Africa ExPress
29 dicembre 2019
Vietato insultare il re del Marocco, Muhammad VI. Il youtuber marocchino Mohamed Sekkaki, conosciuto dal grande pubblico come Moul Kaskita, è stato condannato a 4 anni di prigione e a una multa di 4.000 dollari da un Tribunale di Settat, nell’ovest del Paese.
Sekkaki, molto seguito in Marocco, è stato arrestato all’inizio del mese per aver criticato il discorso del re e aver apostrofato i suoi concittadini come “asini”. Il suo avvocato ha specificato che avrebbero fatto appello alla sentenza. Nel frattempo il suo cliente resta in detenzione provvisoria fino al 2 gennaio.
Dopo la primavera araba del 2011, Muhammad VI ha dovuto cedere molti dei suoi poteri al governo eletto dopo le manifestazioni in piazza. Ma secondo gli analisti ancora oggi il sovrano avrebbe l’ultima parola nelle questioni di rilievo. E la famiglia reale gode ancora di molto prestigio nell’ ex protettorato francese. Criticare il re è considerato un atto criminale.
Il mese scorso il rapper Gnawi è stato condannato a un anno di galera per una controversia con le forze dell’ordine. Ma i suoi fan la pensano diversamente. Secondo loro è stato perseguitato per una sua canzone che esprime critiche nei confronti della monarchia.
Anche il giornalista e attivista per i Diritti umani, Omar Radi, è stato arrestato giovedì scorso a Casablanca per aver postato in aprile sul suo account twitter: “Né oblio, né perdono con questi funzionari senza dignità”. Giudicato secondo l’articolo 262 del codice penale marocchino, rischia una pena da un mese a un anno per oltraggio alla magistratura.
Radi aveva criticato il verdetto di un giudice nei confronti di membri di Hirak, un movimento di contestazione sociale molto attivo tra il 2016 e il 2017 nel nord del Marocco.
Il giornalista è stato ascoltato dalla polizia giudiziaria, che ha trasmesso gli atti alla Procura. Durante la prima udienza il giudice ha rifiutato la libertà su cauzione. Il processo riprenderà il 2 gennaio.
L’arresto di Radi ha suscitato un’ondata di indignazioni sui social network e anche Reporter senza Frontiere (RSF) ha denunciato il caso. Nel pomeriggio di venerdì scorso, cinque ONG hanno chiesto la sua liberazione immediata e in comunicato hanno condannato i continui attacchi contro la libertà di opinione e espressione e il numero crescente dei detenuti colpevoli solamente per aver criticato le autorità marocchine”.
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