17 febbraio 2020
I resti di oltre 6 mila persone sono state trovate in fosse comuni, gente ammazzata durante massacri inter-etnici in Burundi.
Pierre Claver Ndayicariye, presidente della Commission Vérité et Réconciliation (CVR) – istituita nel 2014 per far luce sulle ingiustizie e violenze che si sono consumate dopo l’indipendenza ottenuta nel 1962 dal Belgio – durante la conferenza stampa tenutasi all’Hotel Source du Nile, Bujumbura, ha fatto sapere che sono stati trovati i resti di 6.032 persone e migliaia di pallottole in diverse fosse comuni sulla strada che collega Gitega, l’attuale capitale che si trova al centro del Paese e Karusi, città situata un po’ più a est.
Vicino alle ossa c’erano occhiali, brandelli di vestiti e rosari, utili all’identificazione dei morti, che in questo modo avranno finalmente una degna sepoltura.
Nell’area vicino al fiume Ruvubu, l’equipe di CVR ha trovato 10 fosse comuni, altre 2 devono essere ancora aperte e altre 10 sono state già segnalate, ma non ancora identificate. Le testimonianze raccolte finora hanno permesso di stabilire il profilo delle vittime. Anche se il presidente di CVR per ora si rifiuta di esprimersi sull’etnia di appartenenza, si tratta probabilmente del massacro avvenuto nel 1972 di persone di etnia hutu, provenienti da Gitega e dalle province vicine.
Il presidente della Commissione è persuaso che altri siti riserveranno terribili sorprese. Finora la CVR è stata in grado di identificare oltre 140 mila persone morte o date per disperse durante le diverse crisi che hanno insanguinato l’ex protettorato belga. Si presume che in tutto ci siano 4 mila fosse comuni in Burundi.
CVR è stata incaricata di investigare sulle atrocità commesse dal 1885 (con l’arrivo degli stranieri) fino al 2005. Tuttavia il mandato della Commissione esclude indagini dopo quella data, cioè con l’ascesa al potere dell’attuale presidente, Pierre Nkurunziza, attualmente al suo terzo mandato. Nel periodo elettorale delle ultime presidenziali che si sono svolte nel 2015, sono state uccise centinaia di burundesi durante scontri con le forze dell’ordine. Allora l’ONU aveva lanciato l’allarme su nuovi abusi dei diritti umani.
Tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2020 sono stati esumati i resti delle vittime delle fosse comuni scoperte all’ex mercato di Kamenge. In questo caso si suppone che si tratti di vittime della guerra civile a sfondo etnico –tra hutu e tutsi – che ha causato 300mila morti tra il 1993 e il 2005.
Africa ExPress
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