Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 8 marzo 2020
Un altro 8 marzo senza Silvia Romano. Ed è il secondo. Senza che nessuno faccia sapere qualcosa, nulla si muova, a parte qualcuno che alla ricerca di click e di “mi piace” di tanto in tanto lancia qualche notizia non verificata.
Purtroppo il rischio che sul sequestro della giovane volontaria milanese cali il silenzio totale è concreto. Se tutti ci scorderemo di Silvia saremo un po’ tutti responsabili della sua sorte. Su questo quotidiano online abbiamo scritto tutto ciò che è stato possibile verificare finora. Sappiamo che gli ultimi a vedere e parlare con la ragazza sono stati alcuni pastori orma (una tribù di origine somala) che pochi giorni prima del Natale 2018, cioè poco dopo il rapimento avvenuto il 20 novembre precedente, l’hanno incontrata assieme alla banda che l’ha portata via.
Silvia che al momento del sequestro era in canottiera, calzoncini corti, e senza scarpe, né ciabattine, era ferita, piena di graffi provocati dal bosco di acacie spinose che aveva attraversato a piedi. Aveva la febbre e delirava. I pastori hanno raccontato di averle dato da bere latte di capra, presumibilmente non bollito. Si può immaginare quale effetto abbia avuto sul corpo della giovane aggravandone le condizioni.
Da quel momento di Silvia non si è saputo più nulla. Nella vicenda si sono inseriti sciacalli e truffatori che hanno tentato di estorcere denaro in cambio della promessa di fornire prove sulla prigionia della ragazza. Email con richieste di soldi sono state rivolte anche a noi di Africa ExPress. L’ultima proponeva di farci parlare al telefono con Silvia, se fosse stata versata una piccola cifra in bitcoin.
Non hanno tranquillizzato le parole del primo ministro Giuseppe Conte e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che hanno assicurato il continuo impegno delle nostre istituzioni per liberare la ragazza. Troppo vaghe e ripetitive agli occhi di molti. Appare chiaro a questo punto il fallimento totale del lavoro (se c’è stato) dei servizi segreti, della diplomazia e della politica sulla vicenda. C’è qualcosa il questa storia che non quadra. Si scontano anni di incuria nel non aver coltivato rapporti con le istituzioni e con i politici locali.
E’ possibile che anche i responsabili politici italiani, oltre che l’opinione pubblica, vengano tenuti all’oscuro di tutto? Persino il nostro ministro degli esteri, Luigi Di Maio, dice di non saperne niente. O meglio il “Siamo fiduciosi” e lo “Stiamo lavorando” non si negano a nessuno.
Quindi se Mattarella, Conte, Di Maio non ne sanno niente, chi sa qualcosa? I capi dei servizi segreti? Quelli dei carabinieri e/o della polizia?
Lo scenario che appare sotto gli occhi è inquietante e allarmante. E quindi da adito a ipotesi di ogni genere: per esempio che Silvia sia stata sacrificata sull’altare di interessi molto più grandi, per esempio concessioni petrolifere di grande portata e valore. Interessi che saranno pure di portata nazionale me che – secondo noi – non valgono la vita di una giovane italiana che poteva essere salvata subito se non fossero stati compiuti degli errori, alcuni clamorosi, come abbiamo già raccontato.
E sorge ancora spontaneo il dubbio che questo inquietante silenzio sia stato sollevato proprio per coprire imperdonabili errori commessi.
E oggi, 8 marzo, speriamo ancora che qualcuno si muova e sciolga questo mistero prima che l’oblio cali definitivamente il sipario sulla vicenda. Festeggiamo le donne, sì tutte le donne, ma soprattutto quelle che hanno sofferto o stanno soffrendo. E Silvia e una di queste.
L’11 e 12 marzo sono previste le ultime due udienze del processo che vede coinvolti alcuni dei rapitori di Silvia. Africa ExPress ci sarà per raccontarvi se dagli interrogatori è uscito qualcosa di nuovo, compreso il nome del vero mandante del sequestro.
Massimo A. Alberizzi
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