16 novembre 2019
Rinchiusi, incatenati, maltrattati, soggetti ad abusi indescrivibili: non è un film horror, bensì la condizione di migliaia di malati psichiatrici in Nigeria. Lo demuncia Human Rights Watch nel suo rapporto pubblicato lunedì scorso. La ONG ha chiesto al governo di Abuja controlli urgenti alle strutture statali e private che “accolgono” questi malati, davvero tanti nel Paese.
Nel gigante dell’Africa è prassi comune incatenare, rinchiudere, gestire il paziente psichiatrico con violenza, sia negli ospedali statali, che in strutture di riabilitazione, presidi tradizionali, in centri islamici e cristiani.
Emina Cerimovic, ricercatrice per i diritti di disabili di HRW, ha precisato che i pazienti psichiatrici sono costretti a subire inimmaginabili vessazioni di ogni genere per anni senza potersi difendere.
Negli ultimi mesi la polizia nigeriana ha liberato in varie città del Paese, in particolare nel nord, centinaia di giovani in diversi centri islamici di riabilitazione che si spacciavano per scuole coraniche. Gli agenti hanno trovato molti ragazzi in uno stato di totale degrado, tra loro parecchi erano incatenati, con evidenti segni di violenza su tutto il corpo. Secondo i rapporti delle forze dell’ordine, i metodi disumani erano volti a “raddrizzare” gli alunni. Molti detenuti di queste scuole hanno riferito di aver subito anche abusi sessuali. Da settembre a oggi la polizia ha liberato oltre 1500 persone, relegate in istituti abusivi.
In tale occasione il presidente, Muhammadu Buhari, aveva dichiarato: “Nessun governo democratico responsabile può tollerare l’esistenza di camere di tortura e abusi fisici di giovani in nome della riabilitazione delle vittime”.
HRW ha criticato Abuja, perchè tali abusi si consumano anche nelle strutture statali. Tra settembre 2018 e settembre 2019, la ONG ha visitato 28 strutture per malati di mente in 8 Stati del Paese, compreso il territorio federale della capitale. La maggior parte dei pazienti, compresi bambini, erano stati internati contro la loro volontà, generalmente costretti dai parenti.
In Nigeria i malati mentali spesso vengono arrestati dalla polizia che li trasferisce in strutture psichiatriche riabilitative, dove i più sono incatenati a una o a tutte e due caviglie, legati a oggetti pesanti o a un altro paziente. In molti casi restano in tale condizione per mesi, a volte anche anni. Nel suo esposto HRW ha precisato che i malcapitati non possono uscire, sono confinati in stanze sovraffollate, in condizioni igieniche più che precarie. Non di rado sono costretti a mangiare, dormire e svolgere i propri bisogni fisiologici nello stesso ambiente. Subiscono abusi fisici e emozionali, ovviamente vengono costretti a seguire terapie che ne annientano la volontà.
Nei centri islamici i pazienti vengono frustati, riportando spesso ferite profonde. Mentre nelle case di cura rette da cristiani, i malati vengono costretti a digiunare per alcuni giorni. I responsabili di tali strutture considerano l’astinenza da cibo come cura. Sia in quelle tradizionali e a volte anche in quelle cristiane, gli ospiti vengono forzati a bere intrugli di erbe disgustosi.
Anche negli ospedali psichiatri statali i pazienti sono forzatamente obbligati, a seguire le cure prescritte e un’infermiera ha rivelato a HRW che vengono effettuate terapie elettroconvulsivanti senza il consenso del malato.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un nigeriano su quattro soffrirebbe di disturbi mentali. Purtroppo nella ex colonia britannica questi pazienti non possono godere di cure appropriate, sia per il magro budget che lo Stato mette a disposizione, sia per la cronica mancanza di personale specializzato.
Lo scorso anno il governo aveva stabilito un budget di 372.000 dollari per l’ospedale psichiatrico statale di Yaba – nella periferia di Lagos, la capitale economica del Paese – come spesso accade, infine ne sono stati devoluti meno del 10 per cento della somma prevista, vale a dire 36.000 dollari!
Eppure la Nigeria è firmataria insieme a altri venti Paesi dell’Unione Africana della dichiarazione di Abuja del 2001. In tale documento gli Stati in questione hanno promesso di destinare il 15 per cento delle entrate al ministero della Sanità. Peccato che lo scorso anno Buhari ne abbia devoluto solamente il 3,95 per cento, ma ha promesso che per il 2020 avrebbe messo a disposizione il 4,3 per cento.
In base a un rapporto di OMS, la Nigeria avrebbe il più alto tasso di persone affette da depressione in Africa e si posiziona al quinto posto su scala mondiale per il numero di suicidi. In questo immenso Paese, che conta oltre 200 milioni di abitanti, ci sono solamente otto ospedali neuropsichiatrici, con un budget ridotto all’osso, con medici sempre pronti a scioperare o fare i bagagli per andare a lavorare all’estero. La Nigeria è il settimo Paese per abitanti al mondo e attualmente ci sono solamente 150 psichiatri. L’OMS ritiene che solamente il 10 per cento dei pazienti che soffrono di patologie mentali ricevano cure adeguate.
Africa ExPress
@africexp
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