Cornelia I. Toelgyes
10 gennaio 2019
Sono almeno 17 i prigionieri morti nel carcere di Makala a Kinshasa dall’inizio dell’anno e altri 100 giacciono in condizioni gravissime per fame e mancanza di cure sanitarie.
L’allarme è stato lanciato in modo anonimo alla France Presse da un responsabile del più grande istituto di pena del Paese. Le cause di questa strage sono dovute alla mancanza di cibo e medicinali. Infatti lo Stato non ha saldato i fornitori dal mese di ottobre e, ovviamente, i commercianti hanno bloccato gli approvvigionamenti. E il ministro della Giustizia, Tunda Ya Kasende, ha confermato il debito.
Le famiglie dei detenuti cercano di provvedere fin dove possono, ma non tutte sono in grado di farlo per mancanza di mezzi. La stuazione non è meglio nelle altre galere distribuite su tutto il territorio nazionale. Makala è il carcere più grande nel Paese e ospita attualmente quasi 8.618 detenuti. Tra loro solamente 500 sono stati processati e condannati.
Bernard Takayite, vice ministro della Giustizia ha espresso grande preoccupazione, attribuendo la responsabilità al ministero delle Finanze per non aver sbloccato i fondi necessari, malgrado vari solleciti da parte del suo dicastero e ha aggiunto: “Abbiamo appreso in questi giorni che è stato stanziato il 40 per cento dei finanziamenti richiesti, ma finora il denaro non è ancora arrivato nelle casse del mio minstero.”.
Il penitenziario è sovraffollato. I lavori per tre nuovi bracci sono in corso, nel frattempo la popolazione carceraria è costretta a vivere in condizioni a dir poco disumane anche dal punto di vista igienico-sanitario.
Secondo informazioni pubblicate dai giornali congolesi, in circostanze simili in diciotto mesi in un’altra prigione del Congo-K, sono morti 40 detenuti.
La sicurezza in gran parte del Paese è precaria. Il ministro dell’istruzione, Thomas Luhaka Losenjola ha ordinato la chiusura dell’università. Le lezioni sono state interrotte due giorni fa dopo manifestazioni degli studenti e gli scontri con le forze dell’ordine, durante le quali è stato ucciso un poliziotto. Ieri sera alcuni addetti alla sicurezza del campus hanno ritrovato armi e munizioni negli alloggi di alcuni iscritti all’ateneo. Il ministro ha ordinato lo sgombero del campus. Intende identificare i responsabili.
Nelle province Nord-Kivu e Ituri, dove il 1° agosto 2018 è scoppiata la decima epidemia di ebola, finora sono state uccise dal virus 2.233 persone. Altre 3.390 sono state contagiate. Combattere il flagello della malattia è complesso anche a causa dei continui attacchi da parte di gruppi armati. L’ultimo risale al 30 dicembre scorso quando i miliziani dell’Allied Democratic Forces, organizzazione islamista terrorista ugandese, operativa anche nel Congo-K dal 1995, hanno ucciso una ventina di civili nell’area di Beni.
Dalla fine di ottobre sono in atto operazioni militari su larga scala in tutta la zona per contrastare i gruppi armati. Malgrado ciò ADF e miliziani insistono nelle loro offensive e da novembre a oggi sono state barbaramente ammazzate almeno 200 persone.
Un’altra epidemia, il morbillo, continua a mietere vittime ovunque nella ex colonia belga. Secondo l’ultimo bollettino rilasciato il 7 gennaio dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), finora sono morte oltre 6000 persone, per lo più bambini. Durante lo scorso anno sono stati vaccinati 18 milioni di piccoli fino ai 5 anni. Pochi bambini al di sopra di quell’età sono stati immunizzati, eppure sono assai esposti al contagio, vulnerabili anche perchè spesso malnutriti e deboli. La copertura vaccinale sistematica resta tutt’ora non sufficiente. Da un lato mancano i finanziamenti necessari, dall’altro alcune zone del Paese sono difficilmente accessibili per questioni di sicurezza.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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