Andrea Spinelli Barrile
14 gennaio 2020
Era il 12 novembre 2019 quando due cittadini spagnoli – ed europei – Feliciano Ela Mangue e Julio Obama Mofuman, membri delle Forze Armate del Regno di Spagna, prendevano dall’aeroporto di Madrid Barajas un volo diretto alla città di Giuba in Sud Sudan. Meno di 48 ore dopo, il 15 novembre, sparivano nel nulla nella capitale sud sudanese per ricomparire nella prigione di Black Beach a Malabo, la capitale della Guinea Equatoriale sull’isola di Bioko, ed essere poi trasferiti nel nuovo carcere della città di Mongomo, nella parte continentale del Paese. Nel cuore della foresta.
Assieme a loro sono state arrestate altre due persone, loro compagni di viaggio: Martin Obiang Ondo e Bienvenido Ndong Ondo, equatoguineani residenti in Spagna da 15 anni. Tutti e quattro sono dirigenti militanti del Movimento per la Liberazione della Guinea Equatoriale della Terza Repubblica (MLGE3R), partito di opposizione alla quarantennale dittatura di Teodoro Obiang. Obiang Ondo è il Presidente di MLGE3R mentre Ndong Ondo ne è il tesoriere e il partito è nella coalizione di Sinistra Unita (Izquierda Unida, 5 deputati in Spagna e 2 al Parlamento Europeo). Secondo quanto denunciato proprio dal MLGE3R i quattro sarebbero stati fermati ed arrestati da funzionari sud sudanesi il 15 novembre 2019 all’aeroporto di Giuba e subito consegnati ad alcuni uomini della sicurezza nazionale equatoguineana che li avrebbero trasferiti in aereo a Malabo in quella che pare essere in tutto e per tutto un’operazione illegale di extraordinary rendition congiunta tra sudsudanesi e equatoguineani. È stata la moglie di Martin Obiang Ondo, il 20 novembre 2019, a denunciare la scomparsa dell’uomo alla polizia di Alcalà de Henares, alle porte di Madrid.
L’operazione della sicurezza nazionale equatoguineana rientra nell’ambito delle condanne spiccate al termine del farsesco processo messo in scena dal regime tra il 22 marzo e il 31 maggio 2019 dopo il presunto tentativo di golpe, nell’ambito del quale 122 imputati (tra cui i quattro dirigenti di MLGE3R, con altri 55 processati in contumacia) sono stati condannati a pene che vanno da 1 a 97 anni di reclusione. Un processo, svoltosi in pochissime e brevi udienze, che aveva come presidente di Corte, come giudici e come pubblici ministeri uomini nominati tramite decreto esecutivo dal governo, al tempo stesso nel ruolo di presunta vittima e di denunciante. Quel processo, già criticato da molti perché completamente al di fuori di qualsiasi regola del diritto equatoguineano ed internazionale, vede ancora oggi colpi di coda incredibili, quasi sempre quando la pressione esterna sul regime di Obiang si fa più forte.
Pressione che, proprio di recente, è tornata a schiacciare il clan al potere in Guinea Equatoriale: il 10 febbraio 2020 la Corte d’Appello di Parigi emetterà il verdetto sul caso Bien Mal Acquis che vede Teodorin Obiang Nguema Mangue, figlio del dittatore, vicepresidente della Repubblica e Ministro della Difesa, processato per corruzione internazionale, riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. In primo grado Nguema è stato condannato a tre anni di reclusione, al pagamento di una multa da 30 milioni di euro, proprio come richiesto dall’accusa e di altri 50.000 euro per aver calunniato Trasparency International France, alla confisca di tutti i beni in territorio francese (già sotto chiave). Un «processo politico» secondo la difesa di Nguema e secondo il governo di Malabo retto dal padre, che rischia seriamente di far cadere il regime più longevo del mondo.
“La repressione del presunto golpe del dicembre 2017 continua a fare vittime: le ultime sono i quattro esponenti del MLGE3R scomparsi a metà novembre dopo aver lasciato la Spagna” ha dichiarato a Africa-ExPress il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury: “Non è la prima volta che oppositori equato-guineani vengono rapiti in Paesi terzi e portati in Guinea Equatoriale: segno che la collaborazione regionale tra servizi d’intelligence è quanto mai florida e produce gravi violazioni dei diritti umani. Ma in questo caso la situazione è ancora più grave perché due dei quattro oppositori sono cittadini spagnoli e gli altri due risiedevano in Spagna da 15 anni. Dunque, è dovere delle autorità di Madrid fare il possibile per ottenere garanzie sulla loro incolumità e informazioni sui motivi della detenzione”.
Noury ha totalmente ragione: come denunciato anche in una lettera aperta scritta dalla CORED (la coalizione di partiti politici oppositori al regime di Malabo) al Presidente francese Emmanuel Macron e al suo potentissimo consigliere per l’Africa Frank Paris anche la vicenda di Filiberto Obama Esono è in questo senso emblematica: rifugiato politico in Marocco e membro della CORED con status di protezione internazionale, a inizio ottobre 2019 è stato fermato dalle autorità della Repubblica Centrafricana e successivamente estradato a Malabo. Incarcerato, torturato e minacciato di morte, Obama Esono è stato costretto ad apparire alla tv nazionale guineana in lacrime per chiedere perdono al Capo dello Stato (per essere stato suo critico e per aver scritto status polemici su Facebook), chiedendo infine di poter essere ammesso nel partito politico del regime, il PDGE. Il caso di Obama Esono è solo uno tra tanti, alcuni noti e altri totalmente sconosciuti: c’è anche il caso di Fulgencio Obiang Esono, ingegnere, pisano dal 1988 (è cittadino italiano), catturato in Togo dalle autorità equatoguineane, estradato in Guinea Equatoriale e condannato a 58 anni di carcere per aver partecipato al presunto golpe.
Nonostante la durissima repressione che negli ultimi mesi il regime di Malabo sta attuando, il Presidente Teodoro Obiang e la sua famiglia continuano a viaggiare indisturbati e a frequentare i più prestigiosi luoghi del potere democratico europeo: in agosto sono stati festeggiati i 40 anni al potere con una festa faraonica e a novembre Obiang in persona era tra gli ospiti di rilievo del Forum di Pace di Parigi organizzato da Emmanuel Macron all’Eliseo. La nipote di Teodoro Obiang, Cecilia Obono Ndong, è decano del corpo diplomatico africano in Italia Nonostante negli ultimi sette anni siano ben sei i cittadini italiani arrestati e incarcerati ingiustamente in Guinea Equatoriale, cinque rientrati grazie a battaglie mediatiche e il sesto ancora detenuto.
In generale la compiacenza dei governi europei verso il regime della Guinea Equatoriale è un elemento di rassicurazione per il clan di Mongomo, al potere da 40 anni con Obiang: in particolare la Spagna, ex-colone in Guinea Equatoriale, non ha fiatato quando alle autorità diplomatiche iberiche è stato impedito di visitare in carcere i due cittadini spagnoli arrestati a novembre. I quali, dopo mesi, ancora non sono stati visitati dai familiari, dal corpo diplomatico spagnolo
Andrea Spinelli Barrile
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