Cornelia I. Toelgyes
7 marzo 2020
La Mauritania, come abbiamo già scritto nel nostro articolo di due giorni fa, ha deciso di chiudere le frontiere per i cittadini di 4 Paesi: Cina, Corea del Sud, Iran e Italia. Ma le misure non erano ancora state applicate al momento dell’ atterraggio di 15 italiani a Nouakchott, nella notte tra il 29 febbraio e il 1° marzo, come erroneamente abbiamo pubblicato il 5 marzo. Africa ExPress aveva ripreso la notizia dall’agenzia di stampa France Presse, rimbalzata su molti quotidiani internazionali.
Persino Abel Ghader Ould Ahmed, responsabile delle comunicazioni del ministero della Sanità ora ha smentito sul suo profilo Facebook il fatto che i 15 italiani siano evasi dalla quarantena e poi scappati. Sarebbe stata comunque un’impresa assai complessa e difficile, visto che la comitiva era composta da persone non più giovanissime.
Africa ExPress ha raggiunto telefonicamente uno dei componenti del gruppo, partito dall’Italia alla volta della Mauritania con la moglie. Angelo Serrau ha riferito che al momento della partenza il provvedimento del governo mauritano non compariva né suoi siti internazionali, tanto meno su quelli del tour operator Antichi Splendori di Torino e del suo corrispondente in loco, Mauritania Kanaga Adventure.
“E’ assolutamente falso che le autorità mauritane ci abbiano imposto la quarantena appena atterrati. Al nostro arrivo in aeroporto ci hanno misurato la febbre, abbiamo compilato un formulario dichiarando di non essere stati in Cina nelle ultime due settimane e in seguito ci è stato rilasciato regolare visto d’entrata, senza alcuna limitazione di movimento. Verso le 3 del mattino abbiamo poi raggiunto l’albergo Semiramis con i mezzi del tour operator locale. La mattina seguente siamo partiti, come da programma, distribuiti su 5 automezzi alla volta di Atar. Abbiamo superato senza problemi 3 blocchi stradali della gendarmeria, mentre al 4° ci è stato chiesto di far ritorno nella capitale per non precisati controlli medici”.
Angelo Serrau prosegue nel suo racconto: “Siamo stati portati in un edificio a 4 piani e la nostra guida, in contatto con le autorità mauritane, ci ha comunicato che siamo stati messi in quarantena, a meno che non volessimo ritornare immediatamente in Italia. Opzione che ovviamente abbiamo scelto”.
Nel tardo pomeriggio di domenica 1° marzo ben 2 ministri mauritani: Nezhirou Ould Hamed, ministro della Salute pubblica e Mahmoud Sid’Ahmed, ministro del Commercio e del Turismo hanno raggiunto il gruppo italiano. Entrambi si sono scusati con i nostri connazionali per aver interrotto così bruscamente il loro viaggio e hanno promesso uno sconto sul biglietto di ritorno del 50 per cento.
Il coronavirus sta invadendo alcuni Paesi africani, anche se per il momento sono ancora pochi quelli che hanno registrato casi confermati. Ieri alla lista si è aggiunto il Camerun. Il primo ammalato è un francese, arrivato il 24 febbraio con un volo Air France che ha fatto scalo a Bangui, la capitale della Repubblica centrafricana. Lo ha fatto sapere il ministero della Sanità di Yaoundé ieri sera e poche ore più tardi è stato identificata una seconda persona con l’infezione virale, un camerunense venuto in contatto con il cittadino d’Oltrealpe.
Mentre i Paesi del continente che non sono ancora venuti in contatto con SARS-CoV-2, si stanno preparando e alcuni di loro hanno già emanato misure straordinarie, come il Burundi, che impone la quarantena ai cittadini provenienti da Cina, Corea del Sud, Iran, Italia, Germania, Francia, Giappone e Spagna, inoltre chiede ai burundesi di limitare gli spostamenti.
Anche il ministero della Salute del Ciad ha chiesto maggiori controlli a tutti i valichi, in particolare all’aeroporto di N’djamena, che è la principale porta d’entrata del Paese.
Il presidente del Senegal, Macky Sall, ha vietato ai suoi ministri di uscire dal Paese per evitare il rischio di contagio. Al momento attuale sono quattro i malati nel Paese. Il primo, quasi guarito, potrà lasciare presto la clinica dove è ricoverato in isolamento. Dal 4 marzo non ci sono stati nuovi casi, dunque, seconto le autorità competenti, i dispositivi messi in campo sembrano portare i loro frutti. E Moussa Seydi, capo-servizio dell’ospedale Fann di Dakar ha precisato che lui e la sua équipe sono pronti a affrontare un’eventuale epidemia. Il governo metterà a disposizione 2 milioni di euro per la lotta contro il coronavirus.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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