da Massimo A. Alberizzi
Milano, notte tra il 31 dicembre 2019 e il 1° Gennaio 2020
Gentile Presidente Conte,
Mi rivolgo a Lei dopo aver visto e ascoltato la conferenza stampa organizzata dall’Ordine dei Giornalisti per fine Anno. Avrei voluto partecipare a quell’incontro e sono certo che – pur non essendo un cronista parlamentare ma un corrispondente dall’Africa – il mio amico Carlo Verna mi avrebbe preso a bordo. Purtroppo una fastidiosa ernia del disco mi ha bloccato a letto.
Avrei voluto partecipare per farle precise domande sul caso di Silvia Romano, sequestrata in Kenya il 20 novembre 2018, cioè più di un anno fa. E’ il secondo Natale che passiamo senza Silvia.
Sono stato il corrispondente dall’Africa per il Corriere della Sera per oltre 25 anni e conosco molto bene il continente e in Somalia sono stato sequestrato anch’io qualche anno fa. Poche ore, in verità, perché da un lato conoscevo bene i capi dei miei rapitori, dall’altro sono intervenuti i miei amici somali e l’allora inviato speciale del governo italiano per la Somalia, Mario Raffaelli.
Fui fortunato perché conoscevo tanta gente. Silvia, invece, non conosce nessuno è solo dotata di un gran cuore e di doti di altruismo fuori dal comune. Ed è per questo forse che è caduta in una trappola, complicata, difficile e molto più grande di lei. Ora io dirigo un quotidiano online, Africa ExPress, che segue le vicende di quel continente e ho effettuato una lunga indagine in loco sul caso della volontaria milanese.
Durante la conferenza stampa, una collega le ha rivolto una domanda, presidente, sulla vicenda di Silvia Romano, alla quale lei ha risposto in maniera piuttosto evasiva e con quel linguaggio usato dai politici quando vogliono fare finta di dire qualcosa e invece non dicono nulla. Stiamo lavorando, stiamo seguendo con attenzione, stiamo facendo tutto il possibile… Frasi fatte di questo genere, scusi presidente, non chiariscono nulla sulla vicenda della ragazza. Anzi generano altri allarmanti interrogativi.
Per mesi e mesi la Farnesina ha parlato di fattiva collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli kenioti, ma da un’attenta indagine che ho effettuato personalmente, risulta che i carabinieri del ROS hanno avuto il permesso di andare nel villaggio dove Silvia abita ed è stata rapita, solo il 23 agosto scorso, cioè ben 9 mesi dopo il rapimento. Ma allora dove sta questa fattiva collaborazione sbandierata ai quattro venti? Delle due cose l’una: o gli investigatori italiani sono poco professionali, oppure le autorità del Kenya hanno impedito loro di lavorare seriamente.
Gentile Presidente, nella vicenda di Silvia ci sono troppe cose che non quadrano e che lasciano supporre che non si sia trattato di un “normale” sequestro di persona, cioè per motivi economici o politici. Per esempio, perché nessun investigatore è andato nell’albergo di Mombasa dove Silvia ha soggiornato una decina di giorni prima di essere rapita? E poi, perché dall’aeroporto di Mombasa è sparito il file con le impronte digitali e la fotografia della ragazza, elementi di identità che vengono registrati a chiunque entri in Kenya? Ci sono altre cose che andrebbero chiarite, come l’uscita del suo telefono il 6 aprile da una chat di Whatsapp cui lei partecipava assieme alle sue amiche. Silvia è stata rapita senza telefono, dunque chi si è permesso di uscire da quella chat?
Nelle approfondite indagini giornalistiche che ho effettuato per la mia testata online, e che ho abbondantemente pubblicato, sono saltati fuori altri elementi che meriterebbero una spiegazione da parte delle autorità e che invece restano avvolti da un inquietante mistero.
Immagino che lei sappia che nel Corno d’Africa l’Italia aveva creato una rete di intelligence piuttosto efficiente e prestigiosa che ci era invidiata dai nostri alleati. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna chiedevano a noi informazioni che loro non riuscivano a ottenere. Quella rete è stata smantellata e distrutta una ventina d’anni fa con l’allontanamento e poi la morte di chi l’aveva creata. In quegli anni molti si sono dimessi delusi dal loro lavoro.
L’impressione è che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, gli apparati dello Stato stiano brancolando nel buio e conseguentemente stiano tentando di sviare le indagini tranquillizzando la famiglia con dichiarazioni rassicuranti e rincuoranti.
Presidente io capisco che non si voglia parlare di Silvia per una qualche Ragion di Stato. Mi ci sono trovato davanti alcune volte durante la guerra in Somalia che ho seguito per il Corriere della Sera, ma credo che in nome della Ragion di Stato non si possano giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità. L’unica vera Ragion di Stato dovrebbe essere la verità che deve essere svelata ai cittadini a qualunque costo. Sono passati tredici mesi dal rapimento, e la banale e puerile giustificazione “stiamo zitti per tutelare l’incolumità dell’ostaggio”, non regge più.
Ci dica lei, per favore, cos’è successo la notte in cui, subito dopo il rapimento, le guardie del parco dove era tenuta prigioniera Silvia hanno individuato con precisione il rifugio dove i rapitori avevano condotto la ragazza. Perché i banditi sono riusciti a scappare con l’ostaggio? C‘è stato uno scontro a fuoco? I ranger sono stati corrotti?
Presidente, in questi mesi ha dimostrato una grande saggezza, che io personalmente ho apprezzato, diversa da quella dei suoi predecessori con cui sul dossier ostaggi ho avuto profonde divergenze di opinioni. Prenda il coraggio a due mani Presidente Conte, e spieghi al Paese cos’è successo e, soprattutto, dov’è Silvia. Sarebbe una scelta di trasparenza necessaria anche per riacquistare fiducia nelle istituzioni del nostro Paese. Siamo in tanti a voler riportare Silvia subito tra noi.
Vorrei ricordare infine che ci sono altri due italiani rapiti in Africa Luca Tacchetto e Pierluigi Maccalli. Di loro non si sa nulla da oltre un anno. La prego Presidente Conte: non scordiamoci di loro.
Confidiamo in una sua risposta positiva. Buon anno Presidente!
Massimo A. Alberizzi
La realizzazione dell’inchiesta di Africa ExPress sul rapimento di Silvia Romano
è stata possibile grazie al finanziamento ricevuto da tanti lettori dopo il lancio della campagna di crowdfunding.
Ringraziamo chi ci sta dando una mano per reperire i mezzi necessari a continuare le inchieste giornalistiche.
Vogliamo scoprire la verità. E ci riusciremo grazie a voi.
Africa ExPress
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