8 gennaio 2020
Il governo del Botswana ha mantenuto la promessa: ha dato il via alla caccia grossa agli elefanti. Le autorità di Gabarone hanno messo all’asta 7 licenze, ciascuna di esse permette l’abbattimento di 10 elefanti in aree controllate per “l’arte venatroria”.
La vendita dei lotti, alla quale hanno potuto partecipare solamente società registrate nel Paese – anche gli azionisti o/e proprietari di queste devono avere la cittadinanza botswana – è stata affidata alla casa d’aste locale, la Auction It, e si è svolta ieri pomeriggio nella sede del ministero dell’Ambiente nella capitale.
I partecipanti hanno dovuto lasciare una cauzione, rimborsabile, di 18.000 dollari. Fonti vicine a Auction It hanno riferito che finora sarebbero stati venduti 6 lotti il cui prezzo va da 330.000 a 430.900 dollari. Per poter partecipare all’asta, gli interessati hanno dovuto anche presentare un certificato dal quale si evince di avere esperienza nell’ambito di quel tipo di caccia e di non avere condanne penali per aver violato le disposizioni di legge sulla fauna selvatica.
Alice Mmolawa, funzionario del dicastero, non ha voluto rendere pubblici i nomi di coloro che si sono aggiudicati i lotti, ma ha sottolineato che grazie al nuovo provvedimento l’impatto tra uomo e fauna selvatica sarà ridotto nelle aree maggiormente colpite da questo conflitto .
Il presidente del Paese, Mokgweetsi Masisi, in carica dal 1° aprile 2018, ha riaperto la caccia agli elefanti che 5 anni prima era stata vietata da suo predecessore Ian Khama. Masisi è convinto che la proliferazione incontrollata dei pachidermi minacci i mezzi di sostentamento, cioè i raccolti agricoli, della popolazione in alcune zone rurali.
E’ comunque vietato cacciare elefanti provvisti di speciali collari, volti a monitorare i loro spostamenti, in quanto si tratta di esemplari protetti. Tutte le spedizioni venatorie dovranno essere accompagnate da una guida e da un cacciatore professionista. Il governo ha dovuto incassare non poche aspre critiche di varie organizzazioni ambientaliste e della protezione degli animali che in passato si erano battute contro il commercio dell’avorio.
L’ex presidente Khama ha sottolineato che le nuove autorizzazioni potrebbero demotivare chi è impegnato nella lotta contro il bracconaggio, visto che l’attuale regime ora, di fatto, lo legalizza, chiamandolo “caccia”. Anche Audrey Delsink, direttrice di ONG Humane Society International (HSI) Africa, con sede a Johannesburg, ritiene questa vendita all’asta davvero inquietante e contestabile, affermando che: “La caccia non è un modo efficace a lungo termine per regolamentare la popolazione dei pachidermi”.
Mentre Tshepang Mogogoma, un abitante del villaggio di Nata, situato nel distretto Centrale, si ritiene soddisfatto dei nuovi provvedimenti del suo governo e ha aggiunto: “Gli elefanti sono una grave minaccia nei nostri territori”. Invece per Neil Fitt, responsabile di Kalahari Conservation Society, la caccia rappresenta una nuova fonte di entrate per il Botswana e ha aggiunto: “Deve essere praticata in modo etico e corretto”.
Il Paese dell’Africa australe ospita la più grande popolazione di questi pachidermi al mondo, oltre 135.000 esemplari, un terzo degli elefanti presenti in tutto il continente. La maggior parte di essi vive nel Parco nazionale di Chobe, nel nord del Paese. La ricchezza della sua fauna selvatica attira ogni anno migliaia di turisti.
Africa ExPress
@africexp
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