Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
20 dicembre 2019
Colpevole! Il ruandese Fabien Neretse è stato condannato a 25 anni di galera dalla Corte d’Assise di Bruxelles per genocidio. Il verdetto è stato pronunciato giovedì sera verso le 22.00, dopo due giorni di camera di consiglio e sei settimane di dibattito in aula.
I fatti risalgono al 1994, durante il genocidio e il conflitto tra le Forze Armate Ruandesi (FAR, dominate dagli hutu)) e il Fronte Patriottico Ruandese (FPR, formato essenzialmente da tutsi). Secondo l’ONU questa carneficina è costata la vita a oltre 800mila persone, in prevalenza tutsi, ma anche hutu moderati, brutalmente ammazzate in soli 100 giorni.
La giuria ha ritenuto il settantunenne Neretse responsabile di genocidio e di diversi crimini di guerra, 12 dei quali sono stati commessi a Kigali, la capitale del Ruanda, (9 assassini e 3 tentati omicidi) il 9 aprile 1994 e almeno due nella regione di Mataba tra maggio e giugno 1994; è stato tuttavia assolto da altri due delitti – due omicidi – commessi nella capitale ruandese il 9 aprile 1994. L’anziano ruandese ha respinto ogni addebito.
Neretse, residente da tempo in Francia, a Angoulême, capoluogo del dipartimento della Charente, dove è stato arrestato il 30 giugno 2011, era stato denunciato 25 anni fa a Bruxelles da una famiglia belga per l’uccisone della loro congiunta Claire Beckers, belga, il marito Isaïe Bucyana (tutsi) e la loro figlia Katia di vent’anni. I tre erano stati fucilati il 9 aprile 1994 dopo essere stati fermati mentre stavano cercando di raggiungere la base dell’ONU.
All’epoca il genocida era un vicino di casa a Kigali di Claire e della sua famiglia. E’ lui che ha avvisato le truppe per impedire la loro fuga. Le manette sono scattate dopo che il giudice belga, Jean Coumans, ha firmato un mandato d’arresto europeo.
Le indagini si sono protratte per 8 anni, il processo è iniziato il 7 novembre scorso. Dal 2001 a oggi la giustizia belga ha condannato 8 ruandesi per crimini di guerra, ma l’anziano Neretse è il primo ad essere ritenuto colpevole anche per genocidio.
Il condannato è nato a Ruhengeri, era un alto funzionario sotto il regime di Juvénal Habyarimana, presidente del Ruanda dal 1973 al 1994. Habyarimana fu ucciso in un incidente aereo, abbattuto da un missile terra-aria di origine ignota. Il suo assassinio diede inizio a indicibili violenze nel Paese, che da aprile a luglio 1994 fu sconvolto da una vera e propria mattanza che vide protagoniste le due principali etnie, del Paese: gli hutu e i tutsi.
In base agli atti, Neretse, un abile e influente uomo d’affari, dal 1989-1981 era a capo del ufficio statale per l’esportazione del caffè (OCIR-Café), ma era anche ufficiale del FAR. Inoltre è stato uno dei fondatori del gruppo “Interahamwe” (tradotto dalla lingua kinyarwanda significa “coloro che lavorano insieme”), paramilitari pro hutu, ampiamente implicato nel massacro in Ruanda. Neretse avrebbe fornito all’organizzazione armi, mezzi di trasporto e denaro per finanziare il genocidio. Alla fine della carneficina era fuggito in Francia sotto falso nome: Fabien Nsabimana. Si era installato a Angoulême, dove ha partecipato attivamente alla vita sociale del suo quartiere, in particolare occupandosi di delinquenza giovanile.
Cornelia I. Toelgyes
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