Cornelia I. Toelgyes
22 aprile 2020
Nella prigione di N’Djamena, la capitale del Ciad, 44 presunti miliziani Boko Haram sono stati trovati morti stecchiti giovedì scorso nella loro cella nei sotterranei della gendarmeria. E, secondo il procuratore generale, Youssouf Tom, la loro morte è stata causata da avvelenamento.
I 44 facevano parte di un gruppo di 58 persone accusate di terrorismo, arrestate durante l’ Opération Colère de Bohoma, campagna militare su larga scala lanciata dal governo ciadiano contro i jihadisti nella regione del bacino del Lago Ciad. L’operazione è stata la risposta al massacro nella base di Bohoma, dove il 23 marzo sono stati uccisi oltre 90 soldati.
Orrore e spavento sono state le reazioni della società civile, che pretende risposte chiare dal governo. Si tratta di suicidio collettivo, maltrattamenti nei luridi sotterranei dove i prigionieri erano rinchiusi. E poi: chi erano le persone morte? E dove sono state arrestate? Sul campo di battaglia o altrove?
Il procuratore ha fatto sapere che sabato mattina è stata effettuata l’autopsia solamente su 4 cadaveri.Il medico legale ha trovato sostanze tossiche nei loro corpi; un avvelenamento che ha provocato la morte per asfissia e/o per arresto cardiaco. “Nessuna esame necroscopico sulle altre 40 salme, seppellite subito per via del gran caldo”, ha aggiunto Youssouf Tom, che ha anche ammesso: “Non abbiamo identificato i 44 presunti miliziani, abbiamo solamente la lista che ci hanno fornito i militari. La procedura prevede l’ identificazione degli indagati con l’apertura dell’inchiesta giudiziaria”.
Mercoledì, un giorno prima della disgrazia, il ministro della Giustizia di N’Djamena aveva annunciato il trasferimento nella capitale dei 55 presunti terroristi per essere interrogati e poi giudicati davanti alla Corte criminale. Tutti si chiedono cosa sia successo davvero in quel breve lasso di tempo passato nei sotterranei della gendarmeria della capitale. Anche se il ministro ha assicurato che non sono stati maltrattati, una fonte della Sicurezza, che ha preferito l’anonimato, ha rivelato ai reporter di Agence France Presse (agenzia di stampa frencese n.d.r.) che i prigionieri sono stati rinchiusi nella cella senza acqua né cibo.
La società civile e l’opposizione accusano il governo e pretendono l’ apertura di un’inchiesta indipendente. Mentre Jean Bosco Manga, fondatore di Mouvement citoyen pour la préservation des libertés (MCPL) ha detto: “E’ una grave violazione dei diritti umani internazionali. Quando un nemico è sotto il vostro controllo, disarmato, deve godere di tutte le protezioni umanitarie”.
“Una cosa del genere non l’ho mai vista”, ha esclamato Ahmad Yacoub Dabio, presidente del Centro studi per la prevenzione dell’estremismo in Ciad. Secondo Dabio bisogna attendere altri risultati, ma pretende che i detenuti ancora in vita vengano protetti.
Non si sa se i 14 presunti Boko Haram ancora in vita siano venuti in contatto con le stesse sostanze tossiche dei loro compagni. Dal canto suo il governo afferma che i 14 godono di ottima salute.
Il Ciad ha finora registrato 33 casi di Covid-19, tra questi 8 sono stati dichiarati guariti. Come la maggior parte delle nazioni africane, ha chiuso le proprie frontiere, luoghi di culto, bar, vietato assembramenti con più di 50 persone e sospeso le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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