Cornelia I. Toelgyes
29 novembre 2019
Senza mezzi termini il governo del Benin ha messo alla porta il rappresentante diplomatico dell’Unione Europea accreditato nella ex colonia francese e ha dichiarato Oliver Nette, cittadino tedesco, come persona non grata. Nette dovrà lasciare Cotonou entro il 1° dicembre 2019 e questo malgrado i generosi finanziamenti che l’UE ha sempre elargito al Paese.
Il 20 novembre 2019 le autorità beninesi hanno notificato la loro decisione a Bruxelles, solo in un secondo momento hanno spedito una nota ufficiale al diplomatico. E oggi, durante il Consiglio dei ministri, Alain Orounla, capo del dicastero dell’Informazione e delle Poste, ha spiegato che il diplomatico si sarebbe permesso di svolgere attività sovversive che hanno turbato le relazioni con Bruxelles.
Finora la delegazione dell’UE a Cotonou (capitale economica e sede del governo, mentre, la capitale è Porto Novo) non ha rilasciato dichiarazioni. Secondo alcune indiscrezioni sembra che Nette sia stato in stretto contatto con l’opposizione, che durante le elezioni legislative dello scorso aprile era stata esclusa dalla tornata elettorale. In poche parole, il diplomatico avrebbe messo il naso in affari interni che non gli competono. Un alto funzionario beninese, che ha optato per l’anonimato, ha riferito che Nette avrebbe ripetutamente incitato la società civile all’insurrezione contro il governo; il ministro degli Esteri di Cotonou lo avrebbe richiamato più volte a questo proposito.
Una portavoce di Bruxelles ha confermato che il loro rappresentante diplomatico dovrà lasciare il Paese entro i prossimi giorni e ha precisato che finora le autorità della ex colonia francese non avrebbero dato risposte concrete sull’espulsione del diplomatico e non avrebbe ricevuto alcun documento ufficiale volto a giustificare il provvedimento.
Fino alle legislative della primavera scorsa il Benin era considerato tra le democrazie più stabili del continente africano. Ma dopo la tornata elettorale sono scoppiate le proteste con successive manifestazioni e il Paese sta vivendo una profonda e grave crisi politica.
Si mormora che Patrice Talon, un ex imprenditore di successo, salito al potere nel 2016, abbia costretto all’esilio più di un oppositore e si teme che il Paese possa trasformarsi in uno Stato repressivo e autoritario. Il mese scorso il presidente ha inaugurato i lavori per un dialogo nazionale per uscire dalla crisi. Peccato che abbia dimenticato di invitare i rappresentanti dei maggiori raggruppamenti politici dell’opposizione.
Dall’indipendenza ottenuta nel 1960 dalla Francia, l’UE nel Paese ha investito oltre 900 milioni di euro, volti a favorire una governance responsabile, incentivare l’agricoltura e supportare la fornitura di energia elettrica.
Da diverso tempo la crescita economica è rallentata, anche perché il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ad agosto, senza consultarsi con i suoi omologhi dei Paesi confinanti, per contrastare il sempre crescente contrabbando, ha chiuso le frontiere. Un duro colpo per Benin e Niger, anch’esso colpito dalla drastica misura.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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