il ministro dell’Irrigazione. Le relazioni, gli eventi pubblici sulla scena regionale e internazionale sono in continua in evoluzione, non si fermano a causa della pandemia”. E ha aggiunto: “La posizione del nostro governo è chiara e di pubblico dominio. Incoraggiamo il dialogo tra le varie fazioni in Libia per arrivare a una soluzione pacifica. Il Sudan non vuole essere coinvolto in azioni militari”.
Infine il portavoce ha specificato: “L’aereo con il logo del Manchester ha portato semplicemente aiuti sanitari. Molte foto possono documentare lo scarico della merce. Non è la prima volta che l’emittente scredita il nostro Paese senza controllare la veridicità delle notizie”.
Peccato che il portavoce si sia dimenticato di alcuni dettagli importanti. Qualche mese fa un gruppo di esperti dell’ONU aveva presentato al Consiglio della Sicurezza un rapporto di oltre trecento pagine che conteneva le prove della presenza di migliaia di militari sudanesi in Libia, che come conseguenza avrebbe potuto provocare un prolungamento del conflitto in atto.
A gennaio il governo di transizione di Khartum ha spiegato che stava investigando su alcuni sudanesi al soldo di un’agenzia di sicurezza privata UAE per controllare giacimenti petroliferi in Libia. E le autorità sudanesi difficilmente potranno negare di non essere a conoscenza che grazie al sistema di monitoraggio dei voli, gli stessi Emirati hanno continuato a inviare armi in Libia malgrado l’embargo imposto dall’ONU e dei ripetuti attacchi con droni contro postazioni del governo di Tripoli in favore delle truppe di Haftar.
E solo qualche giorno fa The Libya Observer ha reso noto che le autorità di Abu Dhabi hanno chiesto aiuto al vice-presidente del Consiglio militare del Sudan, Mohamed Hamdan Dagalo “Hametti”, capo delle Rapid Support Forces, ex janjaweed. Gli Emirati vogliono che Khartoum invii rinforzi a sostegno dell’esercito di Haftar nella sua offensiva contro Tripoli. Dagalo avrebbe promesso di inviare due gruppi armati. Una fonte che ha preferito mantenere l’anonimato ha riferito al quotidiano libico con sede a Tripoli che in cambio l’UAE avrebbe promesso aiuti economici e militari.
Migliaia di mercenari sudanesi stanno combattendo in Libia a fianco delle forze di Haftar. Le loro foto e video, postati da Sirte o dalla parte meridionale di Tripoli, sono pubblicate in continuazione sui social con lo slogan “Siamo qui per liberare la Libia dal terrorismo”. Ovviamente il governo sudanese nega ogni coinvolgimento in Libia.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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