Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
23 dicembre 2019
Il presidente ivoriano, Alassane Ouattara, e il suo omologo francese, Emmanuel Macron, in visita in Costa d’Avorio, durante una conferenza stampa congiunta hanno annunciato sabato scorso la fine del Franco CFA, che sarà sostituito dall’ECO. La nuova moneta sarà ancorato all’euro secondo una parità fissa garantita dalla Francia.
All’origine, nel 1945, si chiamava Franco delle Colonie Francesi d’Africa, abbreviato FCFA, e successivamente è diventato CFA, acronimo di Comunità Finanziaria Africana – valuta comune a diversi Paesi africani.
Gli 8 Paesi dell’Africa occidentale (Benin, Senegal, Togo, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Mali e Niger) che costituiscono l’Unione Economica e Monetaria ovest-africana (UEMOA) che utilizzano il CFA, appunto, taglieranno i legami tecnici con il Tesoro francese e la Banca di Francia. Per il momento l’Africa centrale è stata tagliata fuori.
Anche se Parigi lascia la governance della moneta ovest-africana, resterà sempre una rete importante in caso di crisi economica o finanziaria per gli 8 Paesi che adotteranno l’ECO. Ancora non è stato definito quando la zecca conierà le prime nuove banconote. La loro uscita, comunque, è prevista nel prossimo anno.
Kako Nubukpo, economista togolese, che da oltre 10 anni punta su questa riforma, ha sottolineato: “Il cordone ombelicale è stato tagliato; ciò permette di calmare le contestazioni e i tecnici potranno mettersi serenamente al lavoro”.
Secondo gli accordi monetari in vigore fino a oggi, gli Stai dell’UEMOA hanno l’obbligo di depositare almeno il 50 per cento delle riserve di cambio presso il Tesoro francese per poter godere della garanzia della convertibilità in euro. Nonostante la sparizione programmata del CFA, alcuni principi nell’immediato non svaniranno completamente poiché i tassi fissi con l’euro e la garanzia di convertibilità saranno assicurati dalla Banca di Francia.
Macron e Ouattara, presidente di turno di UEMOA, hanno iniziato trattative riservate a giugno e, secondo una fonte francese, già allora si mormorava che forse si sarebbe potuto trovare una soluzione entro il 2020, anno delle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio. Il presidente ciadiano Idriss Déby e il suo omlogo del Benin, Paul Tallon, avrebbero preferito un cambiamento più radicale, mentre Ouattara è sempre stato riservato circa una riforma globale, in quanto il CFA, ancorato all’euro, rappresentava pur sempre una garanzia per controllare l’inflazione.
Cornelia I. Toelgyes
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