AFRICA

Sud Sudan: rinviato di 100 giorni il governo di unità, grave la situazione umanitaria

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
12 novembre 2019

Dopo la firma dell’ennesimo trattato di pace, siglato lo scorso anno dal presidente del Sud Sudan Salva Kiir e il suo arcinemico Rieck Machar, ex vicepresidente del Paese e oggi capo del maggiore partito all’opposizione, The Sudan People’s Liberation Movement-in-Opposition, è saltata nuovamente la formazione del nuovo governo di unità nazionale. La firma per la realizzazione del nuovo esecutivo era prevista già a maggio, poi rinviata a oggi, 12 novembre.

Era nell’aria da giorni, ma la conferma definitiva è arrivata domenica dal portavoce di Kiir, Ateny Wek Ateny: “Il presidente ha accettato un rinvio di 100 giorni, non per le pressioni del leader dell’opposizione, ma teme che nel Paese possa nuovamente riesplodere la guerra”.

Da sinistra a destra: Riek Machar, leader dell’opposizione sud sudanese, Salva Kiir, presidente del Sud Sudan, Yoweri Museveni, presidente dell’Uganda a Entebbe

Già il 7 novembre era stato preannunciato che alle due parti in questione era stato accordato un nuovo rinvio. “I due contendenti si sono accordati di estendere il periodo di pre-tansizione di 100 giorni a partire dal 12 novembre”, aveva fatto sapere il ministro degli affari Esteri ugandese, Sam Kutesa, dopo un incontro nel palazzo presidenziale a Entebbe (Uganda), al quale hanno partecipato oltre a Kiir e Machar anche Yoweri Museveni, presidente ugandese, Abdel Fattah Al-Burhane, a capo del Consiglio sovrano del Sudan, e Kalonzo Musyoka, rappresentante speciale del Kenya per il Sud Sudan. Le parti avrebbero convenuto di fare il punto della situazione dopo 50 giorni.

Il governo di Washington, tra i maggiori sostenitori del Sud Sudan, ha espresso il proprio disappunto per questo nuovo rinvio, minacciando di rivedere le relazioni con il governo di Juba. “La loro incapacità di mantenere gli impegni stipulati da loro stessi, fa pensare che non siano in grado di saper gestire il processo di pace” , ha commentato in un tweet il segretario di Stato aggiunto per gli Affari africani, Tibor Nagy.

Papa, Francesco I ha incoraggiato le parti a lasciare da parte le loro divergenze e di formare quanto prima il governo di coalizione per il bene del Paese, per porre fine alle sofferenze della popolazione. Ha fatto sapere  che si sarebbe presto recato nel Sud Sudan. Francesco I aveva già pianificato una sua visita nel più giovane Stato della Terra nel 2017, ma il viaggio era stato annullato per problemi di sicurezza, dovuti al sanguinoso conflitto che si consuma nel Paese dalla fine del 2013.

Alluvioni in Sud Sudan

Il conflitto è cominciato quando il presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, ha accusato il suo vice Riek Marchar, un nuer, di aver complottato contro di lui, tentando un colpo di Stato. Sono così cominciati i combattimenti tra le forze governative e quelle degli insorti fedeli a Machar. I primi scontri si sono verificati il 15 dicembre 2013 nelle strade di Juba, la capitale del Paese, ma ben presto hanno raggiunto anche Bor e Bentiu. Vecchi rancori politici ed etnici mai risolti, non fanno fatto che alimentare questo conflitto.

E mentre i due contendenti continuano la lotta per il potere, la popolazione è allo stremo. Oltre alle sofferenze causate dalla guerra civile, l’ ONU teme che a Pibor, nell’est del Paese, oltre 400.000 persone abbiano perso le loro case. Una tremenda alluvione, dovuta alle forti piogge, ha sommerso aree intere e il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nelle zone interessate.

Inondazioni in Sud Sudan: la popolazione è costretta a lasciare le proprie case

Pochi giorni fa anche UNICEF ha lanciato un appello di 10 milioni di dollari per venire incontro alle prime necessità dei più piccoli. Intere comunità, compresi centri sanitari, nutrizionali e scuole sono sommersi dall’acqua e quasi il 90 per cento dei servizi di base sono stati sospesi in diverse aree. Oltre 90 mila piccoli non hanno così accesso all’istruzione, perchè le scuole o sono sommerse dall’acqua o vengono utilizzate come rifugio per gli sfollati o le milizie.

Regina Marco, un’operatrice umanitaria, ha detto a Reuters: “E’ una vera catastrofe. Non si è mai vista un’alluvione del genere in questa regione”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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