14 febbraio 2020
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha fatto ha deciso di ridurre in modo significativo le proprie attività nella Repubblica Centrafricana a causa della crescente insicurezza che imperversa ancora in tutto il Paese. L’organizzazione ha già limitato gli interventi umanitari a Kaga-Bandoro e nella prefettura di Nana-Grébizi, nel centro-nord della ex colonia francese.
La popolazione è stremata e stanca dei continui attacchi perpetrati dai gruppi armat. E Bruce Biber, vice-capo della Croce Rossa in Centrafrica ha sottolineato che le strutture dello Stato sono ancora fragili e deboli a Kaga-Bandoro e solo grazie all’intervento dei leader religiosi, dei membri della società civile,dei capi delle comunità si potrà limitare la sempre più crescente criminalità, che ha messo più volte in pericolo anche gli operatori della stessa CICR.
E proprio ieri ci sono stati nuovamente forti scontri anche alle porte di Birao, nel nord-est del Paese, tra due gruppi ribelli – Mouvement des libérateurs centrafricains pour la justice (MLCJ) e Front populaire pour la renaissance de la Centrafrique (FPRC). Entrambi i raggruppamenti sono firmatari del trattato di pace. Secondo quanto riportato da un giornale locale, i combattimenti sono iniziati già meroledì sera e i membri di FDRP vorrebbero entrare a Birao. Il prefetto di Vikaga ha confermato che diverse persone sono state ferite e ricoverate nell’ospedale. I caschi blu di MINUSCA (acronimo per Missione Multidimensionale di Stabilizzazione Integrata delle Nazioni Unite in Repubblica Centrafricana), sempre secondo le autorità locali, non sarebbero ancora intervenuti. Eppure in un comunicato congiunto rilasciato ieri da MINUSCA, l’Unione Africana (UA) e la Comunità Economica degli Stati dell’Africa centrale (CEEAC) hanno fermamente condannato i combattimenti, sottolineando che costituiscono una grave violazione dei patti.
Con risoluzione 2507 (2020), con 13 Stati a favore e due astenuti (Cina e Russia), il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha rinnovato per un periodo di 6 mesi l’embargo sulle armi imposto alla Repubblica Centrafricana.
Dunque tutti gli Stati membri dovranno impedire e prendere le misure necessarie perché non vengano vendute o fornite armi direttamente o indirettamente al CAR. La risoluzione è estesa anche all’assistenza tecnica o formazione e qualsiasi aiuto finanziario o altro in relazione ad attività militari. L’embargo è in atto dal 2013.
Ma tali misure non saranno applicate su una serie di eccezioni stipulate nel testo, come l’invio di blindati armati e altro. Il testo della risoluzione, ormai parecchio alleggerita, è stato redatto dalla Francia. Già lo scorso settembre è stato autorizzata la consegna di un certo tipo di armi. E anche nel febbraio 2018 la Russia aveva già ottenuto una parziale abolizione dell’embargo.
Il governo di Bangui aveva chiesto la rimozione totale di tali misure, in quanto necessita di riarmare il proprio esercito per poter far fronte alle attività criminali ancora in atto su gran parte del territorio, eppure poco più di un anno fa è stato siglato l’ottavo trattato di pace tra il governo e quattordici gruppi ribelli. La Russia sostiene la richiesta delle autorità centrafricane, specificando: “L’embargo non impedisce ai ribelli di procurarsi le armi. Loro si riforniscono abbondantemente grazie al fiorente mercato di contrabbando”.
La situazione umanitaria è a tutt’oggi disastrosa: il Paese conta poco più di 4,6 milioni di abitanti di cui 2,6 milioni necessitano di assistenza e di protezione umanitaria, tra loro 1,7 milioni hanno bisogno di aiuti immediati per poter sopravvivere.
Africa ExPress
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